SICILIA – E’ chiaro il messaggio che viene lanciato dall’Associazione Pescatori Feluche dello Stretto, aderente a Confcooperative Fedagripesca Sicilia:reinserire le quote del tonno rosso pescato con le feluche. E’ questo, in sintesi, il contenuto di una missiva inviata alle istituzioni politiche. Ecco il testo della lettera:
Durante la scorsa campagna del tonno rosso, quella del 2019 – regolata con Decreto n. 210 del 16/05/2019 – si era raggiunto un importante risultato per le barche tradizionali che operano solo nello Stretto di Messina e che ancora oggi pescano il Pesce Spada con le tecniche tradizionali che giungono a noi direttamente dai greci. Le FELUCHE, barche uniche al mondo che erano state tagliate fuori dalla comunità europea e dall’ICCAT dall’assegnazione delle quote iniziali, nonostante la selettività dell’attrezzo utilizzato (selettività incontrastabile visto che la pesca avviene a vista, ossia vedendo e potendo quindi per questo selezionare il soggetto della cattura, si vedevano finalmente riconosciuta la quota di 15 tonnellate di pescato. Certo 15 Tonnellate non erano una grossa quota ma potevano essere – e in effetti lo erano – la dimostrazione di un’attenzione nei confronti della categoria; di conseguenza grande è stato il nostro stupore quando nel Decreto n. 8120 dell’8 Maggio 2020 che assegna le quote per la Campagna del Tonno Rosso dell’anno 2020, queste quote non sono state diminuite ma sono semplicemente sparite con grave danno per le Feluche stesse, anche morale, datosi che dopo anni di lotta per avere riconosciuto un proprio diritto vedono tutte le loro aspettative infrangersi contro una decisione che francamente ha dell’incomprensibile. Il rammarico e la delusione che ha lasciato l’emanazione dell’attuale decreto che regola la pesca al tonno rosso, tra le fila dei nostri pescatori è stata veramente enorme; infatti nonostante il grande impegno profuso in favore di questo seppur piccolo settore da parte non solo di Fedagripesca di Confcooperative Sicilia – cui aderiamo – ma dell’intera Alleanza Nazionale delle Cooperative, settore Pesca, ci giunge quasi come una espressione di un desiderio ministeriale di non proseguire nella direzione della valorizzazione di un’attività di pesca tradizionale e selettiva che, tra l’altro, è unica al mondo e praticata da una decina di imbarcazioni, ed inoltre è in attesa del riconoscimento da parte dell’UNESCO.
Chiediamo dunque che queste quote siano ripristinate e, se possibile, aumentate per portare avanti l’antica pesca tradizionale dello Stretto di Messina anche per la salvaguardia culturale dell’attività.
Delle imbarcazioni che profumano di storia e che ancora vanno per mare a trasmettere cultura, amore e rispetto del mare e delle sue creature, che vengono portate avanti con dedizione e fondi personali di pescatori, molte e intere famiglie, nell’intento di trasmettere i valori e l’importanza di una pesca giusta, rispettosa, non invasiva (il meno possibile perlomeno), che non crea neanche il rischio (e voglio rifondare a tutti le reti fantasma o gli ami che possono purtroppo rimanere in mare in casi sfortunati, pur senza il volere del pescatore, sia esso professionale o sportivo) di inquinare, perché gli arpioni che usano sono ovviamente recuperati ogni volta, e che crea economia micro e macro a livello locale che si propone l’ideale di una società sostenibile capace di apprezzare una pesca estremamente sostenibile e selettiva, dovrebbero essere apprezzare e vedersi riconosciuti i propri meriti, e non veder giungere solo penalità, specie in questo ancora più duro periodo”.