Il cuore di Nuccia e della sua famiglia: "Diamo una mano a chi resta indietro"

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VITTORIA – “Questo è il momento di stare uniti, anche a distanza. C’è gente che sta peggio di noi? E allora noi dobbiamo dare una mano!”. La signora Nuccia Alboni in Alessandrello, fondatrice, insieme al marito Fabio, della cooperativa agricola Melanzì di Vittoria (Rg), non si fa intimidire dal coronavirus. E in questa chiacchierata con Hashtag Sicilia quasi non lascia all’intervistatore il tempo di porre domande. Ne basta solo una, all’inizio: abbiamo saputo della vostra iniziativa di solidarietà, com’è nata…? Poi parte lei. E non resta che ascoltare.

Nuccia è un fiume in piena, sincero, genuino, come la sua marmellata di melanzane che in pochi anni si è già fatta un nome. “Qualche settimana fa abbiamo diffuso un messaggio sui social, dicendo che qualunque persona avesse avuto bisogno di aiuto, noi avremmo fatto il possibile – racconta – Crediamo che in questa situazione ogni tipo di iniziativa per i più svantaggiati possa essere utile. Per fortuna ci sono molte associazioni e anche molti privati che in questi giorni difficili non si voltano dall’altra parte. Anche la nostra famiglia, nel suo piccolo, ha voluto fare qualcosa. Non è molto, ma mi creda, viene dal cuore”.

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E di cuore, nell’appello affidato ai social dai coniugi Alessandrello, ce n’è parecchio: “Se non hai un lavoro, se non ricevi aiuto da nessuno e hai finito la scorta di cibo, per favore non andare a dormire senza mangiare – si legge nel post – Scrivimi in privato, senza imbarazzo, senza vergognarti e senza temere per la tua privacy, che poco o tanto che io possa avere a casa mia ho il piacere di condividerlo con te“. In pochi giorni, l’appello ha fatto il giro del Comune di Vittoria, e diverse richieste sono arrivate. A tutti la signora Nuccia ha offerto qualcosa, nei limiti del possibile. E sempre con il sorriso sulle labbra.

Ma questa non è l’unica iniziativa di solidarietà a cui i fondatori di Melanzì hanno deciso di partecipare. “Abbiamo aderito anche all’iniziativa ‘carrello sospeso’ – spiega ancora Nuccia – Ma più che una scelta, è stato un obbligo morale. Noi siamo fortunati, anche in questa situazione di crisi, a poter lavorare e garantire gli stipendi ai nostri dipendenti. Parliamo di sessantacinque famiglie che alla fine del mese avranno la loro paga, e alle quali abbiamo fornito i DPI [dispositivi di protezione personale, ndr] per garantire la loro e la nostra sicurezza”.

Alla sicurezza in azienda la titolare è particolarmente attenta. “Penso io stessa, diverse volte al giorno, a pulire ovunque con il disinfettante – dice ridendo – abbiamo procurato i guanti e le mascherine, siamo molto severi anche sul distanziamento tra i lavoratori. Abbiamo pensato anche all’area caffé, che spesso viene utilizzata dai trasportatori: disinfettiamo continuamente i pulsanti, e abbiamo fornito lo spray per pulire le mani. Stiamo cercando in ogni modo di tutelarci e di tutelare, per poter aiutare noi stessi e gli altri”.

Qui la voce vispa della signora Nuccia si tinge di un velo di tristezza. “A Vittoria sappiamo bene cos’è la crisi, ci sono stati persino dei casi di suicidio – spiega – Troppi si sono trovati di fronte al dramma di non sapere come dar da mangiare alla loro famiglia. Ecco, questo come vittoriesi non lo possiamo permettere. Perciò abbiamo deciso di fare quell’appello pubblico, pur sapendo che la beneficenza si fa nel silenzio, senza pubblicità. Siamo tutti sotto questo cielo, oggi tocca a te ma domani potrebbe toccare a me. Allora aiutiamoci!”

Nella voce ritorna la grinta della che ci ha accompagnato per tutta la conversazione: “Parliamoci chiaro, questo Covid non era previsto, nessuno si sarebbe aspettato una cosa del genere – conclude Nuccia – Ma può essere l’occasione buona per riaprire le porte della solidarietà, indipendentemente da chi siamo, da che mestiere facciamo, da quanti soldi abbiamo. Non è mai troppo tardi per fare qualcosa per gli altri. Dico bene?!

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