ROMA – Una nottata di trattative per raggiungere un obbiettivo ambizioso. Ovvero il “Protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” licenziato alle otto di stamattina dal tavolo tra Governo e sindacati a Palazzo Chigi. Un testo che integra – e per certi versi completa – le disposizioni contenute nel Decreto del Presidente del Consiglio dell’11 marzo, quello del cosiddetto lockdown. Nel nostro idioma, la “serrata” che dovrebbe evitare la propagazione esponenziale del coronavirus in Italia, permettendo al Sistema Sanitario Nazionale di gestire l’epidemia senza esserne sommerso.
Perciò il Governo ha chiesto agli italiani di restare a casa, garantendo i servizi essenziali e assicurando gli approvvigionamenti alimentari (rendendo ingiustificati gli assalti ai supermercati e gli episodi di panico delle scorse ore). Ma anche il mantenimento delle filiere alimentari richiede opportuni accorgimenti, sui quali si concentra il Protocollo: “La prosecuzione delle attività produttive – si legge nell’introduzione – può infatti avvenire solo in presenza di condizioni che assicurino alle persone che lavorano adeguati livelli di protezione”.
Soltanto così il Paese potrà affrontare le prossime settimane, come spiega ad Hashtag Sicilia Sabina Valentini, capo delle Relazioni Industriali di Confcooperative Nazionale, presente al tavolo di Palazzo Chigi con l’Alleanza delle Cooperative, Cgil, Cisl Uil e altre parti datoriali. “Il confronto è partito ieri dal settore metalmeccanico, un asset a cui il Paese non può rinunciare – dice Valentini ai nostri microfoni – Poi ci siamo allargati a tutti gli altri settori produttivi, che necessariamente devono rimanere aperti per garantire gli approvvigionamenti. Abbiamo discusso della filiera agro-alimentare, dei rifornimenti, dei trasporti, stabilendo modalità precise per l’accesso al lavoro da parte dei dipendenti nel segno della massima sicurezza“.
I PUNTI DEL PROTOCOLLO:
1. Informazioni;
2. Modalità di ingresso in azienda;
3. Modalità di accesso dei fornitori esterni;
4. Pulizia e sanificazione in azienda;
5. Precauzioni igieniche personali;
6. Dispositivi di protezione individuale;
7. Gestione degli spazi comuni
8. Organizzazione aziendale;
9. Gestione entrata e uscita dei dipendenti;
10. Spostamenti interni, riunioni, eventi interni e formazione;
11. Gestione di una persona sintomatica in azienda;
12. Sorveglianza sanitaria, medico competente, RLS.
Tra le disposizioni più rilevanti, la misurazione della febbre all’ingresso. “Il personale, prima dell’accesso al luogo di lavoro potrà essere sottoposto al controllo della temperatura corporea – si legge al punto 2 del Protocollo – Se tale temperatura risulterà superiore ai 37,5°, non sarà consentito l’accesso ai luoghi di lavoro”. Un passo avanti significativo, sottolinea Valentini, “a tutela di tutti i lavoratori che non saranno esposti a possibilità di contagio. Una misura tanto più importante nella formula cooperativa, dove imprenditore e lavoratore si sovrappongono nella figura del socio-lavoratore“.
E ancora le modalità di accesso degli “esterni”, che dovranno attenersi alle necessarie norme di sicurezza. “Per l’accesso di fornitori esterni individuare procedure di ingresso, transito e uscita – si legge al punto 3 del documento – mediante modalità, percorsi e tempistiche predefinite, al fine di ridurre le occasioni di contatto con il personale in forza nei reparti/uffici coinvolti”. Passaggi che possono apparire scontati, sottolinea ancora la dottoressa Valentini, ma che oggi sono messi nero su bianco grazie al confronto con i rappresentanti dei settori produttivi. E scontata non è la stessa “sanificazione” degli ambienti, le cui implicazioni vanno attentamente calcolate.
Il Protocollo definisce infatti “prioritario coniugare la prosecuzione delle attività produttive con la garanzia di condizioni di salubrità e sicurezza degli ambienti“, e al punto 4 prevede “la sanificazione periodica dei locali, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni e di svago”. “Le parti si sono impegnate a sospendere l’attività lavorativa al fine di permettere alle imprese di applicare queste misure – dice Valentini – Per far questo si ricorrerà agli ammortizzatori sociali. Unito a ciò, è confermato il ricorso allo smart working e soluzioni organizzative straordinarie”.
Tra queste, si legge nel punto 8 del Protocollo, si potrà ricorrere “ad un piano di turnazione dei dipendenti dedicati alla produzione con l’obiettivo di diminuire al massimo i contatti e di creare gruppi autonomi, distinti e riconoscibili”, ricorrendo ove necessario “agli ammortizzatori sociali disponibili nel rispetto degli istituti contrattuali” e ai periodi di ferie arretrati e non ancora fruiti. Una volta sanificato il luogo di lavoro, poi, occorreranno i cosiddetti DPI, i dispositivi di protezione individuale. Mascherine, guanti, occhiali, tute, cuffie, camici, necessari a lavorare in piena sicurezza come prevede il punto 6.
“Molte filiere lavorano già in ambiente sterile – specifica Valentini – ma il Governo si è impegnato a fornire i dispositivi necessari per completare l’equipaggiamento. Ci siamo sforzati di guardare ad ogni aspetto, per colmare eventuali zone grige e far sì che si possa lavorare con serenità pur in quadro tanto difficile. E’ giusto che questo contributo sia venuto dalle parti sociali, nella massima sede istituzionale che è la Presidenza del Consiglio, su invito del Presidente, del Ministro dell’economia, del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro della salute”.
Questo, in estrema sintesi, il contenuto del documento che costituirà un prezioso vademecum per le settimane a seguire, con l’Italia ancora barricata in casa in attesa che passi il contagio. Ad esprimere soddisfazione per i risultati del tavolo anche il Vicepresidente nazionale di Confooperative Gaetano Mancini: “Abbiamo raggiunto un buon punto di equilibrio – dice Mancini – era importante il dialogo con i sindacati per contemperare la tutela dei lavoratori e dei loro diritti con una adeguata operatività delle imprese. Il Protocollo centra questo obbiettivo, assicura le giuste tutele senza creare elementi di eccessivo irrigidimento per le imprese, già provate da questa emergenza che si sovrappone agli effetti di una lunga crisi economica“.