Intervista a Carlo Calenda: "L'Italia e la Sicilia possono salvarsi dai mostri"

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CATANIA – “I mostri siamo noi, nel nostro rapporto con la politica. I mostri siamo noi, quando ci facciamo ancora la guerra in termini di fascismo e comunismo. I mostri siamo noi, quando eleggiamo politici senza esperienza amministrativa e gestionale, cosa che non faremmo mai se dovessimo assumerli nel nostro bar”.

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Lo ha detto il leader di Azione Carlo Calenda ai microfoni di Hashtag Sicilia, presentando il suo ultimo libro I mostri e come sconfiggerli, edito da Feltrinelli. Un manifesto politico nel quale l’eurodeputato – già Ministro dello Sviluppo Economico dal 2016 al 2018, nei Governi Renzi e Gentiloni – scatta la fotografia di un paese ammalato, ben prima della pandemia Covid-19 che lo ha travolto agli inizi di quest’anno.

Proprio la pandemia, spiega Calenda, ha mostrato la situazione italiana in tutta la sua strutturale drammaticità. “I mostri sono arrivati tutti insieme – dice il leader di Azione – lo Stato ha smesso di funzionare, i virologi che non facevano altro che litigare, la scuola è stata totalmente abbandonata per colpa di un Ministro inadeguato come la Azzolina. Se questi mostri non li affrontiamo, il Paese è destinato ad un crollo”.

Calenda non usa mezzi termini, anche parlando della Sicilia. “Il federalismo ha fallito al Sud, perché non si sono elette persone in grado di gestire la macchina pubblica – attacca – ho avuto un confronto con Gianfranco Micciché, che non faceva che elencare i problemi storici della Sicilia. Gli ho fatto notare che lui è lì da quarant’anni, non si capisce cosa abbia fatto per risolverli, quei problemi. La Sicilia ha un’autonomia che è la più ampia possibile. Avete un miliardo e mezzo di fondi europei senza cofinanziamento disponibili, dei quali non è stato speso neanche un euro. Di chi è la colpa?”.

“L’Italia è un’azienda che ha prodotti straordinari, ma è stata gestita da incompetenti ed ha un sacco di debiti – conclude l’eurodeputato – Si può ancora salvare, con un piano industriale in cui si stabiliscano le priorità, stando a lavorare dodici ore al giorno per realizzarle. Solo così sarà possibile salvarci dal baratro, e impedire che i mostri l’abbiano vinta”.

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