SICILIA – “La fame non va in quarantena” ha detto qualche giorno fa un volontario del Banco Alimentare della Sicilia Onlus, riassumendo in sei parole una verità così scontata da passare spesso inosservata. Eppure ciascuno di noi ogni giorno si siede a tavola per mangiare e, mai come in questi giorni, ci stiamo rendendo conto di quanto sia in bilico tutto ciò che abbiamo.
In queste settimane in cui il coronavirus ci ha costretto a cambiare abitudini, abbiamo capito che l’unica cosa più importante dopo la salute è avere da mangiare, purtroppo non per tutti è così e i nodi vengono al pettine sempre più numerosi. Abbiamo ricevuto richieste di aiuto da ciascuna delle sette province in cui operiamo e a ciascuna abbiamo risposto “Presente!”.
Lo abbiamo fatto a Riposto dove una piccola struttura è impegnata, da sola, in tutto il territorio comunale. Lo abbiamo fatto a Siracusa dove abbiamo aiutato 900 persone, segnalate dal Comune, che siamo riusciti a raggiungere grazie ai volontari dell’AVCS e al tir messo a disposizione dalla Protezione Civile. Non ci siamo tirati indietro a Gela, dove abbiamo attivato una collaborazione con i mezzi del Comune per distribuire generi alimentari, né a Messina dove una compagnia circense rimasta bloccata e senza possibilità di sbigliettamento aveva esaurito tutte le scorte alimentari.
Fortunatamente in queste settimane siamo stati aiutati dai tanti ristoranti che hanno dovuto chiudere e che ci hanno donato le loro scorte. Bisogna dire grazie sia alle grandi catene della ristorazione sia alle realtà più piccole; sono in calo, invece, i recuperi di alimenti a lunga conservazione probabilmente a causa delle scorte delle singole famiglie.
«È una corsa contro il tempo – spiegano Pietro Maugeri e Domenico Messina, rispettivamente presidente e direttore del Banco Alimentare della Sicilia Onlus – in cui il rispetto delle regole sanitarie deve trovare un punto di incontro tra il profondo senso di missione custodito nel cuore di ogni volontario e il timore del contagio. Non si tratta solo di un timore “burocratico” dovuto a possibili controlli, ma a un timore reale per gli inevitabili contatti che è necessario avere – seppur a distanza di sicurezza – per raggiungere l’obiettivo della solidarietà. Ecco perché ci sarebbe bisogno di più chiarezza per il lavoro svolto dal Banco Alimentare della Sicilia Onlus che è costretta a navigare, come quelle del terzo settore, per analogie di decreti.
«Intanto però abbiamo inviato, alle sette Prefetture di nostro riferimento, una comunicazione con la quale confermiamo (fino a nuove disposizioni) di essere operativi con l’elenco di tutte le strutture caritative che sono convenzionate con noi. È un modo per dire ufficialmente “Noi ci siamo”, ma per farlo abbiamo bisogno che venga presa una posizione, su scala regionale, in merito all’attività di prima necessità che viene svolta dal Banco Alimentare della Sicilia Onlus. Altre regioni – una su tutte la Campania – ha specificato che l’attività di distribuzione alimentare a chi ha bisogno rientra tra quelle di prima necessità e quindi deve potersi muovere.
«Noi ci siamo – concludono Pietro Maugeri e Domenico Messina -. Rispettando la questione sanitaria, su cui non si transige, non possiamo dimenticare chi ha bisogno e, nei limiti delle nostre capacità, non stiamo abbandonando nessuno. Noi ci siamo e vogliamo esserci. L’emergenza non ferma la solidarietà».