CATANIA – La canicola feroce di fine luglio non l’ha avuta vinta, alla fine. Alla spicciolata, senza dare troppo nell’occhio (e rispettando le misure di sicurezza), sono oltre un centinaio i manifestanti che ieri pomeriggio si sono riuniti nel Piazzale Rocco Chinnici, in viale Africa, di fronte al fantasma dell’ex Palazzo delle Poste. Oggi quel parallelepipedo di cemento armato non c’è più. E l’assemblea pubblica lanciata da alcune realtà politiche e associazioni civiche – Catania Bene Comune, Movimento Cinque Stelle, Salvaiciclisti, Lipu, Iniziativa Femminista, Comitato Popolare Antico Corso, Femministorie, Rifondazione Comunista, Catania Ecologia, Argo – vorrebbe che non ne sorgesse un altro.
Il tema è quello lanciato già a febbraio da questo giornale, con un’intervista all’architetto catanese Giancarlo Leone: “Secondo i programmi, lo spazio dell’ex Palazzo delle Poste è destinato alla cittadella giudiziaria – aveva detto l’architetto ad Hashtag Sicilia – Ma se ci fosse la volontà politica, nulla impedirebbe di realizzarvi un prato, un parco, di costruire un vuoto urbano. Restituire il mare alla città, e la città ai cittadini. Catania ha l’occasione di creare polmoni urbani per fare respirare se stessa. Per accogliere tra le vie, i viali e il suo Barocco quella brezza marina che oggi non riesce più ad entrare in città”.
Parole che sono il mantra di molti convenuti alla manifestazione di ieri. “In quest’area servono spazi vuoti, come insegna l’architetto Leone – dice Matteo Iannitti, leader di Catania Bene Comune – Qualunque intervento urbanistico va pianificato e concordato con la cittadinanza nella sede istituzionale, che è il Consiglio comunale. La scelta di portare gli uffici giudiziari in viale Africa non ha seguito questo iter. C’è già un esposto con dei rilievi tecnici sull’opportunità di costruire la cittadella qui. Accanto Le Ciminiere, il più grande centro convegni della città, l’unico realmente utilizzato. Con uffici e scuole nelle vicinanze, che già congestionano l’arteria. Qui serve un parco, altro che cittadella”.
Una scelta in controtendenza rispetto a quelle operate negli ultimi decenni. “Il primo stupro che ha subito la città è probabilmente la costruzione della ferrovia a ridosso del mare – ricorda Iannitti – Ora abbiamo l’occasione di invertire la rotta. Ci sono dei finanziamenti per la costruzione degli uffici giudiziari. L’ex Palazzo delle Poste è stato demolito ormai al novanta per cento. Noi proponiamo di sederci ad un tavolo, associazioni, Comune, Regione, Ministero della Giustizia. Ci sono quaranta milioni a disposizione, solo tre e mezzo sono stati impiegati per la demolizione. Riprogrammiamo l’intervento: facciamo in modo che qui ci sia una finestra sul mare, e portiamo gli uffici giudiziari in un’altra zona della città, riqualificando quartieri marginalizzati e abbandonati. E’ una proposta per la città, non contro questa Amministrazione”.
Già, l’Amministrazione. Quella che al momento si trova acefala, per la vicenda che riguarda il sindaco Salvo Pogliese, sospeso a norma della Legge Severino dopo la condanna in primo grado a quattro anni e mezzo per peculato. Come ricorda Lidia Adorno, consigliere comunale del Movimento Cinque Stelle: “Catania vive un momento drammatico. Manca il sindaco ma sopratutto manca una visione della città – attacca la portavoce – Noi siamo intervenuti in Consiglio comunale con un ordine del giorno e un’azione ispettiva sull’ex Palazzo delle Poste. Anche i nostri portavoce all’Assemblea Regionale Siciliana hanno presentato un’interrogazione, per verificare che l’iter amministrativo sia stato rispettato. Adesso il Palazzo è stato abbattuto e siamo nella condizione meravigliosa di vedere il mare da viale Africa. Non smetteremo di lottare perché possa esserci un parco dove i nostri ragazzi possano respirare e giocare, invece che altro cemento”.
Certo la strada appare tutta in salita, come ricorda Maria Grazia Sapienza di Argo Catania: “Abbiamo presentato un esposto a tutte le Autorità competenti per denunciare che la realizzazione della Cittadella Giudiziaria è in contrasto con la pianificazione urbanistica della nostra città – dice l’attivista – e che anche se si sanasse questo aspetto, con una variante al Piano Regolatore, rimarrebbe il problema del carico urbanistico. In termini di ricadute sul traffico, la costruzione della Cittadella sarebbe pesantissima e dannosissima per la città. A maggior ragione se risultasse, come noi riteniamo, che questa struttura sia sottodimensionata rispetto ai motivi per cui viene costruita”.
La manifestazione incomincia, la canicola feroce di fine luglio non ha vinto. Il frusciare della brezza marina tra gli alberi del parco sul mare, per adesso, è poco più di un sogno. Ma una parte della città non rinuncia a sognare. E, di questi tempi, non è poco.