Coronavirus, "ha da passà a nuttata". E se ognuno fa la sua parte, passerà

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Sono convinto che se le misure contenute negli ultimi due Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri fossero state prese venti giorni prima, avremmo evitato molti morti e gli ospedali sarebbero stati capaci di gestire meglio l’epidemia. Misure che non sono state adottate in tempo utile, non solo perché non c’erano elementi sufficienti per comprendere la gravità di una situazione assolutamente inedita, ma anche perché c’era paura e preoccupazione sulle ricadute economiche. Le pur comprensibili preoccupazioni per la produzione industriale e per la situazione economica – già in stagnazione – non avrebbero dovuto avere il sopravvento sulla salute, anche perché se è vero che la ricchezza prima di essere distribuita va prodotta, è anche vero che per produrla occorre essere vivi ed efficienti.

La paralisi del turismo, i ristoranti vuoti, la chiusura delle mense scolastiche, insieme all’annullamento delle gite e al calo dell’export avevano indotto tutti (Governo, Maggioranza, Opposizione, sindaci e presidenti di regione) a parlare di Cassandra da sconfiggere, a denunciare falsi allarmismi e a chiedere a gran voce di riaprire musei, teatri e ad invitare i cittadini a non chiudersi in casa, a ripopolare le città.

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Nessuno può scagliare pietre nei confronti di chicchessia – ad eccezione di alcuni esperti e scienziati che avevano suonato l’allarme. Quindi sarebbe cosa utile e saggia abbandonare polemiche e strumentalizzazioni politiche e concentrarsi tutti sul da farsi per rispettare i divieti relativi all’esercizio di tutte le attività economiche (ad eccezione di esercizi che vendono generi di prima necessità, farmacie, edicole e tabacchi, e di alcuni servizi essenziali come banche, assicurazioni, poste, meccanici, distributori di carburanti), sociali e sportive e le restrizioni inerenti i movimenti delle persone. Divieti e restrizioni che mi sembrano molto chiari, anche se non capisco la ratio di affidare la chiusura o meno delle fabbriche all’iniziativa degli industriali.

Coerenza ed equità avrebbero dovuto suggerire al Governo gli stessi sacrifici imposti alle altre categorie produttive, artigiani, commercianti, etcc… Comunque sono assolutamente convinto che se questi divieti e restrizioni verranno rispettati da tutti, senza se e senza ma, potremo arginare la diffusione del virus permettendo, nel contempo, al Sistema Sanitario Nazionale di fronteggiare con successo questo tsunami e curare tutti, giovani e anziani.

Insieme alla linea dura, alla stretta operata dal Governo, mi sembra importante la decisione del Consiglio dei Ministri di stanziare 25 miliardi di euro per far fronte alla situazione straordinaria che sta vivendo il Paese, metà da impiegare subito per sostenere lavoratori, famiglie e imprese e metà a supporto delle iniziative future. Di questi 25 miliardi, 20 sono in deficit, il che significa che aumentano le cambiali che le nuove generazioni dovranno pagare.

L’Europa questa volta, oltre a concederci la flessibilità – richiesta con voto unanime del Parlamento – ha deciso di mettere sul piatto 25 miliardi per creare un Fondo – a cui potrà attingere anche l’Italia – da destinare alla lotta del Continente al coronavirus. Non è molto, probabilmente occorrerebbero oltre 50 miliardi di euro, ma è un segnale importante che significa che questa volta il nostro Paese non è lasciato solo.

Per quando riguarda la manovra antivirus del governo da 12 miliardi, che arriverà domani con un Decreto Legge, mi sembra che si muoverà nella direzione di:

    1. assumere medici e infermieri ed acquistare attrezzature ospedaliere;
    2. potenziare la Protezione civile e le forze dell’ordine;
    3. estendere sia la Cassa integrazione in deroga su tutto il territorio nazionale (che sarà anche retroattiva) e senza i requisiti in capo al lavoratore dei 90 giorni di anzianità, sia il Fondo di integrazione salariale per le aziende fino a 6 dipendenti;
    4. aiutare le famiglie che devono affrontare la sospensione del servizio scolastico, che possono scegliere tra un congedo straordinario retribuito e un voucher per le babysitter. Nel primo caso il congedo sarebbe di 15 giorni e la retribuzione dovrebbe attestarsi al 40 per cento della retribuzione (80% per i redditi più bassi). Nel caso le famiglie scegliessero il voucher otterrebbero un assegno di 600 euro;
    5. sostenere il reddito dei lavoratori non coperti dalla Cassa integrazione in deroga, come gli stagionali, inclusi quel del turismo, gli autonomi (tra cui i lavoratori dello spettacolo), i lavoratori a tempo determinato. Per questi ci sarà un allargamento del sussidio di disoccupazione.

A questi provvedimenti si aggiunge lo stop alle rate dei mutui per la prima casa per le famiglie e per le imprese e per chi resta senza lavoro, e il congelamento dei tributi per chi è in difficoltà. Alcuni versamenti dovrebbero essere posticipati (la prossima scadenza è l’Iva del 16 marzo). Le rate della rottamazione o del saldo e stralcio dovrebbero essere sospese su tutto il territorio nazionale. Ma la sospensione dei tributi avverrà soltanto per alcune filiere più colpite (come il turismo e la ristorazione) e pure per quelle piccole e medie imprese che potranno dimostrare di aver subito un calo rilevante del fatturato (si ipotizza il 25 %).

Quello messo in campo dal governo mi sembra uno sforzo significativo finalizzato a non lasciare senza reddito nessun lavoratore, ad evitare il fallimento delle imprese ed a sostenere le famiglie. A cui deve seguire subito un piano per la ripartenza, basato sullo sblocco dei lavori delle grandi e medie infrastrutture, utilizzando a tal fine il modello adottato per la ricostruzione del Ponte di Genova.

Se penso però al Sud e alla Sicilia non posso non pensare a quanti vivono di espedienti – che sono tanti – , a quanti ricorrono all’arte di arrangiarsi, un'”arte” che talvolta valica i confini della legalità, che sono tagliati fuori da questi aiuti. Un problema questo certamente delicato che va, però, in qualche modo affrontato, perché occorre garantire a tutti ogni giorno la possibilità di apparecchiare la tavola, pena la trasformazione di questi soggetti in una vera e propria bomba sociale che – in un contesto di divieti e restrizioni nel quale sarà quasi impossibile qualsiasi movimento – potrebbe esplodere.

Comunque il problema più grande, a mio giudizio, è quello di evitare il rischio che queste risorse restino impigliate nelle maglie della burocrazia, vale a dire che non arrivino subito ai destinatari, come è accaduto con gli aiuti ai terremotati. Un problema che va risolto anche mettendo in piedi una task force e coinvolgendo i rappresentanti di tutti i destinatari dei benefici.

L’esperienza ci dice che le situazioni di emergenza richiedono concordia e condivisione, quindi è auspicabile che non ci siano tensioni o crisi politiche, un pericolo che si può scongiurare se il Governo saprà avvalersi anche dei suggerimenti dell’Opposizione, soprattutto quando questi sono avvalorati dalla scienza e dalla necessità.

“Ha da passà a nuttata“ diceva Eduardo De Filippo in Napoli milionaria! E passerà. Ciascuno di noi però deve fare la sua parte, remando nella stessa direzione.

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