CATANIA – Cgil, Cisl, Uil di Catania da una parte e Ugl dall’altra, insieme alle sigle del pubblico impiego e dei medici, Fp Cgil , Fp Cisl e Uil Fpl , Cgil Medici, Cisl Medici, Uil Medici, e Ugl Sanita e Medici, in queste drammatiche settimane di lotta al coronavirus, hanno richiesto, ciascuno per la propria parte e in diverse occasioni, un incontro ufficiale all’ASP, controlli urgenti alle case di riposo rivelatesi, come purtroppo previsto, “bombe ad orologeria”, ma soprattutto hanno chiesto all’assessorato regionale alla Sanità, la costituzione di un “Tavolo della salute” per Catania e provincia presidiato dall’ assessore Ruggero Razza.
I rappresentanti sindacali ad ormai un mese di distanza dalle richieste non hanno ancora ricevuto risposta.
La crisi però non può aspettare le incertezze della politica, e la fase 2 per la ripartenza sta per iniziare; per questo i segretari generali delle quattro sigle Giacomo Rota, Maurizio Attanasio, Enza Meli e Giovanni Musumeci, insieme a Salvatore Cubito (Fp Cgil), Carmelo Calvagna (Cgil Medici), Armando Coco (Cisl Fp), Massimo De Natale (Cisl Medici), Stefano Passarello (Uil Fpl) , Filippo Bentivegna (Uil medici), Carmelo Urzi (Ugl Sanità), Aurelio Guglielmino (UGL medici), chiedono adesso al primo cittadino di Catania, nonché sindaco della provincia metropolitana, Salvo Pogliese, di farsi egli stesso organizzatore e coordinatore di un “Tavolo permanente di lavoro” che riunisca il direttore dell’ASP, i direttori sanitari dei tre ospedali, e ovviamente le sigle sindacali in veste di parte sociale.
Quali sono dunque le priorità indicate dai sindacati catanesi? “Di certo la necessità che la provincia di Catania per intero possa contare sulla piena disponibilità di tamponi e screening sierologici per eseguire controlli a tappeto su lavoratori e cittadini , non solo per ottenere l’ istantanea del contagio in questi giorni, ma anche e soprattutto per prevenire l’oramai scontata seconda ondata di contagio – sottolineano i segretari generali – Il tavolo, inoltre, si rivela assolutamente necessario affinché si attui in pieno il “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”, firmato il 24 aprile scorso dal Governo nazionale e dai sindacati. È un protocollo che va rispettato da tutti, sia soggetti pubblici che privati, controllandone ogni fase operativa, prevenendone eventuali criticità e, soprattutto, cucendo il suo contenuto su misura per il lavoro territoriale, ed è pericoloso il ritardo della Regione siciliana su questo aspetto soprattutto in relazione alla città più colpita dal virus, e cioè Catania. Importantissimo è il grande lavoro che sta portando avanti, sull’applicazione del protocollo, il Prefetto di Catania Sammartino e le forze dell’Ordine, con cui collaboreremo per denunciare violazioni e inadempienze oltre a eventuali fenomeni di infiltrazioni delinquenziali e mafiose.
Ma ci sono altre questioni che riteniamo necessarie e cioè che il sindaco assuma la guida di costituire questo fondamentale gruppo di lavoro. Questo controllo inoltre, va esteso non solo alle strutture sanitarie e a quelle che ospitano anziani, ma ai lavoratori delle stesse case di riposo alle CTA, ai centri riabilitativi e ai lavoratori delle carceri (ricordiamo che Catania e provincia ne ospita ben sette, il numero più alto del sud Italia), affinché la prevenzione venga assicurata ai detenuti e ai lavoratori degli istituti di pena.
Altro tema, per nulla secondario rispetto agli altri già esposti, è quello della necessaria riorganizzazione del sistema sanitario del territorio che comprenda in primo luogo la riorganizzazione di una delle strutture cittadine svuotate dalla loro originaria funzione di ospedale. Facciamo in particolare riferimento al “Garibaldi centro” il primo a nostro parere, che dovrà uscire dalla fase emergenziale (la sua rianimazione è dedicata totalmente al Coronavirus) e rientrare in quella polifunzionale, affinché i cittadini del centro possano vedersi garantiti tutti i diritti sanitari, e invece destinare strutture sanitarie dismesse -come il “Vittorio Emanuele” o altri nosocomi presenti nella cintura territoriale – ad ospedali Covid.
Guardiamo anche al potenziamento della medicina del territorio che potrebbe rappresentare la prima vera risposta forte al contagio da COVID-19. I sindacati catanesi credono fermamente che in questo momento sia necessario, prima di individuare le strutture private e, conseguentemente, spostare ulteriori finanziamenti dalla Sanità pubblica a quella privata, potenziare ciò che il territorio già offre e che fortunatamente resta ancora disposizione dei cittadini, producendo due effetti: il recupero e il buon funzionamento dell’esistente e il potenziamento della medicina pubblica (anche sull’esperienza di ciò che è successo in Lombardia e in Veneto).
Non possiamo permetterci le solite lentezze e i soliti scarica barile in questo momento storico: ne va della salute pubblica e della sopravvivenza economica del territorio etneo. Ecco perché chiediamo che sia Pogliese, in attuazione alle sue competenze e responsabilità, a prendere le redini di questa nuova “rete”. Attendiamo risposte, urgentemente”.