Settore turistico/alberghiero, fatti e non parole

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Dopo il preaccordo raggiunto dall’Anci (Associazioni Comuni d’Italia), in cabina di regia prima dell’ultimo consiglio dei ministri in cui è stato varato il Decreto sulla Semplificazione, molti operatori pensavano che non ci sarebbero stati intoppi a riconoscere il Superbonus al 110 per cento al settore alberghiero per ristrutturare il patrimonio ricettivo.

Purtroppo, però, non è stato così il settore più in crisi che ha pagato il prezzo più salato alla pandemia, con perdite di circa 40 miliardi, è stato escluso da questa possibilità che avrebbe permesso ai titolari una riqualificazione del patrimonio ricettivo, spesso penalizzato nei confronti della concorrenza straniera dalla mancata realizzazione di interventi di miglioramento non solo strutturali, ma anche di funzioni e servizi digitali.

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Questa esclusione è stata un colpo duro e inaspettato che penalizza tutto il settore turistico-alberghiero, in particolare quelle regioni come la Sicilia e quelle città come Catania che vantano una vocazione turistica e che hanno un cospicuo patrimonio ricettivo. Ha il sapore della presa in giro sostenere – come spesso si è fatto da parte degli ultimi due governi durante i 15 mesi della pandemia che “l’industria del turismo ha un’importanza strategica per il rilancio dell’Italia“ – se poi alle parole non seguono i fatti.

Il superbonus al 110 per cento, insieme alla richiesta avanzata dagli operatori del settore di ottenere prestiti a lungo termine (15 anni) per poter disporre di quella liquidità necessaria per fare cassa e poter pagare i dipendenti fissi e stagionali, era stato uno degli obiettivi che la categoria degli albergatori si era proposto di raggiungere. Un obiettivo che avrebbe permesso di realizzare nel tempo in cui rimangono fermi strutture adatte a rispondere alle esigenze della clientela che verrà, riqualificare l’offerta turistica e migliorare l’impatto ambientale, per essere più attrattivi quando riprenderà l’offerta turistica.

È paradossale il superbonus al 110 per cento viene riconosciuto agli ospedali, alle case di cura, ai musei, ma non agli alberghi. È vero il titolo V della Costituzione assegna una competenza esclusiva in materia alle Regioni, ma questa non può essere una giustificazione per lavarsi le mani, per non fare niente, quando, invece, altre nazioni come Francia e Spagna mettono in campo azioni poderose per intercettare nuovi flussi turistici.

Comunque adesso la speranza che questa questione possa essere risolta è affidata al Parlamento in sede di conversione in legge del Decreto Semplificazione. Dunque per ora niente da fare per un settore come quello alberghiero che è passato dal 43 per cento dei pagamenti di fine 2019 al 58 per cento del 2020. Ma è al Sud che si registra una situazione particolarmente allarmante. Infatti le Regioni dove si registrano livelli di rischio più alti nei settori a forte impatto Covid sono Sardegna (42,1%), Calabria e Sicilia (41,9%), quote significative superiori di rischio si registrano anche in alcune Regioni del centro come Lazio (31,5 %) e Liguria (37,3%).

Preoccupa non poco il fatto che il grado di rischio nel Mezzogiorno è arrivato al 46 per cento per le imprese alberghiere di piccole e medie dimensioni, un dato questo assolutamente impressionante che proiettato sugli ultimi trimestri del 2021 non sembra garantire un rimbalzo adeguato, una ripresa del settore particolarmente significativa.

Ecco perché se non si vuole continuare a menar il can per l’aia occorre estendere tutti i bonus edilizi agli alberghi, che sono oggi limitati all’edilizia privata: tra questi il superbonus al 110 per cento e, nel contempo, varare misure ad hoc per permettere a queste attività di restare in vita, come i ristori del 2020 rispetto al fatturato del 2019, la riduzione dell’Imu e delle tassazioni locali (Tari, Cosap, ecc). È vero servono certamente anche investimenti privati sul settore per riqualificare l’offerta turistica e migliorare l’impatto ambientale per essere più attrattivi quando riprenderà l’offerta turistica, ma è anche vero che se non c’è un’attenzione delle istituzioni centrali e locali difficilmente il privato – in una situazione di difficoltà e incertezza – si imbarcherà in costose avventure.

Salvatore Bonura

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