PALERMO – Dopo l’appuntamento romano alla Camera dei Deputati nel giugno scorso il carteggio “Scrivo all’amico” fa tappa in Sicilia, precisamente a Palermo, per la seconda presentazione nazionale in programma venerdì 29 novembre nella Sala delle Lapidi in Palazzo delle Aquile (Piazza Pretoria, Palermo), sede del Comune del capoluogo siciliano: appuntamento alle 17. Presenteranno il volume il professor Giorgio Scichilone, docente all’Università degli Studi di Palermo e Maurizio Sangalli, presidente dell’Istituto Sangalli e docente all’Università per Stranieri di Siena. Modera e introduce la presentazione il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Porteranno i loro saluti Don Angelo Maffeis, presidente Istituto Paolo VI, Brescia e Don Carmelo Vicari, vicario episcopale della Curia arcivescovile di Palermo.
L’epistolario fra Giorgio La Pira (1904-1977) e Giovanni Battista Montini (1897-1978) copre un periodo di tempo che va dal 1930 al 1963. Il lavoro dal titolo “Scrivo all’amico” (Studium, pag.290, euro 36) nasce grazie all’impegno dell’Istituto Paolo VI di Brescia, custode della memoria del pontefice, della Fondazione Giorgio La Pira e dell’Istituto Sangalli per la storia e le culture religiose, entrambe istituzioni con sede in Firenze. L’edizione critica è stata curata da Maria Chiara Rioli e Giuseppe Emiliano Bonura, borsisti dell’Istituto Sangalli. Il testo rappresenta un importante tassello per la ricostruzione dei rapporti fra queste due personalità, ma più in generale per la storia della Chiesa e della società italiana della seconda metà del Novecento.
‘Scrivo all’amico’ è una ‘corrispondenza asimmetrica’, come spiega Giorgio Campanini nella prefazione. Composta, essenziale, concisa quella di Montini; ampia, abbondante, quasi fluviale quella di La Pira. Evidenti anche le differenze di stile: mentre La Pira può esprimersi in piena libertà, Montini appare spesso condizionato dai ruoli rivestiti, prima Sostituto della Segreteria di Stato vaticana e poi arcivescovo di Milano, nei confronti dei quali avverte un forte senso di responsabilità. Nonostante queste differenze, emergono con chiarezza un comune amore per la Chiesa, un’intensa spiritualità, una puntuale attenzione agli avvenimenti, visti come lo snodarsi, nonostante tutto, di un piano provvidenziale che occorre, a poco a poco, decifrare.
Ripercorrere, attraverso più di duecento lettere, la storia di un’amicizia così innervata di spiritualità, filosofia e politica come quella tra Giovanni Battista Montini e Giorgio La Pira significa innanzitutto tracciare l’itinerario di una relazione durata oltre mezzo secolo, dal primo incontro, avvenuto negli anni Venti, fino alla morte del giurista e politico, il 5 novembre 1977. In particolare, il blocco di lettere qui raccolto getta nuova luce su alcuni delicati momenti della vita italiana, dalla crisi del sistema industriale degli anni ’50, all’affermarsi di una volontà di pace oggetto dei convegni fiorentini proposti da La Pira a Firenze.
Nel carteggio non mancano le profezie: lo scambio di epistole si arresta alla vigilia dell’elezione del cardinale bresciano al pontificato. Non prima che La Pira abbia scritto a Montini “Si vede chiaro la ragione profonda della vicinanza che il Signore ha stabilito da 40 anni fra di noi: cioè un fine ben definito: forse questo fine sarà totalmente chiarito quando Lei – se il Signore così ha disposto – salirà sulla cattedra di Pietro per servire la Chiesa di Roma e la Chiesa di tutto il mondo”. Di lì a pochi giorni, il 21 giugno del 1963, questa profezia di sarebbe avverata, con l’elezione di Montini al soglio petrino.
“Siamo particolarmente orgogliosi di poter presentare qui, in Sicilia, il nostro carteggio e questo perché, mentre la personalità di La Pira è naturalmente associata a Firenze per esserne stato sindaco, nel volume emerge fortemente la personalità solare, piena di energie e di slancio di un carattere mediterraneo, aperto e inclusivo. In questo senso molto del temperamento siciliano è presente nell’opera”, sottolinea Maurizio Sangalli. “Sono nato in Sicilia e lì ho passato la mia infanzia e adolescenza, poi la vita mi ha portato altrove. Dedico questo lavoro alla mia Isola, a questa comunanza con La Pira, all’isolitudine di bufaliniana memoria che può divenire, come appunto in La Pira, instancabile e magmatica ricerca di verità”, spiega Giuseppe Bonura, uno dei curatori del carteggio. “Idealmente il mio lavoro è dedicato ad un’altra persona che non c’è più, il giudice Tindari Baglione, un amico, anche lui di origini siciliane, che ho avuto l’onore di frequentare durante i nostri anni fiorentini. Lui era molto devoto a La Pira. Ecco, questo lavoro, iniziato casualmente dopo la sua scomparsa, è stato per me un modesto dono alla sua memoria o almeno un modo per me per coltivare la sua memoria,” conclude Bonura.
I documenti trascritti e commentati provengono principalmente da due archivi: il ricchissimo deposito documentario conservato presso la Fondazione Giorgio La Pira a Firenze e le oltre 400 cartelle che compongono il fondo documentario dei quasi nove anni dell’episcopato montiniano, contenute all’interno dell’Archivio della curia arcivescovile di Milano. Inoltre, la consultazione dell’Archivio, costituitosi presso l’Istituto Paolo VI di Concesio (Bs) sulla base di importanti donazioni documentarie effettuate in particolare dalla Santa Sede e dalla famiglia Montini, ha permesso l’integrazione di alcune lettere. All’Istituto Paolo VI è spettato il compito di procedere alla redazione e alla stampa del volume, pubblicato nei ‘Quaderni dell’Istituto’ della casa editrice Studium di Roma, grazie ad un’opera attenta e puntigliosa da parte del comitato di redazione.
“L’edizione critica di questo ricchissimo epistolario rappresenta un apporto fondamentale per la comprensione delle questioni sociali, economiche e politiche che attraversano l’Italia degli anni ’40, ’50 e ’60. Eppure il lavoro non può arrestarsi qui”, aggiunge Bonura, “Dallo studio degli Archivi è emersa una lacuna documentale che va dagli anni ’30 al 1950. È stato possibile infatti ritrovare solo poche lettere di quel periodo. L’apertura degli Archivi Vaticani nel periodo del pontificato di Pio XII prevista per marzo 2020 e annunciata pochi mesi fa dal Santo Padre, rappresenterà un’occasione preziosissima per arricchire o confermare il quadro storico-documentale oggi a disposizione degli studiosi”.