CATANIA – Su delega della Procura della Repubblica di Catania, i Finanzieri del Comando Provinciale etneo hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari nei confronti di quattro soggetti, sottoposti agli arresti domiciliari, emessa dal G.I.P. del Tribunale etneo in relazione all’insolvenza della “TECNIS s.p.a.” dichiarata nel giugno del 2017.
In forza del medesimo provvedimento cautelare, i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Cataniastanno ultimando un sequestro preventivo finalizzato alla confisca del profitto derivante dalle condotte di bancarotta fraudolenta per distrazione, contestate agli arrestati, per un valore complessivo di 94 milioni di euro.
Le persone tratte in arresto e ristrette ai domiciliari sono:
“TECNIS s.p.a.”, avente sede legale a Tremestieri Etneo (Catania), è una delle realtà più significative nel panorama nazionale delle imprese di costruzioni generali, di ingegneria e general contracting, attiva nel settore della realizzazione di grandi opere infrastrutturali, sia in Italia cheall’estero. Il gruppo “TECNIS” ha realizzato la quasi totalità del proprio fatturato eseguendo appalti affidati da Enti Pubblici (Ministeri, Regioni, Comuni, ANAS s.p.a., Rete Ferroviaria Italiana s.p.a. – “RFI”). Il modello di businessadottato dal Gruppo “TECNIS” prevedeva la partecipazione della società capogruppo “TECNIS s.p.a.” alla gara pubblicadi appalto e, in caso di aggiudicazione della commessa, la realizzazione in proprio dei lavori ovvero l’affidamento degli stessi ad altre società del Gruppo, imprese consortilicostituite per l’esecuzione della commessa. La società madre “TECNIS” assumeva il ruolo di holding del Gruppo, finanziando con liquidità immediate le società controllate ed effettuando gli acquisti delle principali forniture di beni e servizi in loro conto.
Con decreto datato 8 giugno 2017 del Ministro dello Sviluppo Economico, la “TECNIS s.p.a.”, unitamente a 13 società consortili controllate, è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria con la contestuale nomina di un commissario straordinario. In data 20 giugno 2017, il Tribunale di Catania (sezione fallimentare) dichiarava ai sensi del D.Lgs. 270/1999 lo stato di insolvenza della “TECNIS” e di 3 imprese controllate. All’avvio della procedura di amministrazione straordinaria, il Gruppo “TECNIS” disponeva di un rilevante portafoglio commesse, pari a 700 milioni di euro, di una forza lavoro costituita da circa 600 dipendenti ed era gravato da un passivo accertato di quasi 180 milioni di euro (di cui 94 milioni per debiti erariali).
In questo frangente il Gruppo “TECNIS” vedeva COSTANZO e BOSCO LO GIUDICE possedere la capo-gruppo “TECNIS s.p.a.” attraverso:
L’operazione convenzionalmente nota come “ARCOT”, condotta dal Gruppo Tutela Economia del Nucleo P.E.F. di Catania, sotto la direzione del gruppo di magistrati di questa Procura specializzati nel contrasto ai reati fallimentari e tributari, è stata caratterizzata dall’esecuzione di intercettazioni telefoniche e ambientali, di accertamenti bancari e acquisizioni documentali nonché dalla messa a sistema di contributi tecnici qualificati rappresentati dalla relazione sulle cause di insolvenza (art.28, D.Lgs.n.270/1999) a firma del commissario straordinario, dalla consulenza legale rilasciata per conto dell’amministrazione controllata e da una relazione redatta da consulenti nominati da quest’Ufficio.
L’investigazione dei Finanzieri di Catania ha tracciato le criminose condotte predatorie poste in essere dal management della “TECNIS” che l’hanno spogliata di quasi 100 milioni di euro nel corso di un quadriennio (2011- 2014) aggravandone il dissesto e rendendola insolvente.
Lo schema fraudolento congeniato e perseguito dai soggetti arrestati si è caratterizzato per la concessione da parte di“TECNIS s.p.a.” di consistenti e vorticosi finanziamenti infragruppo “non onerosi” diretti alle consorziate; le imprese beneficiarie, a loro volta, anche con movimentazioni bancarirealizzate nella stessa giornata, hanno veicolato le liquidità in questione a favore di società estranee al gruppo di riferimento ma sempre dirette, anche con la presenza di prestanome, dal duo Concetto BOSCO LO GIUDICE –“Mimmo” COSTANZO.
Il profitto criminale originatosi dalla bancarotta fraudolentaveniva destinato, tra l’altro, alla realizzazione di strutture sportive e ricettive nel settore del turismo golfistico, la cui costruzione, in larga parte, veniva anche affidata alla stessa “depredata”. La compagine criminale, dunque, finanziata da mezzi tratti dalla società poi finita in amministrazione straordinaria (non remunerata per il malcelato finanziamento), realizzava distinti compendi societari senza dover ricorrere all’investimento di proprie risorse.
Nello specifico, le operazioni commerciali finite sotto la lente di ingrandimento degli investigatori economico- finanziari in quanto non rispondenti ad una comprensibile logica imprenditoriale sono le seguenti:
Oltre ai fatti appena descritti, gli organizzatori del disegno criminoso – i due arrestati Concetto BOSCO LO GIUDICE e Francesco COSTANZO unitamente ad ulteriori 2 soggetti indagati non destinatari di misure cautelari – stringevano accordi contrattuali che aggravavano irrimediabilmente il già precario equilibrio patrimoniale del Gruppo “TECNIS”.
Nel dettaglio, i rapporti negoziali forieri di ulteriori e ingiustificate “emorragie finanziarie” sono:
La consistente mole indiziaria acquisita in poco più di un anno d’indagine, tra aprile 2018 e novembre 2019, ha evidenziato come già a decorrere dal 2013 era venuta meno la continuità aziendale, non disponendo la “TECNIS” dirisorse finanziarie sufficienti a supportare le esigenze della produzione e a ripianare le rilevanti passività scadute, in assenza di un immediato rientro delle significative posizionicreditorie vantate nei confronti delle società direttamente eindirettamente riconducibili a COSTANZO e BOSCO LO GIUDICE. A partire dal 2013, infatti, la “TECNIS” iniziava a ricevere diffide ad adempiere, ometteva versamenti di imposte per oltre 7 milioni di euro (2013 e 2014) nonché procedeva alla cessione di assets aziendali rilevanti per l’obbiettiva impossibilità di sostenerne il finanziamento.
Emblematiche sono alcune conversazioni intercettate dai Finanzieri del Nucleo P.E.F. di Catania le quali mettono in evidenza il ruolo dominante del duo Mimmo COSTANZO– Concetto BOSCO LO GIUDICE nell’amministrazione della “TECNIS” e della loro prassi di avvalersi di prestanome. In uno sfogo con un soggetto non indagato, Gaspare DI PAOLA oggi ristretto ai domiciliari, infastidito evidenziavache “…mi hanno sempre trattato solo come un prestanome … io ho lavorato con imprenditori molto più seri di lui e di Mimmo, cioè ma molto più seri che quando l’impresa poi non c’era più, a me pagavano lo stesso …”.
Da ultimo, va segnalato che Mimmo COSTANZO e Concetto BOSCO LO GIUDICE risultano ancora oggi operativi sul mercato attraverso la società “AMEC s.r.l.” (costituita alla fine del 2017, avente sede a Santa Venerina, Catania, ed esercente l’attività di costruzioni generali e di infrastrutture, con un fatturato annuo dichiarato di 11 milioni di euro) beneficiaria di un affitto d’azienda operato da “COGIP INFRASTRUTTURE s.r.l.”; “AMEC” risulta aggiudicataria di commesse pubbliche.
La complessa indagine, condotta dalle Fiamme Gialle di Catania, ha dunque consentito di far luce su uno dei dissesti aziendali che più ha impattato sul tessuto economico-sociale del territorio etneo: l’insolvenza di un’azienda strategica gestita dagli amministratori arrestati in dispregio agli obblighi di legge, frodando enti previdenziali e non versando le imposte dovute.