Lettera aperta di un giudice onorario: "lo Stato ci ignora"

tribunale di Catania
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L’emergenza coronavirus ha messo in risalto situazioni che spesso sono state taciute o che poco rimbalzavano agli onori della cronaca. Tra queste vicende, quella dei GOT – Giudici Onorari del Tribunale, divenuti con la riforma GOP. Che adesso lamentano – come si legge in una lettera inviata al nostro giornale da una rappresentante – una scarsa attenzione dello Stato e del dicastero competente.

Ecco il testo della lettera:

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Buongiorno Presidente.

E vorrei dirle anche buongiorno Collega ma, sebbene tale, non credo che Lei (e nemmeno il Suo Ministro della Giustizia, sebbene iscritto ad un albo professionale forense) viva i quotidiani problemi, talvolta i drammi, dell’avvocatura.

Anche di chi, come me, esercita la professione da oltre 30 anni.

Sono un Avvocato.

E sono un g.o.t. (il minuscolo non é casuale) del settore civile da qualche anno. Oggi ci avete definiti gop, ma sostanzialmente nulla muta.

Sono un professionista prestato alla magistratura.
Con un incarico “onorario “, come viene sottolineato ad ogni piè sospinto per tentare di giustificare l’ingiustificabile.

Ma…
sono soggetta alle direttive del Capo del mio ufficio, tenuta ad osservare giorni ed orari di lavoro, ad essere produttiva, soggetta a valutazione periodica ed a potere disciplinare da parte del CSM, con un’unica sanzione: l’espulsione.
Insomma sono un lavoratore subordinato. Come accertato da diversi Tribunali nazionali.
Sono un lavoratore subordinato. Nei fatti. Nei doveri. Ma senza nessun diritto. Senza alcuna tutela. E senza alcun rispetto.
Gestisco un carico giudiziario considerevole, sostanzialmente noi giudici onorari smaltiamo circa l’85-90% del carico.

Per tutto questo lo Stato mi riconosce 98 euro lorde SOLO se mi reco in udienza, tutto il resto del lavoro (redazione di ordinanze, sentenze, decreti) che si fa a casa non è remunerato.
A differenza dei Giudici di Pace. E dei giudici ausiliari di Corte d’Appello.
Non le sfuggirà, ne sono certa, la manifesta incostituzionalità dei diversi trattamenti.

E tutto ciò va fatto sottraendo tempo e risorse all’esercizio della professione.
Che, il mio Stato, mi dice dover essere la mia fonte di sostentamento, perché sono un giudice “onorario “.
Ma, in questa veste, da me, da noi, vuole tutto e sempre di più.

Poi la pandemia.
Studio professionale chiuso (con affitto e utenze, etc. da continuare a pagare).
E attività giudiziaria sospesa. Niente introiti come avvocato.
E niente, nemmeno l’offensiva indennità, come got. Non tieni udienza, nulla ti è dovuto. In questo periodo, però, ho redatto circa 200 provvedimenti… “in nome del Popolo Italiano”. Del tutto gratuitamente…

E arriva il “cura Italia”: e qui mi si chiede di scegliere “cosa” essere.

Perché, se chiedo i 600 euro come avvocato non posso chiederli come got.
Ho subito “deminutio” su entrambi i fronti, ma da avvocato ho dovuto e devo sostenere sempre le spese.

Comprendo la situazione, mi creda, e che occorre razionalizzare la spesa pubblica in situazioni come queste.

Ma, e ne sono altrettanto certa, non le sfuggirà il “principio ” che intendo evidenziare.

E poi arriva il decreto “rilancio”…
Ove si prevedono regolarizzazioni nel settore dell’agricoltura. Sostegni a chiunque.
E, sui giudici onorari, non una parola…

Vede Signor Presidente?
Stiamo parlando di onesti servitori dello Stato, molti (non io) da oltre 20 anni, sfruttati dallo Stato. Dimenticati dallo Stato. In barba a tutti i proclami demagogici pre e post elettorali di ogni governo, di qualsiasi colore.

Senza tutele previdenziali e assistenziali. Che se si infettano per recarsi in Ufficio (unico modo per ricevere l’offensiva elemosina di 98 euro) non vengono garantiti né assistiti in alcun modo.
E non potrebbero svolgere alcuna attività, né da Giudici né da Avvocati.

In questa situazione siamo circa in 5000. Dimenticati, umiliati.

Io non devo scegliere cosa essere signor Presidente. Nessuno di noi, giudici onorari, deve farlo.

Perché io SONO una cittadina italiana.

Che onora e “serve” il suo Paese. E lo rispetta. Ed esige il medesimo rispetto.

Amaramente consapevole della ” inutilità ” delle mie considerazioni, La ringrazio, comunque, per l’attenzione.

Enza Maniaci

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