CATANIA – Regole chiare e semplici ma sopratutto soluzioni immediate: le chiedono i commercianti di Catania, che hanno deciso di avviare una raccolta firme per ribellarsi contro una scelta – quella del Governo nazionale – che condanna queste attività alla chiusura se non si interviene immediatamente. Una fase 2 che attendono con ansia ma che si è rivelata un buco nell’acqua per molti settori merceologici: “non possiamo aspettare altre tre settimane prima di aprire. Siamo già indebitati e lo Stato ci chiede di indebitarci ancora. Ma questi debiti come dobbiamo ripagarli se non ci permettono di lavorare?”, si chiedono i commercianti che auspicano una apertura già dal prossimo 4 maggio con la ricezione dei clienti su appuntamento in modo da controllare i flussi.
“Già è concesso uscire per andare in alcuni tipi di negozi. Dunque, come giustamente è stato fatto per le librerie e per i negozi dedicati all’infanzia, chiediamo l’apertura per altri settori merceologici che a oggi sono ancora chiusi. Un passaggio graduale che ci può portare al 18 maggio ma intanto si comincia a rimettere in moto l’economia”.
“Siamo consapevoli – aggiungono – che non sarà come prima ma da qualche parte si deve pur cominciare: noi abbiamo delle proposte che speriamo possano essere accolte dalla politica. Sappiamo bene che il governo regionale e quello locale hanno le mani legate perchè la decisione deve arrivare dal presidente del consiglio ma ci appelliamo a quei parlamentari regionali che siedono a Roma affinché si facciano portavoce delle nostre istanze. Partendo da un presupposto: guardare con attenzione al numero dei contagi che in Sicilia è nettamente inferiore rispetto ad altre regioni. Ecco perché chiediamo di poter riaprire le nostre attività: si potrebbe lavorare – suggeriscono i commercianti – per appuntamento magari con una flessibilità di orario maggiore per andare incontro a chi lavora. Riteniamo anche che i coabitanti (per esempio madre e figlia) possano entrare insieme e chiediamo che nel computo dei metri quadri non rientrino i dipendenti. È necessario anche chiarire che per sanificazione si intende lavare due volte al giorno con candeggina e alcol perché altrimenti i costi da sostenere per la gestione lievitano enormemente e non abbiamo le risorse finanziare per affrontare tale spesa a meno che il governo non si faccia carico di questo aspetto. E poi chiediamo una vigilanza sugli affitti con un intervento per la riduzione. Se si vuole, tutti insieme, seguendo le regole, possiamo ripartire magari snellendo anche la burocrazia che davvero ci sta rovinando”.