Quest’anno è stato “quello del covid-19”. O almeno, così passerà alla storia. Giustamente e non.
E’ indubbio che le vite di tutti noi siano state cambiate, sconvolte, o comunque in qualche modo modificate da questa pandemia; ma è altrettanto certo che non tutto ciò che è accaduto in questi 366 giorni sia stato sempre ed in ogni caso riconducibile al virus.
Perché prima dello scoppio di questa emergenza, ad affollare i nostri pensieri, i nostri telegiornali e i nostri articoli – oltre alle notizie di bassa lega come gli screzi tra Bugo e Morgan e le varie scaramucce di governo-; c’era comunque molto altro di vitale, di importante e di fondamentale per il futuro di tutti noi.
E su queste vicende “a che punto siamo”? Quali sono gli sviluppi che ci siamo persi, così concentrati – giustamente, o più o meno faziosamente – a dare notizie (in alcuni casi anche eccessivamente “ansiogene” e “smaccate”) sulla diffusione del Covid-19?
Dell’emergenza climatica e di Greta Thumberg, della crisi dell’occupazione giovanile e dei “Neet”, delle grandi inchieste e dei poteri forti, che ne è stato? Tutto è forse sparito? Probabilmente per l’opinione pubblica, ma vi assicuriamo che è ancora “tutto lì”, pronto ad essere “riesumato” alla fine di quest’emergenza, all’alba di quella che sarà designata come la prossima.
E allora forse, in vista di un’imminente vaccinazione di massa che – se tutto dovesse andare in maniera ragionevole, cosa che al giorno d’oggi non è affatto scontata – potrebbe risolvere la situazione, è anche il tempo di riappropriarci degli altri argomenti importanti che abbiamo tralasciato.
Perché quando tutto questo finirà resteranno sicuramente “le macerie” di tutti i danni del virus, ma anche le conseguenze dell’aver tralasciato molti altri aspetti alle nostre spalle, per dare invece notizia di un qualcosa che già sapevamo, ma sul quale spesso abbiamo scelto di indugiare semplicemente per il gusto o il tornaconto derivante dal cavalcare l’onda del momento.
E ci “è andata pure bene”, perché, nonostante il virus che ha falcidiato quest’anno la nostra specie sia stato indubbiamente pericoloso – basta leggere tutti i dati dell’OMS e delle altre organizzazioni scientifiche – non osiamo immaginare cosa sarebbe successo se avesse avuto lo stesso tasso di mortalità della Sars o dell’Ebola.
Difatti – senza avere la minima intenzione di sminuire la pericolosità della pandemia avvenuta quest’anno – riportiamo il dato scientifico incontrovertibile che, tra tutti i virus più pericolosi che abbiano mai attacco l’uomo, il Covid-19 si trova al quattordicesimo posto su quindici come numero di morti, seppur abbia uno tra i tassi più alti di contagiosità.
E invece di cogliere l’occasione di “allenarci” come specie per difenderci dalle prossime pandemie – di cui gli scienziati prevedono il verificarsi sempre più ravvicinato di decade in decade – abbiamo in alcuni casi spettacolarizzato, sviscerato e speculato sul covid-19 per i nostri interessi, senza mantenere una visione globale della situazione.
E allora è arrivato il momento di smetterla. Quali sono le altre notizie di quest’anno?
Partiamo da Greta Thumberg, nel 2020 è davvero “scomparsa”?
No! Non ne abbiamo semplicemente più sentito tanto parlare per i motivi che abbiamo spiegato prima, ma è stata tutt’altro che ferma.
Difatti, come testimoniano i profili social della giovane attivista, e il sito ufficiale Friday For Future; in questo periodo di Pandemia i giovani attivisti “capeggiati” da Greta, si sono solo adattati alla situazione attuale, ma hanno comunque portato avanti le loro iniziative in modi diversi.
Dovendo abbandonare le proteste di piazza e i meeting in vari paesi del mondo, gli attivisti hanno colto l’occasione per portare avanti iniziative di attivismo digitale, organizzazione di videochiamate ed eventi di massa, lancio di campagne online per aumentare l’affluenza alle urne e la partecipazione politica durante le elezioni statunitensi, e la presentazione di importanti interrogazioni sul clima che potrebbero imporre ai governi europei di aumentare la riduzione delle emissioni di CO2.
E tutto ciò può essere davvero fondamentale perché il cambiamento climatico si è tutt’altro che arrestato, anzi. Nonostante il Covid-19, l’orologio che ci impone un cambiamento – il famoso “Climate Clock”, virtuale ma installato anche fisicamente sul muro della Concordia University in Canada-, non ha smesso di ticchettare e ci impone un cambiamento radicale entro 7 anni!
Poi, spostandoci ad una dimensione sempre globale ma in qualche modo percepita “più reale”, come siamo cambiati dal punto di vista dell’occupazione giovanile nel mondo? Siamo cambiati “male”.
Difatti secondo l’ILO – acronimo di Organizzazione Internazionale del Lavoro – anche “grazie” all’apporto del virus – la disoccupazione dei ragazzi tra 14 e i 24 anni resta in continua diminuzione a livello globale.
“I giovani hanno una probabilità tre volte maggiore rispetto agli adulti (di età pari o superiore ai 25 anni) di essere disoccupati. […] Tra il 1999 e il 2019, nonostante l’aumento della popolazione mondiale da 1 a 1,3 miliardi, il numero totale di giovani nella forza lavoro (coloro che sono occupati o disoccupati) è di‐ minuito da 568 a 497 milioni”. Cita ancora questo importante studio dell’ILO.
Ecco, queste fin ora citate sono solo due notizie avvenute quest’anno, e tra le altre miriadi delle quali avremmo potuto parlare – le elezioni americane, il cambiamento degli assetti in Medio Oriente, lo scandalo Navalny – abbiamo scelto proprio queste per comunicare l’esigenza di una visione d’insieme a livello globale.
Perché come umanità siamo fatti da tanti aspetti diversi, da tante notizie ed “emergenze” a volte contrastanti tra loro, ma che andrebbero comunque attenzionate, senza monopolizzare l’attenzione di tutti su una singola questione e cosa più importante senza perdere di vista il quadro globale della situazione.