RAGUSA – Salute e sicurezza sul lavoro: suggerimenti alle imprese in vista della completa ripresa delle attività. E’ questo il tema della conference call promossa nei giorni scorsi dalla Cna territoriale di Ragusa che, ancora una volta, ha dato voce agli esperti rivolgendosi alle imprese associate, e non solo, ma anche ai cittadini in genere che chiedono informazioni certe.
L’iniziativa, moderata dal segretario territoriale Giovanni Brancati, ha visto la presenza del presidente territoriale Cna Ragusa, Giuseppe Santocono, e del responsabile dell’area Ambiente e sicurezza della stessa associazione di categoria, Giuseppe Brullo, mentre hanno partecipato anche il medico legale e del lavoro, Claudio Pulvirenti, e il direttore dello Spresal Asp Ragusa, Paolo Ravalli.
“Con questo appuntamento – ha detto il segretario Brancati – stiamo cercando di porre lo sguardo verso il futuro, capire bene, cioè, che cosa ci attende in vista della cosiddetta “Fase 2”, quella in cui le piccole e medie imprese saranno impegnate a riaprire gradualmente le proprie attività, mantenendo in maniera elevata le condizioni di sicurezza”.
Il presidente Santocono ha chiarito che “dopo due mesi di inattività si avverte forte l’esigenza, soprattutto per quelle imprese che sono state costrette alla chiusura totale, di ripartire. Ma allo stesso modo – ha aggiunto – è necessario e indispensabile mantenere gli standard di sicurezza sulla base delle indicazioni che arrivano dalle normative vigenti. Il coronavirus ci ha stravolto la vita. Abbiamo assistito in modo impotente alla drammatica e insanabile perdita di vite umane. Siamo dovuti rimanere a casa, subendo una perdita di fatturato ormai irrecuperabile. Ecco perché, pur ripartendo, è fondamentale osservare regole e prescrizioni”.
“In realtà – ha chiarito Brullo – le imprese avrebbero necessità di riferimenti certi. Il panorama legislativo è molto complesso. In ordine alla riapertura, possiamo dire che le imprese non hanno la necessità di elaborare un documento di valutazione dei rischi specifico per l’emergenza sanitaria. L’ultimo protocollo a cui facciamo riferimento è quello del 14 marzo, aggiornato, ma in maniera non sostanziale, da un nuovo protocollo del 24 aprile. E in riferimento a ciò, particolare attenzione va posta nella elaborazione ed applicazione dei protocolli di sicurezza aziendali. Applicazione che deve riflettere più il buon senso che lo stravolgimento totale delle attività in questione”.
Il medico Pulvirenti, poi, ha precisato: “Si può dire che non bisogna farsi prendere dal panico. Parliamo di disposizioni semplici e abbastanza generiche. Tendono secondo me a dare una indicazione all’azienda, operando ovviamente per la sicurezza dei lavoratori, con un occhio di riguardo alla produzione. Bisogna calibrare le misure di protezione rispetto alle proprie esigenze, per evitare inutili provvedimenti in eccesso con dispendio di tempo e di risorse. Questo, ovviamente, non vuol dire sottostimare le reali necessità”.
Il responsabile dello Spresal Ravalli ha chiarito, dal canto suo, che “anche in questo periodo così complesso, facciamo quello che abbiamo sempre fatto, cioè il controllo e la vigilanza ma anche l’assistenza. Ci rendiamo conto che la piccola impresa ha avuto, ha e avrà dei problemi ad applicare queste norme. Abbiamo fatto conoscere alle organizzazioni di categoria la griglia che avevamo elaborato sulla base dell’accordo del 14 marzo scorso, una sorta di griglia di autocontrollo, una occasione per le imprese per verificare come hanno applicato questa norma. Ciò per far sì che, dal momento in cui i lavoratori si sarebbero trovati a lavorare, non ci fossero preclusioni di alcun tipo sul fronte sicurezza”.