Parlando del più e del meno con amici, parenti e gente comune ho avvertito e avverto che i sentimenti prevalenti sono quelli dell’incertezza, della confusione e dello spaesamento. Sentimenti generati dagli effetti del virus sulla salute e sull’economia, dagli annunci sull’arrivo della terza ondata (di fatto, a giudizio di alcuni esperti – già “innestata“nella fase di discesa della seconda, visto che negli ultimi giorni sia la curva degli attualmente positivi, sia quelle dei pazienti ospedalizzati e in terapia intensiva hanno ripreso, seppure lentamente, a risalire), dall’avvio lento della campagna di vaccinazione e dall’assenza della politica con la P maiuscola, che forse c’è, ma non è assolutamente percepita dalle persone in carne ed ossa.
Regnano incertezza, confusione e spaesamento, non solo perché non si intravede un percorso per uscire fuori dal tunnel, ma anche perché si avverte l’assenza di un piano sulle vaccinazioni che contenga i tempi di consegna del vaccino correlati all’approvazione delle autorità regolatori, e la capacità delle Regioni di attivare una campagna vaccinale che non sconti i problemi legati alla mancanza di personale.
In un momento così difficile e delicato i cittadini non chiedono alla politica liti e fibrillazioni, ma certezze e programmazione, perché non si può andare avanti senza sapere che si fa domani. Liti e dissidi politici in un momento in cui ciascuno di noi è più fragile di fronte alla pandemia e alla recessione economica appaiono slegate dai temi veri e creano un divario enorme, un allontanamento tra chi governa e chi è governato, tra cittadini e politica. Intendiamoci le fibrillazioni possono avere alla base anche ragioni valide, ma non possono non tenere conto del contesto nel quale si manifestano. Sollevare problematiche nel merito e fare proposte è giusto e doveroso da chi fa parte di un governo, ma le modalità con le quali sono state sollevate potevano e dovevano essere diverse.
Nel merito si può e si deve discutere in una maggioranza dove tutti sono titolati a portare i propri contributi, senza che questo venga considerato lesa maestà, ma i toni da ultimatum e la tempistica lasciano perplessi, non sono accettabili. Forse sbaglierò, ma il tema oggi non mi sembra sia quello di cambiare esecutivo, di discutere se ci deve governare un governo tecnico o politico, di avere un governo con o senza Conte, di pensare a un esecutivo sostenuto dai cosiddetti “ responsabili “ ( che non sarebbe solo un’azzardo, ma una “ soluzione “ irresponsabile , perché significherebbe legarsi mani e piedi ai desiderata e ai capricci di chi, al di fuori dei partiti di appatenenza, deciderebbe di sostebere il governo ), ma quello di costruire un percorso per il futuro.
Il voto poi, invocato da qualcuno, sarebbe certamente un errore enorme, ma non possiamo neppure avere un governo bloccato per mesi e incapace di decidere su dossier cruciali. Sia chiaro non auspico il voto, ma buon senso e meno tatticismi. Questo non è il tempo di inseguire interessi di parte, nè è il tempo di dividersi- in futuro quanto questa pandemia infame sarà finita si potrà continuare a litigare come e più di prima -, oggi è il tempo del buon senso e dell’unità, altrimenti perderanno tutti, governo e opposizione. L’Italia ha fatto una fatica enorme per ottenere dall’Europa le risorse del Recovery Plan, adesso non può agire rischiando di perdere un’opportunità preziosa.
Sarebbe un crimine verso il Sud che grazie a questi soldi può annullare o ridurre il divario che lo separa dal resto del Paese, verso centinaia di migliaia giovani e disoccupati che aspettano da troppo lungo tempo un lavoro per realizzare le loro aspirazioni e verso il sistema delle imprese che non aspetta altro per curarsi le ferite e ripartire con più slancio di prima.
Mettere in sicurezza mediante l’approvazione in Parlamento, il Recovery Plan che l’unione Europea aspetta dall’Italia e la cui presentazione vale, da sola, una prima trance da 23 miliardi di euro, è un dovere da parte di tutte le forze politiche che hanno a cuore il destino dell’Italia. Una sua veloce approvazione – per la quale anche il partito del senatore Renzi ha dichiarato di essere d’accordo – , non sarebbe solo un segnale concreto di rispetto verso gli oltre settantamila vittime della pandemia, le 300 mila aziende costrette a chiudere e verso i 200 mila lavoratori autonomi che hanno interrotto le loro attività, ma anche un modo per facilitare l’immediata approvazione dei ristori a favore di artigiani, commercianti, imprenditori e di tutti quei soggetti che hanno avuto un calo del fatturato a causa del Covid-19.
Oggi la gente per recuperare un briciolo di sicurezza e fiducia nel futuro e sentirsi parte importante del Paese chiede al governo e alle forze politiche di non menar più il can per l’aia , di non rincorrere le minuzie e gli interessi di parte, ma di avere una nuova visione della realtà e di guidare l’Italia verso un futuro meno incerto. Chiede anche ai mass media di non essere inondata di notizie – certamente utili – anche se spesso date a brandelli, ma di essere informati, vale a dire di essere aiutati a comprendere le questioni che stanno loro davanti.
Salvatore Bonura