Aumento canoni irrigui, Selvaggi (Confagricoltura Catania) si appella all'assessore Bandiera

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CATANIA – Il presidente di Confagricoltura Catania Giovanni Selvaggi ha lanciato un appello all’assessore regionale all’Agricoltura Edy Bandiera in merito al rincaro molto consistente dei canoni irrigui e ai disagi sorti agli agricoltori impossibilitati, senza la certificazione rilasciata dal Consorzio di Bonifica dopo il pagamento, ad attingere ai fondi del Psr o alle agevolazioni per l’acquisto del gasolio agricolo per irrigazione.

“Da tecnico del settore e da politico sensibile alle tematiche dell’agricoltura – dice Selvaggi – chiedo all’assessore regionale Edy Bandiera di intervenire al più presto sulla gestione del Consorzio di Bonifica che sta creando disagi notevoli agli agricoltori, già vessati dalla crisi e già pazienti per i tanti disagi e disservizi del Consorzio”.

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“Nello specifico si è registrata una impennata abnorme dei canoni irrigui a cui si è aggiunta la richiesta del saldo dell’anno precedente con una maggiorazione di spesa pari a circa l’80% rispetto all’anno precedente in molti casi. Tradotto in numeri vuol dire che chi prima aveva un agrumeto dove pagava 382 euro per ettaro adesso ne deve pagare 686. Inoltre, il Consorzio, a chi non risulta in regola, con i pagamenti non rilascia i certificati irrigui che sono la certificazione necessaria per accedere ad alcune misure del Psr. Su tutte quella per il reimpianto, fondamentale per gli agrumeti della Piana etnea, di alcune zone del siracusano, dell’ennese e in tutto l’areale dell’IGP Arancia, colpiti dal virus Tristeza. E senza certificati irrigui non si può nemmeno richiedere il gasolio agricolo per irrigazione con tariffa agevolata”.

“Quindi – conclude Selvaggi – chiediamo all’assessore Bandiera un intervento perché questa gestione sta fortemente penalizzando gli agricoltori. Non si possono scaricare sugli agricoltori anni e anni di debiti e di mala gestio dei Consorzi che hanno accumulato deficit. Non può sempre pagare per tutti l’anello debole della catena. Siamo concordi sul tracciare un’azione ragionata di risanamento e sulla individuazione degli evasori, ma serve un criterio equo che non colpisca e non penalizzi un’intera categoria”.
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