Catania, la piazza di Matteo Salvini alla vigilia dell'udienza Gregoretti

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CATANIA – #ProcessateAncheMe. E’ questo lo slogan (hashtag compreso) che accoglie Matteo Salvini ai piedi del vulcano alla vigilia dell’udienza sul caso Gregoretti. Nel parcheggio Borsellino del Porto di Catania, accanto la sede della Guardia Costiera, il leader della Lega si presenta in maniche di camicia per un’intervista con Maria Giovanna Maglie, nell’ambito della tre giorni organizzata dal partito in occasione dell’appuntamento giudiziario di domani.

Una giornata intensa, quella del “Capitano”: mattinata ad Augusta, primo pomeriggio al Centro Sportivo Torre del Grifo, per una photo opportunity con la maglia del redivivo Calcio Catania, alla presenza del commissario regionale Stefano Candiani e dei colonnelli catanesi Anastasio Carrà e Fabio Cantarella. Poi subito al Porto etneo, per incontrare militanti vecchi e nuovi, siciliani e non solo. Particolarmente attiva una coppia della Val Camonica, che in posizione strategica dietro le transenne intercetta scientificamente i corrispondenti di giornali e televisioni spiegando di essere venuta fin qui “per esprimere sostegno all’uomo e al politico. Ma sopratutto all’uomo”.

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Più discreti il deputato Claudio Borghi e il senatore Alberto Bagnai, tra i protagonisti della non irresistibile kermesse della Vecchia Dogana – non troppo folto il pubblico, e non solo per le norme di distanziamento anti-Covid -, che rimangono tra la folla per esprimere sostegno al caro leader. Fa capolino pure il senatore Tony Iwobi, vecchia gloria della Lega di Umberto Bossi transitato nella nuova creatura di Salvini. “#IoStoConSalvini perché non voglio che in Italia si condannino gli indirizzi politici come reati – scrive su Facebook – No al sequestro di confini e di libertà della politica”. Quando si dice fedeltà alla bandiera.

Ma ecco che il leader dell’ex Carroccio arriva, per sottoporsi al fuoco di fila dei cronisti. Dormirà sereno? “Assolutamente sì, con la mia compagna”. Ce l’ha il Rosario? “Ce l’ho in tasca, non lo tiro fuori per non scatenare polemiche”. Cosa vuole dire agli avversari?  “Non parlo di Conte, Renzi, Di Maio e Zingaretti. Ma io la mattina quando mi alzo mi guardo allo specchio e sorrido. Non so se altri possono fare lo stesso”. Meloni e Berlusconi sono al suo fianco? “Sì, ma non è un’investitura sulla leadership. Affrontiamo una cosa per volta, sono a Catania per presentarmi ad un’udienza”.

Già, l’udienza. Il leader della Lega tenta un approccio diplomatico nei confronti della Magistratura, spesso invocata nelle uscite dell’ultimo periodo. “Sono contento di aver ricevuto la solidarietà di tanti che non la pensano come me – spiega – che magari non condividono le nostre politiche sull’immigrazione, ma oggi mi sostengono. Perché mandare a processo un ministro perché ha fatto ciò che aveva annunciato di fare, nel rispetto delle leggi, è abbastanza originale. Però confido nel fatto che i giudici facciano serenamente, tranquillamente, velocemente il loro lavoro”.

Epperò la tentazione della polemica è dietro l’angolo: “Non so se è la prima volta in Europa che un ex ministro viene processatonon per reati economici ma per un’azione di governo – attacca Salvini – La riflessione che dobbiamo fare riguarda il confine tra l’azione di governo e l’azione della magistratura. Si crea un precedente pericoloso, non soltanto per Salvini. Domani potrebbero andare a processo i Ministri della Scuola, dei Trasporti, del Lavoro per scelte politiche. E secondo me è pericoloso giudicare in tribunale le scelte politiche”.

E ancora, il “Capitano” trova il modo di inserire nella discussione sulla Gregoretti l’ormai leggendaria Legge Fornero. “Io contesto la riforma delle pensioni che il Governo vuole fare, non possono chiederci collaborazione e poi tornare alla Fornero – sottolinea – ma non li porterei certo in tribunale per questo”. Sulla memoria difensiva depositata “dalla D’Urso” – così un tweet divenuto in breve tempo virale – Salvini conferma: “Abbiamo scritto che abbiamo salvato vite, senza far male a nessuno, ridando onore all’Italia, rispettando le leggi e svegliando l’Europa. L’Italia non può essere il campo profughi del Mediterraneo, cosa che con questo Governo è tornata ad essere”.

Il tempo stringe, la Maglie (scortata sul palco a causa di un ginocchio offeso) aspetta impaziente di cominciare l’intervista. L’ultima battuta di Salvini è sulla militarizzazione della città dovuta alla sua presenza: “Se il Partito Democratico e i centri sociali ritengono di far casino mi spiace, perché non lo merita Catania e non lo merita l’Italia”. Poi s’invola verso il palco e l’intervistatrice. La piazza gli tributa un caloroso applauso, sulle note grandiose di una musica epica (che non è il Va pensiero).

Domattina alle otto e mezza, in piazza Duomo, il “Capitano” incontrerà Giorgia Meloni e Antonio Tajani, in rappresentanza del vecchio Silvio ancora alle prese con la convalescenza post-Covid (sic!). Poi via verso il Tribunale, dov’è atteso per le nove e mezza. Lì la cosa dovrebbe essere abbastanza rapida. Poi ci sarà tempo per altri comizi. 

 

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