CATANIA – Verrà questa notte, nascerà, vivrà. E malgrado tutti i nostri sforzi per allontanarci dal Suo Mistero, troverà il modo di comunicare con noi. Con la voce di Don Dario, per esempio: trentaquattro anni e già sulla barricata, Ballarò, Librino, San Cristoforo, la crème de la crème dei quartieri “tosti” di Palermo e Catania, luoghi-non luoghi dove il presidio della Chiesa è indispensabile. Don Dario, salesiano, opera all’Oratorio “S. Giovanni Bosco” della Salette. Insieme ai confratelli e ai volontari si batte ogni giorno contro il degrado, la povertà educativa e la dispersione scolastica. E al termine di quest’intervista-testimonianza sul valore del Santo Natale in frontiera – sia pure interna, come San Cristoforo, ma sempre frontiera – riesce a toccarmi il cuore con una frase di San Paolo: “Spes contra spem. Dobbiamo sperare contro ogni speranza. E’ questo l’augurio che faccio ai miei ragazzi, a tutti noi, ed anche a te”.
Don Dario, qual è il bilancio dell’anno che ci lasciamo alle spalle?
Il 2019 è andato bene. A San Cristoforo c’è molta fiducia nei confronti dei Salesiani, e questo è bello. Abbiamo avuto tante iscrizioni per l’Oratorio, mi dicono in crescita rispetto agli anni precedenti. Tante richieste sia per il doposcuola che per i laboratori, le attività, il catechismo. E poi lo sport, fondamentale per i ragazzi di questa realtà, perché veicola gioco di squadra e senso delle regole.
Tu sei uno dei responsabili del progetto “Un’opportunità educativa per essere migliori”, messo in campo dai Salesiani di Catania per combattere il fenomeno della dispersione scolastica.
Il progetto prosegue e ci dà grandi soddisfazioni. Il problema della dispersione scolastica è ancora molto vivo. Lo vediamo con il doposcuola: a frequentarlo sono sopratutto i bambini delle scuole elementari, fino alla quinta. Dalle medie molti li perdiamo di vista. Non parliamo poi della scuola superiore, che nel quartiere nemmeno esiste. Mentre sappiamo che la presenza della criminalità organizzata è forte. Questo è un serio problema.
Leggo i dati che accompagnano il vostro progetto: in Sicilia un giovane su quattro tra i 18 e i 24 anni, il 24,3%, interrompe gli studi precocemente, fermandosi alla licenza media inferiore. La media nazionale è del 14,7%.
In alcune realtà questi dati sono ancora peggiori. E’ un dramma dovuto a molti fattori: la crisi della scuola, le difficoltà dei professori, il disinteresse delle famiglie. A volte gli insegnanti non danno nemmeno i compiti a casa, perché sanno che non verranno svolti. E quindi i ragazzi, non avendo compiti, non si iscrivono al doposcuola. E’ un circolo vizioso che continua ad auto-alimentarsi.
Per questo avete avviato un dialogo con le scuole del territorio.
Abbiamo una collaborazione con la scuola “P. A. Coppola”, e da poco abbiamo iniziato a collaborare con la “Livio Tempesta”, che è ancora più vicina all’Oratorio. Il dialogo con le scuole e le Istituzioni è molto importante, e può aiutare molti alunni a proseguire gli studi o riprenderli laddove li avessero abbandonati. E’ ciò che abbiamo detto al Viceministro Buffagni quando alcune settimane fa è venuto a visitarci.
Don Dario, cosa vedi nei tuoi ragazzi, come educatore e come pastore?
Vedo grandi potenzialità, che attendono di essere tirate fuori. Etimologicamente, il termine “educatore” vuol dire proprio questo: portare fuori. Tornando ai ragazzi, è chiaro che il contesto non li aiuta, e molti nascono con le ali già tarpate. Non riescono a sognare in grande, la massima aspirazione per molte ragazze è fare la parrucchiera, con tutto il rispetto per quella professione. Orizzonti più ampi sono esclusi a prescindere, in un gioco al ribasso che magari dura da generazioni.
Come recuperare questi orizzonti, come fermare il gioco al ribasso?
L’istruzione e la cultura sono fondamentali per qualunque progetto di vita. Noi puntiamo a far sognare i ragazzi, ad insegnare a pensare in grande, a mostrare che il mondo è molto più grande e più bello del quartiere che sono abituati a vedere.
Come?
Quest’estate per esempio li abbiamo portati sull’Etna, all’Osservatorio Astrofisico, per vedere le stelle. A dicembre invece siamo stati all’Osservatorio di Catania, per guardare il Sole con il telescopio. Entrambe le visite sono riuscite, i ragazzi sono stati attenti, hanno posto domande. E per qualche ora sono usciti dalla logica del quartiere, della città dentro la città. Hanno sognato pensando al Sistema Solare, alle costellazioni, alle galassie.
Don Dario, qual è il messaggio di questo Natale?
E’ il messaggio di sempre: il Signore è nato duemila anni fa, ma vuole rinascere ancora nelle nostre vite. Sopratutto in quelle parti di noi che non riusciamo ad accettare, le ferite, le debolezze, le piccinerie che ci portiamo dentro. E’ proprio lì che Gesù vuole rinascere. Per farci sentire amati, per darci la forza di ricominciare. Con Lui la piccineria diventa grandezza, la debolezza diventa forza, la ferita diventa speranza.
La Morte diventa Vita.
Perciò, come diceva San Paolo, “spes contra spem”. Dobbiamo sperare contro ogni speranza. E’ questo l’augurio che sento di fare ai miei ragazzi, a tutti noi, ed anche a te.