CATANIA – Il Presidente della Commissione regionale antimafia Claudio Fava ha presentato stamattina un esposto in merito alle parole pronunciate dall’ex senatrice della Lega Angela Maraventano, dal palco della manifestazione convocata dal partito in occasione dell’udienza del segretario Matteo Salvini sul caso Gregoretti.
Maraventano, senatrice per il Carroccio dal 2008 al 2013, aveva parlato di “vecchia mafia sensibile e coraggiosa”, capace di “difendere il territorio”, salvo poi fare un passo indietro e parlare di “frase infelice dettata dalla rabbia”. Scuse che non sono bastate a evitare le dimissioni, chieste dal commissario regionale della Lega Stefano Candiani e rassegnate dall’ex senatrice nelle scorse ore.
Oggi l’esposto presentato da Fava, per chiarire se in quelle parole possano riscontrasi ipotesi di reato. “Con l’avvocato Walter Rapisarda abbiamo sottoposto al Procuratore la nostra preoccupazione – dice il Presidente dell’antimafia regionale – sul fatto che da un palco pubblico, da parte di una persona che ha rivestito importanti cariche istituzionali, si possa dire che la mafia offriva conforto e sicurezza. Il tutto in una città con la storia e la cronaca di Catania. Credo che siano dei segnali da dare, di fronte a parole di una gravità, una pesantezza e una superficialità assolute“.
Di fronte ai tentativi di derubricare le frasi a misunderstanding, Fava è netto: “La lingua italiana non sarà una certezza come la matematica, ma le parole hanno ancora un significato – spiega – Quando nel video, che è stato visto da tutti, questa ex senatrice parla con toni preoccupati del fatto che la mafia di una volta sia stata eliminata, dice cose gravi che non si prestano ad interpretazioni. Peraltro mi pare che il partito della Maraventano abbia chiesto e ricevuto le dimissioni, quindi anche loro si rendono conto della gravità delle parole dette da quel palco”.
Un episodio che si inserisce nella vexata quaestio del rapporto tra politica e contrasto alla criminalità organizzata. “Se si parla male di mafia, se non si comprende che questa resta una delle priorità morali e civili di questo Paese, allora avremmo già perso questa battaglia – dice il Presidente dell’Antimafia – C’è ancora una forte sottovalutazione del fenomeno, probabilmente una parte della comunità politica ritiene che la lotta alla mafia non porti più consensi. Meglio parlare di immigrati, di sbarchi, si raggiunge più velocemente la pancia della gente. Noi continuiamo a pensare che esista una grave emergenza morale in questo Paese, e agiamo di conseguenza”.