VIAGRANDE (CT) – Lo scorso 7 luglio una 23enne di Viagrande era stata arrestata dai Carabinieri della locale Stazione in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania, che ne disponeva gli arresti domiciliari poiché indagata dei reati di maltrattamenti in famiglia, estorsione, furto in abitazione ed uso indebito di carta di credito.
Le indagini dei militari, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, consentirono di far piena luce su gratuite ed ingiustificabili violenze fisiche e psicologiche commesse dalla giovane nei confronti della figlioletta di due anni ma che, addirittura, ebbero inizio quando la piccola aveva solo qualche mese di vita.
In particolare la destinataria dei provvedimenti, madre di due bambine di 5 e 2 anni nonché di un maschietto di 2 mesi appena, pur abitando in casa dei genitori del compagno, era solita far uso di sostanze stupefacenti e, per tal motivo, richiedeva continuamente del denaro (lui di 62 anni e lei di 55) con danneggiamenti delle suppellettili in caso di loro diniego, ma anche di furti di oggetti all’interno dell’abitazione che, poi, avrebbe venduto per ricavarne una somma sufficiente all’acquisto della droga.
La donna, a seguito del provvedimento restrittivo che per sei mesi le sospendeva anche la responsabilità genitoriale, ha usufruito della possibilità offertale dai propri genitori di vivere nell’abitazione da essi condotta in locazione invece che in carcere.
Purtroppo l’indole autoritaria della donna ben presto ha determinato un deterioramento dei rapporti con i suoi genitori, in particolare con la madre, i quali per evitare di far ulteriormente trascendere la situazione, hanno preferito abbandonare la propria casa trovando inizialmente altra sistemazione allocativa presso parenti e poi affittare un altro immobile ove poter vivere serenamente.
I genitori della donna hanno pertanto comunicato ai Carabinieri di Viagrande quanto accaduto che, poi, compendiato all’autorità giudiziaria, ha consentito l’emissione da parte del G.I.P. del Tribunale di Catania di un provvedimento a seguito del quale è stata inasprita la misura cautelare con la traduzione dell’interessata nel carcere di Messina.