ACI CASTELLO – Sabato 22 agosto alle ore 21.00 presso la terrazza del Lido dei Ciclopi, via Provinciale 2, Aci Castello, all’interno della rassegna Sere d’estate ad Aci Castello, organizzata dall’amministrazione comunale, andrà in scena lo spettacolo Don Chisciotte e Sancio Panza, due attori soli, adattamento teatrale tratto dal romanzo di M. de Cervantes, diretto e interpretato da Marcello Montalto e Alessandro Romano.
Lo spettacolo Don Chisciotte e Sancio Panza, due attori soli si fa portatore di uno dei leitmotiv che accompagna questa folle vita: la continua barbarica lotta dell’uno contro l’altro per superare le difficoltà ed emergere. Ma davanti a questo “cannibalismo competitivo” non tutti resistono. Ci sono individui più sensibili, esposti, onesti, che tale spietato meccanismo rende muti, impotenti esattamente come i due protagonisti della rappresentazione.
Due uomini si oppongono al potere, venendo per questo emarginati ai confini della società senza un luogo e un’identità. Usando, quale unica arma per ribellarsi, la forza della parola e del gesto, scelgono così di raccontare una storia; quella di un uomo pazzo, che accompagnato dal suo prode scudiero Sancio Panza, ancora più pazzo, decise di mettere tutto se stesso al servizio della giustizia, seppur perdendoci gran parte dei suoi denti. Sublimando dunque la follia a nuovo baluardo del coraggio di schierarsi dalla parte del bene, per provare a tornare a vivere, quantomeno da esseri umani. Ecco le inenarrabili avventure dell’imperturbabile cavaliere Don Chisciotte della Mancia.
Note di regia
“Don Chisciotte, il primo che in tempi così meschini si dedicò all’esercizio delle armi erranti”.
Così Cervantes presentò l’hidalgo spagnolo Alonso Quijana, morbosamente appassionato di romanzi cavallereschi. Quanto ai tempi meschini, nella cosiddetta “nostra epoca contemporanea”, essi non sembrano essere per nulla tramontati. Ma vale davvero la pena, in questi anni apparentemente così poco lucidi, ergersi a paladini contro le ingiustizie, o è tutto inutile, è solo una lucida follia? Nel mettere in scena il Don Chisciotte, dove innumerevoli personaggi animano i vari capitoli, ci siamo chiesti, essendo in due sulla scena, quale linea drammaturgica seguire. Ma nel corso dell’adattamento del testo, realizzato come fosse un lavoro di sartoria, spontaneamente si è infine dipanata la tela sulla quale abbiamo “montato” i vari quadri dello spettacolo, anche grazie al plot narrativo scelto, che ci ha messo nelle condizioni di raccontare le complesse avventure vissute dai protagonisti con candida semplicità, anche scenografica. Ecco allora che Don Chisciotte e Sancio Panza sono due attori soli, che sul palcoscenico della vita (nel nostro caso una discarica, impressa come luogo senza tempo, e metafora di ciò che sta al limite della discriminazione sociale), giocano a raccontare una storia.
Lo spirito che anima l’opera di Cervantes è profondamente carnevalesco, fatto di travestimenti, azioni ingarbugliate, inganni, equivoci, combattimenti grotteschi da teatro dei pupi; e senza snaturare il naturale susseguirsi della narrazione, ci è sembrato giusto e logico semplicemente appoggiarci a questa struttura/divertissement.
Così come nel romanzo dello scrittore spagnolo un branco di pecore e montoni diventa, agli occhi del Cavaliere dalla Triste Figura, un innumerevole esercito schierato, ecco che nel nostro gioco una gruccia può diventare una spada, un giubbotto una corazza, e un’ombra un mulino a vento.