PALERMO – Avremmo dovuto essere in tanti, e tutti davanti al pc, alle 9 di stamani, per inviare la domanda per il ristoro previsto dal bonus Sicilia, un fondo perduto da 5.000 a 35.000 euro, per le aziende costrette alla chiusura dal governo centrale nei mesi di marzo aprile e maggio, voluto dalla nostra Regione, quale primo atto del post lockdown a favore delle microimprese locali.
E invece eccoci qui, a leggere improbabili notizie dell’ultima ora sui social e le riviste on Line, senza certezze, senza speranze, ormai.
Perchè il click day non c’è stato e non ci sarà.
Perchè la legge, da tempo, non è più quel baluardo di certezze che ci aspettiamo, retaggio ancestrale di un passato glorioso finito a tarallucci e vino.
Perchè l’Italia, oramai, vive di proroghe e rinvii, e la Regione si adegua, tentando di tenere il passo, inconsapevole, forse, di non poter competere per digitalizzazione.
Anche se i professionisti della finanza agevolata lo denunciano da tempo, da quando invocavano riserve e tempi e modalità diversi rispetto al resto dello stivale, ad ogni misura nazionale alimentata dal discutibile e mortificante strumento del click day.
Anche se all’on. Mimmo Turano è scappata di bocca, l’amara considerazione sull’arretratezza delle nostre infrastrutture digitali, durante la conferenza stampa, indetta ieri pomeriggio, in onda sui social, alla presenza anche del vicepresidente della Regione Gaetano Armao, ancora una volta a ridosso della scadenza, già proroga dell’originaria.
Anche se i professionisti, e gli imprenditori tutti, per una volta senza maglia, né colore politico, quasi tutte le sigle sindacali, invocavano una retromarcia tempestiva dell’Assessorato per le attività produttive, perché rivedesse modalità di accesso e di fruizione degli aiuti promessi.
C’era stato un tam tam di chat, telefonate ed audizioni, comunicati stampa ed invettive social sull’urgenza di rivedere i criteri del bando.
C’era stato il tentativo di suggerire dei correttivi, ma nulla: l’arrogante governo regionale aveva tenuto dura linea, il bando è questo, il click day s’ha da fare!
Solo alle 18 di giorno 7, la Regione si è dovuta, suo malgrado, arrendere all’evidenza dei fatti, dopo una interminabile giornata di colloqui con tutte le parti interessate, cassando definitivamente lo strumento del click day, e pure l’idea di assegnare le somme promesse a solo una parte di quei 56.000 imprenditori siciliani che ne avrebbero fatta richiesta per primi, rivedendo i criteri di assegnazione del bando, senza tuttavia allargare la platea dei beneficiari.
E allora, cari vicepresidente, assessori, dirigenti e signori tutti, c’era bisogno di far tutto questo rumore per nulla?
Era necessario investire 1.200.000 euro (dei nostri, verrebbe da dire) in una piattaforma (aggiudicata secondo quale criterio a Tim?, verrebbe da aggiungere) inascoltate le corali voci di imprese e professionisti di un disastro annunciato?
Denari, che si sarebbero potuti risparmiare, incrementando la dotazione del fondo destinato al ristoro (125 milioni di euro), atteso, che, ora, in conseguenza dell’ennesima decisione, raffazzonata ed intempestiva, assunta da un governo disorganizzato ed inadeguato alla portata dell’emergenza, toccheranno circa 2.000 euro (!) a ciascun imprenditore, che ne ha già anticipate circa 200 (che non aveva) per mettersi nelle condizioni di partecipare al bando!
Ed alla fine, ecco, cosa ci ha guadagnato, quest’Assessorato autoreferenziale ed impreparato, incapace di ascoltare le parti sociali, i professionisti e la base tutta: l’ennesima colossale brutta figura, dopo quella della cassa integrazione in deroga, dei piani di formazione del governo Crocetta.
Errare humanum est, perseverare autem diabolicum, dicevano gli antichi…