L’accelerazione impressa negli ultimi anni dal Dipartimento delle Finanze alle procedure di validazione statistica e le innovazioni nel processo legato alla dichiarazione precompilata, avviate dall’Amministrazione Finanziaria nel 2015, consentono di rendere disponibili in modo tempestivo i dati delle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche presentate nel 2020 e riferite all’anno di imposta 2019. La data di pubblicazione risente tuttavia dello slittamento della scadenza per la presentazione della dichiarazione dei redditi che, anche a causa dell’emergenza Covid-19, è stata fissata al 10 dicembre 2020.
Quadro generale
È utile innanzitutto ricordare i dati macroeconomici dell’anno di riferimento: nel 2019, anno precedente alla crisi da Covid-19, il PIL ha presentato una crescita modesta, dell’1,1% in termini nominali e dello 0,3% in termini reali[1].
Numero di contribuenti Irpef
Circa 41,5 milioni di contribuenti hanno assolto l’obbligo dichiarativo, direttamente attraverso la presentazione dei modelli di dichiarazione “Redditi Persone Fisiche[2]” e “730”, o indirettamente attraverso la dichiarazione dei sostituti d’imposta (Certificazione Unica – CU).
Il numero totale dei contribuenti è aumentato di oltre 153.000 soggetti (+0,4%) rispetto all’anno precedente.
Tipo di dichiarazione
Sono 22 milioni le persone fisiche che hanno utilizzato il modello 730 con un aumento di oltre 800.000 contribuenti rispetto all’anno precedente; 9,1 milioni di soggetti hanno presentato invece il modello “Redditi Persone Fisiche”, mentre i dati dei restanti 10,4 milioni di contribuenti, non tenuti a presentare direttamente la dichiarazione, sono stati acquisiti tramite il modello CU compilato dal sostituto d’imposta.
Reddito complessivo dichiarato
Il reddito complessivo totale dichiarato ammonta a oltre 884 miliardi di euro (+4,5 miliardi rispetto all’anno precedente, +0,5%) per un valore medio di 21.800 euro, in crescita dello 0,6% rispetto al reddito complessivo medio dichiarato l’anno precedente.[3]. L’incremento del reddito complessivo è dovuto all’aumento dei redditi da pensione, lavoro dipendente e lavoro autonomo.
L’analisi territoriale conferma che la regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (25.780 euro), seguita dalla Provincia Autonoma di Bolzano (24.970 euro), mentre la Calabria presenta il reddito medio più basso (15.600 euro); anche nel 2019, quindi, rimane cospicua la distanza tra il reddito medio delle regioni centro-settentrionali e quello delle regioni meridionali.
Inoltre, da quest’anno si ha la nuova disponibilità sul sito del Dipartimento delle Finanze delle informazioni reddituali, oltre che a livello comunale, anche a livello sub-comunale, per i comuni di grandi dimensioni caratterizzati da più CAP, tramite cui è possibile rilevare alcune interessanti informazioni riguardo le distribuzioni del reddito all’interno delle Città Metropolitane e le altre città interessate. I dati mostrano una distribuzione piuttosto diseguale dei redditi nei diversi quartieri delle grandi città: nel Comune di Roma, il reddito medio più elevato è pari a 68.264 euro (nei quartieri del CAP 00197) mentre il reddito medio più basso scende a 16.298 euro nei quartieri del CAP 00119. Ancora più marcate le differenze nel Comune di Milano, dove nei quartieri con il reddito più elevato la media è pari a 100.489 euro, mentre in quelli con reddito più basso è pari a 18.925 euro. Nel Comune di Napoli le aree con reddito più elevato hanno un valore medio di 47.316 quelle con reddito più basso 13.462 euro.
Tipologie di reddito dichiarate
I redditi da lavoro dipendente e da pensione rappresentano circa l’83% del reddito complessivo dichiarato, nello specifico, il reddito da pensione rappresenta il 30% del totale del reddito complessivo.
Il reddito medio più elevato è quello da lavoro autonomo, pari a 57.970 euro[4], mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori (titolari di ditte individuali) è pari a 22.373 euro[5]. Il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti è pari a 21.060 euro, quello dei pensionati a 18.290 euro. Infine, il reddito medio da partecipazione in società di persone ed assimilate risulta di 18.270 euro. Si ricorda che la quasi totalità dei redditi da capitale è soggetta a tassazione sostitutiva e non rientra pertanto nell’Irpef.
È opportuno ribadire che per “imprenditori” nelle dichiarazioni Irpef si intendono i titolari di ditte individuali, escludendo pertanto chi esercita attività economica in forma societaria; inoltre la definizione di imprenditore non può essere assunta come sinonimo di “datore di lavoro” in quanto la gran parte delle ditte individuali non ha personale alle proprie dipendenze. Sarebbe pertanto improprio utilizzare i dati sopra riportati per confrontare i redditi degli “imprenditori” con quelli dei “propri dipendenti”[6].
Prima di effettuare l’analisi dell’andamento dei redditi medi delle singole categorie di contribuenti rispetto al 2018, occorre ricordare un’importante variazione normativa: a seguito della Legge di Bilancio 2019, si segnala l’aumento a 65.000 euro della soglia di ricavi per l’accesso al regime forfetario, senza distinzione per attività ATECO; inoltre sono stati abrogati i due requisiti relativi alle spese per lavoro dipendente (non superiore a 5.000 euro) e spese per acquisto di beni ammortizzabili (non superiore a 20.000 euro). Conseguentemente si registrano circa 707.000 nuove adesioni al regime, per un numero complessivo di adesioni pari a 1.563.000. I redditi di tali contribuenti, sono soggetti a tassazione sostitutiva al 15% (5% nei primi cinque anni di attività). Conseguentemente i redditi di questi contribuenti non saranno più contabilizzati in Irpef tra i redditi da lavoro autonomo o da reddito d’impresa.
A causa del fenomeno appena descritto, crescono in misura molto significativa i redditi medi da lavoro autonomo (+25,4%) e, anche se in misura meno marcata, i redditi medi d’impresa (+6,8%)[7]. Infatti, i soggetti che fuoriescono dalla tassazione ordinaria sono quelli caratterizzati da ricavi e redditi più bassi, pertanto rimangono a tassazione ordinaria solo i soggetti con redditi più alti, determinando valori medi più elevati. Si mantengono invece sostanzialmente stabili i valori medi del reddito da partecipazione (+0,8%).
Il reddito medio da pensione mostra una crescita del 2,4%, confermando il trend degli anni precedenti, mentre, diversamente dagli altri anni, si registra un aumento del numero di pensionati (oltre 18.500 soggetti in più, +0,1%), effetto dei pensionamenti favoriti dalla “quota 100” (L. 26/2019) che ha anticipato temporaneamente il raggiungimento dei requisiti per il pensionamento. Risulta in crescita anche il reddito medio da lavoro dipendente (+1,1%), confermando il trend registrato nell’anno precedente. In tale ambito, va evidenziato l’aumento del numero di lavoratori con contratti a tempo indeterminato (+2,5%) e una diminuzione dei lavoratori con contratti a tempo determinato (-2,6%)[8].
Nel 2019 l’ammontare del reddito da fabbricati soggetto a tassazione ordinaria ammonta a 26,1 miliardi di euro, con una riduzione del 2,2% rispetto all’anno precedente, a causa dell’aumento della tassazione sostitutiva (c.d. cedolare secca).
Altre novità in ambito Irpef
Si continuano a prevedere una serie di misure agevolative volte ad attirare risorse umane nel nostro Paese. Più in dettaglio, per il regime dei cosiddetti “impatriati”, la quota di reddito da lavoro dipendente e assimilati che concorre alla formazione del reddito complessivo passa dal 50% al 30%. Con tale novità i soggetti beneficiari del regime diventano 11.200 (1,6 volte i soggetti del 2018)[9].
Dal 2019, è stata introdotta la tassazione sostitutiva del 7% rivolta ai titolari di reddito da pensione di fonte estera che trasferiscono la residenza in Italia in un comune delle regioni Sicilia, Calabria, Sardegna, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia, con popolazione non superiore a 20.000 abitanti. Questo regime ha avuto al momento un impatto molto modesto, dalle dichiarazioni risultano meno di 50 soggetti che dichiarano reddito da pensione estera per un importo di 992 mila euro e altri redditi di fonte estera per un ammontare di 1,8 milioni di euro, mentre l’imposta sostitutiva dichiarata è di oltre 127 mila euro.
Imposta netta
L’imposta netta totale dichiarata è pari a 165,1 miliardi di euro, (+0,5% rispetto all’anno precedente).
Al netto degli effetti del bonus 80 euro, l’imposta netta Irpef risulta pari in media a 5.300 euro e viene dichiarata da circa 31,2 milioni di soggetti, pari a circa il 75% del totale dei contribuenti. Circa 10,4 milioni di soggetti hanno un’imposta netta pari a zero. Si tratta prevalentemente di contribuenti con livelli reddituali compresi nelle soglie di esenzione, ovvero di coloro la cui imposta lorda si azzera per effetto delle detrazioni riconosciute dal nostro ordinamento. Inoltre, considerando i soggetti la cui imposta netta è interamente compensata dal bonus “80 euro”, i soggetti che di fatto non versano l’Irpef salgono a circa 12,8 milioni.
Analisi per classi di reddito
Analizzando i contribuenti per fasce di reddito complessivo si osserva che il 27% dei contribuenti, che dichiara circa il 4% dell’Irpef totale, si colloca nella classe fino a 15.000 euro; in quella tra i 15.000 e i 70.000 euro si posiziona il 70% dei contribuenti, che dichiara il 67% dell’Irpef totale, mentre solo circa il 4% dei contribuenti dichiara più di 70.000 euro, versando circa il 29% dell’Irpef totale.
Addizionale Regionale e Comunale
L’addizionale regionale Irpef ammonta nel 2019 a circa 12,3 miliardi di euro (-0,3% rispetto al 2018). L’addizionale regionale media è pari a 420 euro. Il valore più alto si registra nel Lazio (620 euro), il valore più basso si rileva in Sardegna (260 euro).
L’addizionale comunale ammonta invece complessivamente a 5,1 miliardi di euro, in aumento del 2,2% rispetto al 2018, con un importo medio pari a 200 euro, che varia dal valore massimo di 250 euro nel Lazio, al valore minimo di 90 euro in Valle d’Aosta.
Dichiarazioni IVA
Sono circa 4,1 milioni i contribuenti che hanno presentato la dichiarazione IVA per l’anno d’imposta 2019, in calo rispetto all’anno precedente (-11,4%), a causa principalmente della mancata presentazione della dichiarazione da parte dei soggetti che hanno aderito al regime forfetario (L. 190/2014), che prevede l’esonero dagli adempimenti IVA, tra cui quello della dichiarazione annuale. La marcata riduzione del numero dei dichiaranti dovuto alla diffusione del regime forfetario è evidenziata dal fatto che il calo più consistente, rispetto all’anno d’imposta precedente, riguarda le ditte individuali (-20,8%). Nell’anno d’imposta 2019, per la prima volta, le dichiarazioni di “società ed enti” hanno superato in numero quelle delle “ditte individuali”. Le operazioni imponibili dichiarate per l’anno d’imposta 2019 sono pari a circa 2.112 miliardi di euro (+0,5% rispetto al 2018), costituendo il 59,3% del volume d’affari, in linea con l’anno precedente. Il volume d’affari dichiarato ha raggiunto i 3.559 miliardi di euro, aumentando dell’1,3%, nonostante il numero dei dichiaranti sia marcatamente diminuito. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale del volume d’affari, le prime tre regioni per numerosità di dichiaranti (Lombardia, Lazio e Veneto) contribuiscono per oltre il 56% al volume d’affari totale nazionale. Per l’anno d’imposta 2019, l’IVA di competenza è risultata pari a 109,5 miliardi di euro con una base imponibile pari a 717,9 miliardi di euro, con un aumento rispetto all’anno d’imposta precedente rispettivamente del 2,6% e del 2%.
Per quanto riguarda la liquidazione dell’imposta, l’introduzione del modello “Comunicazione delle liquidazioni periodiche IVA” (LI.PE.), ha reso più agevole la verifica tempestiva dei versamenti effettuati, grazie alla trasmissione telematica dei dati contabili riepilogativi delle liquidazioni periodiche dell’imposta. Nel 2019 entrambi i saldi, ovvero a credito e a debito, si sono ridotti: mentre il saldo annuale a debito è diminuito del 14,8%, il “totale IVA a credito” passa dai 49,2 miliardi di euro del 2018 ai 44,8 miliardi di euro del 2019, con una riduzione solo del 3%. La riduzione di entrambi i saldi può essere dovuta al maggiore rigore accertativo derivante dall’obbligatorietà del modello LIPE per i soggetti passivi IVA, come evidenziato anche dall’incremento dell’1,9% dei versamenti (periodici e annuali). In linea generale, comunque, nel 2019 l’imposta dovuta è cresciuta dell’1,4%, mentre quella a credito è diminuita dell’1,9%.
Open data
Tutte le statistiche e le analisi dei dati sono disponibili sul sito internet del Dipartimento delle Finanze (www.finanze.gov.it), seguendo il percorso “dati e statistiche fiscali / dichiarazioni fiscali”. I dati vengono strutturati in open data, in modo da facilitarne il riutilizzo e per questo vengono diffusi anche nei formati RDF e CSV oltre che in formato XLS. Vengono anche aggiornati i dataset con doppia classificazione, la serie storica di dataset con le principali variabili dichiarate per comune e da quest’anno anche con dettaglio sub-comunale per CAP.