Cinquant’anni fa, il 12 dicembre 1969, fascisti coperti da agenti dei servizi segreti mettono una bomba nel salone della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano (accanto al Duomo) provocando 17 morti e 88 feriti.
Fu la prima “strage di Stato”, ossia il primo attentato con bombe per mano di fascisti protetti e foraggiati da agenti dei servizi segreti italiani e della CIA americana. Seguirono attentati fra i quali i più gravi furono nel 1974 a piazza della Loggia (Brescia) e al treno Italicus, nel 1980 stazione di Bologna e altri ancora. Indagini indipendenti e indagini giudiziarie “hanno confermato, fuor di ogni dubbio, che lo Stato promuoveva o consentiva stragi e delitti eccellenti, spesso gestendoli in prima persona e comunque coprendoli; ultimi esempi Ustica, Casalecchio di Reno, la morte di Ilaria Alpi, le navi dei profughi speronate e il Cermis: crimini di guerra e di pace, sempre con la stessa logica del puro dominio” (vedi inchiesta del libro La strage di Stato: http://www.uonna.it/121269.htm, ivi anche sentenze dei tribunali).
Quella di 50 anni fa a Milano fu quindi considerata “la madre di tutte le stragi”, il “primo e più dirompente atto terroristico dal 1945”, “il momento più incandescente della strategia della tensione” e l’inizio degli “anni di piombo”. Gli attentati terroristi di quel giorno furono cinque, concentrati in un lasso di tempo di appena 53 minuti a Roma e a Milano. Ma prima della strage della Banca dell’Agricoltura, nel 1964 il generale De Lorenzo aveva organizzato quello che fu il primo tentativo di colpo di stato e dopo la strage di Milano alcuni militari riorganizzarono una rete fascista che mirava di nuovo al colpo di stato (vedi “Rosa de venti”).
Ogni volta dopo le stragi parte rilevante dei servizi segreti è stata particolarmente attiva nel depistare le indagini giudiziarie per impedire che si scoprissero autori e soprattutto mandanti. La prima clamorosa impostura fu appunto a Milano quando fecero dire ai media (e anche al celebre Montanelli, notoriamente reazionario) che l’attentatore fosse il ballerino anarchico Valpreda e che il ferroviere Pinelli – suicidato buttandolo dalla finestra della questura di Milano – ne fosse complice. Si deviò quindi l’indagine dei giudici verso innocenti per proteggere autori e mandanti. Nel giugno 2005 la Corte di Cassazione ha stabilito che la strage fu opera di “un gruppo eversivo costituito a Padova nell’alveo del gruppo fascista Ordine Nuovo”, capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura, ma non più perseguibili in quanto precedentemente assolti con giudizio definitivo dalla Corte d’assise d’appello di Bari. Così gli esecutori materiali sono rimasti “ignoti”. Il segreto di Stato sempre invocato dalle autorità politiche e delle forze di polizia per ogni indagine sulle diverse stragi (sino anche al delitto Moro) è quindi stato l’arma per impedire la verità giudiziaria mentre quella politica cioè della controinformazione rigorosa è indiscutibile.
La ragione delle stragi
La palese ragione delle stragi è che dagli anni Sessanta e in particolare col ’68 e il ’69 le lotte studentesche, operaie e popolari avevano cambiato i rapporti di forza in Italia: il padronato e i diversi gruppi di potere (vedi Pasolini : Io so, nel Corriere della sera del 14/11/1974) si sentirono allora in pericolo per il rischio di perdere il potere di super sfruttamento e quindi di dover concedere troppo alle rivendicazioni del movimento sindacale e popolare. Ricordiamo che fu grazie a queste lotte che furono conquistate le grandi riforme democratiche di quegli anni ’70-’80 (statuto dei lavoratori, diritto all’aborto volontario, divorzio, smilitarizzazione della polizia di stato, democratizzazione della gestione delle imprese e enti pubblici -tante conquiste per buona parte erose dallo sviluppo liberista globalizzato di questi ultimi trent’anni). In particolare le destre italiane, anche dentro la DC, spalleggiate dai servizi segreti americani scelsero di reagire con violenza estrema per impedire così che si formasse una coalizione di governo DC-PSI-PCI-PRI, ossia un orientamento favorevole a una politica economica e sociale progressista e quindi una redistribuzione meno diseguale della ricchezza pubblica. E fu questo stesso il motivo per cui i servizi segreti manipolarono anche il sequestro Moro impedendo di salvargli la vita. In altre parole c’è un filo nero che lega le stragi di Stato ai servizi segreti che spalleggiavano i fascisti e le trame nere dentro le forze armate e nelle forze di polizia con anche la collaborazione di mafia e massoneria e l’appoggio della CIA degli Stati Uniti.
Ricordare la strage del 12 dicembre 1969 vuol quindi dire sollecitare la vigilanza rispetto alle minacce di deriva fascista che sono sempre presenti in una democrazia che coesiste con la sua eterogenesi cioè con le derive reazionarie oggi mascherate in partiti che palesemente invocano orientamenti fascisti-razzisti-sessisti insieme a sovranisti, populisti e liberisti (di destra e dell’ex-sinistra) che legittimano disastri sanitari-ambientali e neoschiavitù.