La crisi Covid-19 ha generato effetti senza precedenti sulle imprese, con il fatturato in discesa del 14,4% e il 32% delle micro e piccole imprese che presenta seri rischi operativi e di sostenibilità dell’attività aziendale. Per contrastare la crisi sono stati emanati otto decreti anticrisi tra marzo e novembre 2020, seguiti dalla manovra di bilancio varata a dicembre.
L’analisi sulle condizioni della politica fiscale alla luce della crisi in corso è contenuta nel nuovo report ‘La manovra di bilancio 2021-2023 e lo tsunami sui conti pubblici della crisi Covid-19‘ presentato stamane dall’Ufficio Studi nell’ambito della sessione formativa dedicata alle novità fiscali della manovra, organizzato dalla Direzione Politiche Fiscale a cui hanno partecipato oltre 450 fiscalisti. Clicca qui per scaricarlo.
Nel complesso, gli interventi per contrastare la crisi hanno mobilitato risorse per sostenere le imprese, i lavoratori e per interventi fiscali con un impatto sul bilancio pubblico di 106,8 miliardi di euro, oltre tre quarti degli effetti complessivi della straordinaria azione di politica fiscale, come evidenziato nelle infografiche di Confartigianato dedicate alla legge di bilancio.
Di conseguenza il deficit del bilancio pubblico passa dall’1,6% PIL del 2019 al 10,8% del 2020 mentre nel 2021 è previsto all’8,8% del PIL, in salita di 1,8 punti rispetto al 7,0% indicato nella Nota aggiornamento del DEF di settembre 2020. Il debito pubblico – posta che cresce alla velocità di 6.108 euro al secondo, come evidenziato nell’ultima videopillola social di Confartigianato #Dati #SuMisura, passa dal 134,7% del PIL del 2019 al 157% nel 2021, uno shock che sarà riassorbito, nelle previsioni contenute nella proposta di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), solo entro il 2030.
Nell’emergenza si sono evidenziati i limiti strutturali dell’intervento pubblico in Italia, che si ribaltano sulla capacità di crescita delle imprese. Con la crisi Covid-19 torna a salire la pressione fiscale, collocando nel 2020 l’’Italia al 5° posto in Ue 27 per carico fiscale mentre si posiziona molto indietro, addirittura al 26° posto, per la qualità dei sevizi pubblici, condizionando negativamente l’attività delle imprese, in particolare quelle micro e piccole.
Anche a seguito di questa bassa performance, l’Italia è all’ultimo posto nell’Unione europea per fiducia verso la Pubblica amministrazione, fattore critico nella delicata fase di utilizzo dei fondi europei del Recovery Plan.
In questa prospettiva è necessaria la massima efficienza amministrativa nell’attuazione degli interventi finanziati da Next Generation EU, come evidenziato da Confartigianato, al fine di garantire il rilancio della competitività dell’economia italiana.
La crisi di fiducia dei cittadini e delle imprese nei confronti delle Amministrazioni pubbliche potrà risalire attraverso le grandi riforme, dal fisco alla burocrazia alla giustizia civile, indispensabili per eliminare gli storici ostacoli allo sviluppo del Paese.