Questa è la riflessione di una 15enne, di una studentessa a cui hanno rubato il sorriso, che teme che questo virus possa toglierle le persone care ma anche la speranza.
Lorenza frequenta il Liceo classico della comunicazione presso il San Francesco di Sales.
Queste le sue parole.
Ed eccomi nuovamente a casa, davanti al computer e con molta tristezza.
Proprio una settimana fa durante l’ora di latino ho pensato a quanto sia bello essere tornata a scuola perché per me la DAD, già provata l’anno scorso, è stata veramente brutta: quando questo settembre sono tornata a scuola, i miei amici non mi sembravano veri. Non li vedevo da 6 mesi e mi erano veramente mancati e pensare di non poterli abbracciare mi rattristava, ma ero felice di stare con loro in carne e ossa.
Quando sabato ho letto l’ordinanza regionale che informava dell’inizio della didattica a distanza a causa dell’aumento di casi di covi, la mia reazione è stata piangere perché ci avevo sperato fino all’ultimo minuto e pensare di fare la DAD anche solo per un mese mi ha messo addosso molta ansia, anche perché so che non posso vedere i miei amici.
Lunedì ho sentito “CumgranosalEs, una trasmissione radio prodotta direttamente dal mio liceo.
Durante la trasmissione si è sentita l’opinione del professore Cacopardo, direttore U.O.C. di Malattie Infettive dell’ospedale Garibaldi di Catania.
La sua opinione mi ha dato speranza perché alla fine della trasmissione ha detto che se ci comportiamo in modo responsabile entro un mese potremmo avere i primi risultati.
Io credo nel cambiamento perché noi Italiani ormai siamo stanchi di questa situazione: abbiamo sentito la mancanza dei nostri cari, abbiamo perso molti nonni e ci siamo trovati a non sapere più socializzare.
Noi italiani siamo stanchi, ecco perché per ritornare alla normalità dobbiamo rispettare delle semplici regole, ma non solo per noi ma anche per i nostri nonnini che hanno sibìto i nostri errori, per gli studenti che a casa stanno soffrendo di solitudine e che necessitano di studio adeguato che non è possibile fare a distanza.
Per l’economia che già è in forte declino.
In fondo siamo una Repubblica, se questo Stato è di tutti dobbiamo aiutarlo, seguendo le norme legate al distanziamento e pensando agli altri mentre lo facciamo.
di Lorenza Santangelo