CATANIA – La Cisl attiva lo sportello di assistenza psicologica “Restiamo in… ascolto” per dare spazio, accoglienza e risposte agli aspetti psicologici ed emotivi dell’emergenza Coronavirus (Covid-19).
Il servizio telefonico e video è gestito da psicologi esperti, coordinato dalla dottoressa Lucrezia Quadronchi insieme alla dottoressa Brancato, è attivo dal lunedì al sabato, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18. Per accedere al servizio si può contattare il numero telefonico 389 9582293 o inviare una mail all’indirizzo sportelloascolto.cislct@gmail.com indicando le proprie generalità e un recapito telefonico.
Entro 24 ore, lo psicologo contatterà per un colloquio telefonico e/o via Skype gli utenti che ne hanno fatto richiesta, tutto nel rispetto delle norme sulla privacy.
«La drammatica emergenza sanitaria e occupazionale in corso sta imponendo un repentino cambiamento nella società interessando lavoratrici, lavoratori, anziani e famiglie – dichiara Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl di Catania – nonché produce incertezze e timori sulle future condizioni economiche e lavorative, mettendo a dura prova gli equilibri familiari e personali.
«Ecco perché abbiamo avvertito l’esigenza di attivare un sostegno psicologico, richiestoci da più parti, che vuole andare al di là della nostra costante presenza sindacale e che vuole affrontare anche l’aspetto più intimo di questa difficile contingenza e, attraverso le nostre strutture e il nostro gruppo di psicologi, abbiamo voluto offrire un servizio in più non solo per i nostri iscritti ma anche per il resto della comunità catanese».
Le profonde preoccupazioni per la salute, in primis, oltre che per le finanze e il lavoro, insieme ai provvedimenti adottati dal Governo per il contenimento del contagio da Coronavirus (Covid-19), con i rapidissimi cambiamenti a più livelli a essi correlati – afferma la psicologa Quadronchi – impone nuove e importanti sfide di carattere economico, politico, sociale e personale.
«L’imponente impatto psicologico della pandemia riguarda indistintamente tutti, a diversi livelli, a partire dal personale sanitario che, in modo sempre più intensivo, si trova in prima linea a fronteggiare l’emergenza con conseguenti condizioni di stress psicofisico ben al di sopra della soglia della tollerabilità.
Secondo la psicologa «il nostro spazio psicologico ed emozionale si trova completamente assorbito da tutto ciò che riguarda il Covid-19. Ciò che stiamo vivendo, in termini di limitazione della libertà individuale, rottura degli schemi, radicale cambiamento delle abitudini quotidiane, rappresenta una vera e propria situazione di crisi per il nostro sistema emotivo, sopraffatto da emozioni di paura e ansia. Uomini, donne, bambini ed anziani alle prese con la perdita del senso di protezione e sicurezza, vulnerabili, in balia di un nemico invisibile».
«Per molti “restate a casa”, imperativo di questa emergenza, e la deprivazione di stimoli sociali, significa stare da soli, come nel caso della popolazione anziana per la quale il senso di solitudine e uno stato umorale in senso depressivo si amplifica esponenzialmente; per altri, “restate a casa” può significare trascorrere forzatamente il tempo in un luogo non completamente sicuro, come nel caso di famiglie conflittuali o, addirittura, di violenza domestica».
«In situazioni di emergenza, come quella che stiamo vivendo – sottolinea Quadronchi – il nostro cervello è in continuo stato di allerta, costantemente reattivo, vigile e attento, impegnato a riprendersi il controllo sulla realtà e sulle proprie emozioni. Se la reazione di paura, di ansia e di allerta è una reazione innata e funzionale alla sopravvivenza perché prepara l’organismo a far fronte al pericolo, le stesse reazioni possono assumere carattere patologico per l’organismo se costantemente attivate, come in queste settimane, per un tempo prolungato».
Il nostro sistema psicologico, dunque, si trova ad affrontare un duro processo di adattamento che se non sostenuto da specialisti del settore della salute mentale, soprattutto nei confronti delle fasce più deboli della società o di quelle maggiormente investite da queste emergenza, rischia di incorrere in sofferenza emotiva e disagio psichico di più rilevante portata.
«Ecco perché – conclude – oggi più che mai, va valorizzato e messo in campo il lavoro degli psicologi per aiutare le persone a rafforzare le risorse interne, sostenerle nel processo di adattamento e, pertanto, nello sviluppo e potenziamento della capacità di resilienza quanto mai necessaria».