Il progetto di riforma del fisco – a detta del governo – sarà presentato entro e non oltre il prossimo mese di luglio. A questo proposito il capo del governo e il ministro dell’Economia Daniele Franco hanno dichiarato che nell’elaborare la proposta prenderanno in considerazione il lavoro fatto nelle Commissioni di Camera e Senato.
Tutti i gruppi parlamentari hanno presentato – al riguardo – le loro proposte, in particolare i gruppi che fanno riferimento alle forze politiche che sostengono l’esecutivo guidato dal professor Draghi, che dovranno essere sintetizzate in un documento unitario.
Compito certamente arduo, non solo per la conflittualità e l’eterogeneità che caratterizza i partiti della maggioranza, ma anche e soprattutto perché i punti di contatto tra le diverse proposte sono davvero pochi.
Ecco cosa emerge esaminando le proposte messe nero su bianco dai partiti:
- Il Partito democratico non pensa più agli scaglioni Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche), ma a un’aliquota alla tedesca, vale a dire a un’aliquota media calcolata per ogni livello di reddito; nonché all’introduzione della Tasp, ossia una tassazione agevolata per il secondo percettore di reddito (poiché in una coppia generalmente a guadagnare di meno è la donna la ratio di questa idea è quella di favorire il lavoro femminile e il ritorno al lavoro dopo la gravidanza) e l’imposta di successione già prospettata dal segretario Enrico Letta. Tale imposta, però, scatterebbe per i patrimoni che superino i 5 milioni di euro e con una franchigia di 1 milione di euro.
- I 5 Stelle propongono tre scaglioni Irpef in sostituzione degli attuali cinque: il primo, con un’aliquota del 23 per cento sarebbe applicato ai redditi fino a 25 mila euro; il secondo, con un’aliquota del 33 per cento graverebbe sui redditi che vanno dai 25 ai 55 mila euro; il terzo, con un’aliquota del 43 per cento peserebbe sui redditi superiori a 55 mila euro.
- Leu propone un’imposta patrimoniale sui beni mobili e immobili, al netto dei mutui e con una franchigia che esclude i titolari di una ricchezza “limitata“. L’aliquota secondo il partito del ministro Speranza dovrebbe essere dell’1 per cento e assorbire l’Imu (l’imposta sugli immobili).
- Italia viva propone di non tassare il minimo vitale, nonché un sistema di imposte negative crescenti con il livello di reddito dichiarato, per coloro il cui reddito dichiarato sia inferiore alla soglia del primo scaglione Irpef. In buona sostanza mi sembra si tratti di un’imposta negativa che diventa un contributo per chi ha redditi sotto una certa I Renziani infine propongono l’abolizione dell’Irap (imposta regionale sulle attività produttive) che confluirebbe nell’Ires (imposta sul reddito delle società).
- Relativamente alla Lega c’è da notare che la Flat tax (un modello fiscale non progressivo, che si basa su un’aliquota fissa, al netto delle deduzioni fiscali), da sempre cavallo di battaglia del partito di Salvini, viene declinata diversamente prevedendo che l’aliquota piatta del 15 per cento venga applicata solo sui redditi incrementali. Semplificando si può dire che se un anno il reddito è 100 e l’anno dopo 110, sui 10 aggiuntivi l’aliquota sarà del 15 per cento. Altra idea della Lega: se l’aumento di reddito è superiore al 10 per cento per l’agenzia delle entrate non è possibile fare Per quando riguarda le partite Iva la proposta è una Flat tax al 20 per cento.
- La proposta di Forza Italia è una sorta di Flat tax per il ceto medio. Per i redditi da 25 a 65 mila euro si prospetta un’aliquota unica del 23 per cento; per i redditi sotto i 25 mila euro una aliquota del 15 per cento e per quelli sopra i 65 mila euro una tassazione del 33 per cento. Il partito di Berlusconi infine propone di alzare da 8.174 euro a 12 mila euro la no tImax area.
Approfondendo le proposte dei partiti, a primo acchito, mi sembra che potrebbero trovare un’intesa sul superamento dell’Irap per cancellare la tassa sul lavoro che colpisce anche le imprese in perdita.
Un po’ più complicato mi sembra trovare una sintesi sull’Irpef. Anche se tutte le forze politiche di maggioranza concordano sulla necessità di abbassare le tasse al ceto medio: elemento che tradotto in parole semplici, significa rivedere il terzo scaglione dell’Irpef, quello per intenderci fra i 28 e i 55 mila euro, sul quale l’aliquota fa un balzo di ben 11 punti percentuali, dal 27 al 38 per cento.
Comunque, considerato che noi non siamo degli esperti e non abbiamo voglia di sostituirsi al compito di altri non ci resta che auspicare una soluzione che semplifichi la vita a cittadini e imprese e abbassi la tassazione.
Il dovere dei partiti di fronte alle difficoltà non è quello di arrendersi o di rinchiudersi nei loro fortini, bensì quello di concentrarsi per formulare una proposta unitaria in grado di incontrarsi con le esigenze dei cittadini e delle imprese, in particolare dell’impresa diffusa, individuando, nel contempo, le armi più efficaci per combattere l’evasione fiscale, per garantire così all’Erario quelle entrate senza le quali lo Stato non potrebbe assicurare ai cittadini il diritto alla salute, all’istruzione, alla sicurezza .
Salvatore Bonura