Totò Cuffaro può essere definito in tanti modi. Medico, ex Presidente della Regione Siciliana, agricoltore, recluso.
Ma concorderemo tutti che una persona non è la sua “etichetta”, e non si può pensare di definire qualcuno solamente tramite un semplice aggettivo, o un singolo ruolo che ha ricoperto.
E questo deve essere vero anche per Totò Cuffaro.
Proprio lui – fino al 2011 uno degli uomini più potenti e osannati della Sicilia – ha scelto di “raccontarsi” ai nostri microfoni nella chiacchierata che abbiamo avuto “a tu per tu” nella sua tenuta in contrada Consorto, nel territorio di S.Michele di Ganzaria.
Il “buen retiro“ del “presidente” – come ancora viene chiamato da molti, con disappunto dell’interessato che preferirebbe essere interpellato semplicemente con il suo nome di battesimo – si trova nella Sicilia sud-orientale, a cavallo tra le province di Catania e Caltanissetta, in un antico casale costruito nel 1860; restaurato e trasformato in un elegante e accogliente resort.
Il casale Ida, questa la denominazione, è situato ai margini del bosco secolare che cinge come in un abbraccio la montagna di Ganzaria, ed è immerso in una vallata impreziosita da un paesaggio agrario popolato di vigneti, oliveti e pistacchieti e coltivazioni di fichi d’india.
Qui, in un luogo dal quale in lontananza si scorge l’Etna, dove le giornate sono scandite dal cinguettio degli uccelli e accompagnate dalle voci di chi fatica nei campi; Totò Cuffaro trascorre il suo tempo – occupandosi direttamente della sua tenuta, e confrontandosi naturalmente con i suoi collaboratori.
Tutto questo però quando non è in Burundi a fare volontariato in un ospedale – attività che svolge per circa cinque mesi all’anno.
Noi di HashtagSicilia abbiamo avuto modo, per qualche ora, di “immergerci” in questo nuovo universo di attività e interessi di Totò Cuffaro, intavolando un’intensa e “profonda” chiacchierata con il nostro ospite.
Ecco due delle domande – la prima e la terza – (con relative risposte) che abbiamo fatto al nostro interlocutore durante la nostra intervista.
Salvatore Bonura: “Totò, tu sei stato presidente della Regione Siciliana sino al 2008, e sino al febbraio del 2011 senatore della Repubblica Italiana, quindi uno degli uomini più potenti e osannati della nostra Isola”. “Come ci si sente quando si è privati improvvisamente del potere, e non si è più magnificati dalla gente?“
Totò Cuffaro: “Io credo che l’uomo è un mendicante che a volte crede di essere un re – è anche il titolo di un mio libro. E qualsiasi cosa accada resterà sempre mendicante di amore, affetto, solidarietà. Nel periodo in cui crede di essere un re è perché le persone che lo circondano hanno mille buoni motivi – e mille non buoni motivi – per corteggiarlo ed adularlo. E ti fanno credere di essere una persona al di sopra degli altri, e invece non è così. Perché comunque la persona poi ritorna ad essere quello che è, un mendicante; e questo è successo anche a me.
Per la verità non ho mai spiccato in superbia, mi dicono gli altri. Però confesso che l’avere fatto il Presidente della Regione, ed essere stato votato da due milioni di siciliani mi ha riempito di orgoglio. Io credo che per una persona che faccia politica non possa succedere niente di più bello che rappresentare la sua terra e la sua gente; e a me questo è capitato, e mi ha inorgoglito.
Per questo lungo periodo della mia vita, quasi 10 anni, ho vissuto un sogno sopra le stelle, poi la vita – che prima o dopo ti mette sempre alla prova – mi ha riportato ad essere quello che in realtà ognuno di noi è.
Quindi ho affrontato queste due diverse parti della mia storia, quella da Presidente della Regione, e quella successiva, da detenuto – molto più difficile e amara e piena di sofferenza; ma con la stessa forza d’animo, seppure in momenti diversi.
Tutte e due le realtà che ho vissuto mi hanno lasciato dentro qualcosa, la prima parte mi ha lasciato quel senso di straordinaria bellezza di sentirsi circondato da tutti; la seconda parte ha lasciato grande sofferenza e grande umanità, e la consapevolezza di sapere che le persone che ti stavano vicino e ti volevano bene – sto parlando della detenzione in carcere – lo facevano senza nulla chiedere e senza nulla pretendere, cosa che non capitava invece quando ero Presidente della Regione!
Entrambe queste parti della mia vita vanno rispettate, e devo dire che quest’ultima parte, quella di adesso, è il frutto di quest’esperienza di uomo potente e al tempo stesso di mendicante; sapendo che la vita va vissuta sempre, perché la ricompensa che ti dà è quella di vivere”.
Salvatore Bonura: “Quando sei uscito dal carcere, dove hai scontato una condanna pesante, ti sei trovato – di punto in bianco – radiato dall’ordine dei medici, privato dell’indennità parlamentare, senza vitalizio e senza pensione; di conseguenza hai deciso di dedicarti all’agricoltura. Questa decisione è stata una scelta di vita o un ripiego rispetto alla tua vocazione che è sempre stata la politica?“
Totò Cuffaro: “Il nostro è un paese di diritti, dove giustamente la costituzione dice che chi sbaglia debba scontare la sua pena – pena che però, almeno sulla carta, non deve essere una punizione, ma un periodo dove il reo deve trovare un modo per rieducarsi e risocializzare.
Ma può uno stato che ritiene che una persone si sia risocializzata alla fine della pena, non ridare la possibilità di vivere onestamente? Può interdirlo perpetuamente dai pubblici uffici, può radiarlo dall’albo per sempre?
Io credo che questo non sia giusto, perché non è in linea con il principio costituzionale. E poi ci lamentiamo che molti detenuti tornano in carcere…
E’ successo anche a me, perché lo stato mi ha radiato dall’ordine dei Medici, ma rimango comunque laureato in medicina, perchè la laurea non possono togliertela; e quindi ho scelto di andare a fare il missionario in Africa – in Burundi – per cinque mesi l’anno.
Ricapitolando, faccio l’agricoltore perché non potevo fare altro, o perché mi piace farlo? Le due cose si tengono insieme; ma la passione per la politica rimane comunque in me e non si spegne. Credo ancora che la politica sia una splendida avventura, che richiede coraggio e rigore morale.
Poi dovendo vivere, non avendo più vitalizio, non avendo pensione, e non potendo più fare il medico, avendo dovuto pagare una cifra incredibile con equitalia… ho scelto di fare l’agricoltore.
Le aziende Agricole non ti danno un grande reddito, però lavoro assieme ad altre persone a cui do uno stipendio, e mi rimane comunque un qualcosa per vivere; e soprattutto sto in un posto che mi piace moltissimo, immerso in mezzo a fichi d’india e alle vigne di San Cono e San Michele di Ganzaria”.
Ed è proprio ripensando a questi magici luoghi della Sicilia sud-orientale che, mentre lasciamo la tenuta Cuffaro, non possiamo far altro che provare un pizzico di invidia nei confronti di chi vive in un microcosmo tanto meraviglioso; nel quale già la primavera si è annunciata con fioriture, gemme e nuova vita.
E forse proprio di ri-nascita si è parlato in un certo senso. Per scoprire tutti gli altri temi di questa intervista non vi resta che seguire il video integrale della nostra “avventura” nella tenuta di Totò Cuffaro; trasmesso questa sera in prima visione assoluta alle ore 20.00 sulla nostra WebTv; i canali social Facebook, Youtube e IGTV! Non mancate!
Salvatore Bonura e Sara Obici