"Mumble Mumble", al Must di Catania le confessioni di un orfano d'arte di Emanuele Salce

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CATANIA – Mumble Mumble è uno spettacolo, come ha scritto Franco Cordelli su Il Corriere della Sera “di profonda radice comica, o meglio umoristica, meglio ancora sarcastica – tale da poterlo accostare a… Carlo Verdone in Tali e Quali o Roberto Benigni in Cioni Mario o Fiorello” e nel quale Emanuele Salce narra impudicamente le vicende di due funerali e mezzo (e le gesta dei protagonisti che in quei giorni si distinsero…).

Quello di suo padre Luciano Salce, quando aveva poco più di vent’anni e, reduce da una nottata di eccessi etilici, si trovò a dover gestire da solo l’accadimento affrontando, nelle condizioni peggiori, una realtà a lui sconosciuta ed assai scomoda fra para-parenti a caccia di lascito, addetti alle onoranze funebri che lo inseguivano con cataloghi di bare e la ragazza per cui spasimava che non gli si concedeva. E quello del padre putativo Vittorio Gassman, marito di sua madre, vissuto da trentenne più lucido e consapevole, in cui si assiste ad un vero e proprio Carnevale del sacro e del profano, fra autorità politiche improbabili e presenzialisti d’ogni risma: dai colleghi minori, a venditori d’automobili, religiosi frustrati, furfanti che nella calca stappavano bottiglie di vino pregiate per concludere il tutto con la semifinale degli Europei del 2000 Olanda – Italia con scene da stadio.

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Salce, mattatore dello spettacolo ha accanto una degna spalla.  Difatti a fare da contraltare in scena lo spettatore-regista Paolo Giommarelli, ora complice, ora provocatore della confessione, passando con candida disinvoltura da Achille Campanile a Petrarca fino ad un trattato di procto-gastroenterologia.

“Mumble mumble non annoia nemmeno per un secondo, e mai tradisce la più sfolgorante tradizione della commedia in cui morte e vita, per decenni, hanno coabitato, con vista sul mondo, sulla bellezza, sull’eleganza d’autore”, dice dello spettacolo Giuliano Compagno.

Molti hanno scritto sullo spettacolo: “Ironico, scanzonato, serio fino alle lacrime, irriverente, grottesco, comico…tanto comico da offrire allo spettatore un finale che per l’ultimo quarto d’ora ti toglie letteralmente il fiato dal ridere”. (G. Moretti –LF Magazine)

La narrazione, che tocca prima la morte di Luciano, il padre-regista, poi quella di Vittorio… assume i connotati di una relazione satirico-grottesca dolorosa, ma volutamente esilarante”. (R. Sala – Il Messaggero)

Un atto unico di risate e di sospese riflessioni che allieterà il pubblico del Must al suo quinto appuntamento della stagione teatrale 2019/2020.

Prima rappresentazione: Venerdì 21 febbraio 2020, alle ore 21,00. Sabato 22 febbraio doppio spettacolo ore 17,30 e ore 21,00. Domenica 23 febbraio ore 17,30.

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