di Giovanna Di Girolamo, Presidente della Federazione Cultura Turismo e Sport Confcooperative Sicilia
E’ trascorso più di un mese da quel 24 febbraio, il primo lunedì della prima settimana della nuova era del Covid-19.
Non dimenticherò mai più le parole attonite dei cooperatori del settore turistico e culturale che mi chiamavano per dirmi “In 8 ore tutto cancellato fino all’estate”.
Come nel peggiore degli incubi eravamo piombati da un minuto all’altro dentro la trama di uno dei film di fantascienza che guardavamo in tv.
Prima ancora che si comprendesse che a Codogno si era acceso un focolaio dell’infezione, prima delle migliaia di vittime e dell’emergenza sanitaria nazionale, il settore turistico-culturale era già piombato nella crisi più profonda che la nostra generazione abbia mai vissuto.
Purtroppo in anticipo rispetto ad altri settori, ci è stato immediatamente chiaro l’impatto distruttivo che il virus avrebbe avuto sulle imprese, sui cooperatori e sulle nostre vite.
Di fronte all’avanzata impietosa dell’infezione e al lock down del nostro Paese, l’unica cosa che abbiamo potuto fare è stato profondere tutte le nostre energie per raccogliere i bisogni e trasformarli in proposte concrete da portare ai tavoli di concertazione, a livello regionale e nazionale. Poi abbiamo scelto di tenere un profilo basso, nel rispetto delle vittime, a sostegno delle politiche del Governo. Comportamento doveroso di fronte al più rilevante interesse pubblico del diritto alla salute.
A distanza di più di 40 giorni è forse arrivato il momento di trasformare in progetti operativi le idee che abbiamo maturato in queste settimane sul futuro delle nostre aderenti. E’ un dovere che abbiamo nei confronti delle nostre cooperative e dei nostri cooperatori, ma anche di noi stessi. Poiché siamo difronte a una situazione straordinaria, non possiamo esimerci dal dare il nostro contributo perché la Sicilia torni ad essere una importante destinazione turistica e un produttore di cultura.
Non sappiamo ancora per quanto tempo dovremo convivere con il virus, sappiamo che saremo costretti a farlo però.
Quindi la prima domanda alla quale dovremo dare una risposta è: in che modo si concilieranno le attività turistiche e culturali con le necessarie misure di contenimento, seppur mitigate?
Questa domanda pone una questione di non poco conto, se pensiamo a cosa sono state fino a ieri le attività turistico-culturali.
Se i divieti di assembramento permarranno, ciò avrà un’incidenza importante in primo luogo sulle destinazioni turistiche. Pensiamo ai grandi attrattori, alle città metropolitane, all’attività balneare. Indubbiamente sarà necessario pensare a nuove modalità di accesso e di fruizione dei beni culturali, tali da garantire probabilmente il distanziamento sociale. Bisognerà ripensare le modalità di erogazione dei servizi, pensiamo ad esempio alle biglietterie e ai bookshop, ma anche alle visite guidate.
In questo senso potrà venirci incontro l’impiego della tecnologia, lo studio di nuove applicazioni, rispetto alle quali registriamo un notevole ritardo che non possiamo più permetterci.
Saranno necessari investimenti in tal senso e un forte sforzo rispetto all’innovazione digitale. Dovremo sicuramente acquisire nuove competenze e questo vorrà dire fare emergere nuove figure professionali o abbandonarne di vecchie.
La crisi del Covid 19 ha reso evidente come i nostri settori siano estremamente dipendenti da fattori psicologici che condizionano e condizioneranno in futuro i comportamenti sociali, i consumi.
Dobbiamo quindi avviare una seria analisi sui cambiamenti nel comportamento e nel consumo di prodotti turistici e culturali.
Quali destinazioni saranno privilegiate? Come cambierà la domanda in termini di sicurezza sanitaria? E soprattutto che tipo di prodotti dovremo essere in grado di offrire in relazione a questi cambiamenti. Dovremo sicuramente introdurre il tema sanitario nel nostro sistema di controllo della qualità dei servizi offerti. Protocolli di sicurezza come la regolare igienizzazione e sanificazione degli ambienti, l’utilizzo di guanti e mascherine, sia per tutelare la salute dei turisti, che quella dei lavoratori e, come già detto, il distanziamento sociale.
Dovremo probabilmente incentivare un turismo tailor made, per piccolissimi gruppi, su destinazioni rurali e avvalerci, di nuovo, della tecnologia per l’organizzazione e distribuzione dei flussi.
E ancora. La tecnologia può venirci in aiuto per creare nuovi prodotti, per realizzare una più forte integrazione tra produzione di contenuti culturali ed attività educative e scolastiche.
Uno scenario avveniristico potrebbe vedere un maggiore sviluppo della augmented reality e delle visite in 3D nei siti di interesse culturale o le visite guidate online.
E’ necessario che le imprese siano sostenute nei processi di innovazione attraverso investimenti pubblici, per questo ci auguriamo che la Regione Siciliana colga l’occasione per procedere a una revisione dei programmi comunitari e che questi vengano orientati effettivamente a offrire risposte concrete ai bisogni emersi a seguito dell’emergenza. Ci auguriamo che ciò avvenga per tutte le risorse residue non spese, non solo nell’ambito delle politiche passive di sostegno all’occupazione e al reddito, ma anche e soprattutto per gli investimenti destinati alle imprese.
E’ necessaria una revisione dei criteri di accesso previsti nelle programmazioni regionali, in modo da agevolarne l’accesso per le piccole e piccolissime imprese che operano nei settori turistico e culturale.
In ultimo è necessario che si percorra convintamente la strada della sburocratizzazione, abbracciando definitivamente l’approccio orientato alla misurazione dei risultati e alla valutazione scientifica dell’impatto economico e sociale nelle procedure di rendicontazione della spesa.
Guardare oltre la crisi vuol dire coglierne profondamente le sfide, lanciare uno sguardo “oltre”, probabilmente là dove non avremmo osato guardare finora. E come una profezia risuonano le parole del filosofo post-modernista Derrida, che invitava ad accettare i cambiamenti, poiché questi arrivano qualunque sia la nostra opinione in merito.