La decontribuzione, perorata con forza dall’ex ministro del Mezzogiorno e della coesione territoriale Giuseppe Provenzano, ha subìto in queste ore una grave battuta d’arresto.
Una brutta notizia per le aziende, perchè questa agevolazione prevede un taglio del 30 per cento dei contributi a carico delle imprese che operano nel Meridione.
Si tratta di una misura che interessa 1,2 milioni di lavoratori del settore privato, ed è stata introdotta nella nostra legislazione lo scorso mese di ottobre con risorse nazionali; sfruttando la deroga dell’Unione europea agli aiuti di stato per sostenere così i Paesi membri colpiti dalla pandemia.
Il governo guidato dall’ex presidente Giuseppe Conte, dopo una veloce trattativa, aveva ottenuto disco verde sino a dicembre 2020; Bruxelles, in considerazione del fatto che l’emergenza sanitaria non era finita, aveva deciso di prorogare la deroga, prima fino al 30 giugno e poi fino alla fine del 2021.
Purtroppo, però, per utilizzare questo sgravio nel 2021 non si è rivelata sufficiente la prima richiesta di deroga inoltrata dal precedente governo, ed è quindi necessario chiedere una nuova autorizzazione all’Unione europea e aspettare che si completi l’iter.
Espletato questo ulteriore passaggio, bisogna attendere il nulla osta del ministro del Lavoro, assolutamente propedeutico per ottenere il via da parte dell’Inps.
A causa di questo inghippo, e nonostante siano già trascorsi 45 giorni dall’inizio dell’anno, questa misura – che sostanzialmente ha anticipato il taglio del costo del lavoro in Italia – è di fatto ferma e le imprese sono ancora a bocca asciutta
Uno stop che, oltre a creare preoccupazione nelle imprese che vivono un momento particolarmente difficile a causa della pandemia, crea sconcerto alla luce del fatto che il governo uscente ha stanziato con la Legge di Bilancio ben 4,6 miliardi di euro.
Ciò nella speranza che, anche dopo che verrà rimossa la deroga e sarà ripristinato lo stop agli aiuti di stato, la norma possa restare in vigore per la durata prevista, vale a dire sino al 2029, anche se a scalare annualmente negli importi.
Quindi, oltre a chiedere che questo blocco venga rimosso in tempi rapidi, ci auguriamo che il nuovo governo guidato dalll’europeista Mario Draghi confermi questa agevolazione, anche perché i soldi ci sono.
Salvatore Bonura