“Troppu trafficu ppi Carrubba”. Il Must – Musco Teatro di Catania affida al personaggio interpretato dal grande Mimmo Mignemi il debutto della stagione 2019/20. Due ore di comicità intrecciate su una scappatella tra il capo delle guardie del duca Lionatu e l’invenusta Genoveffa (Rita Abela), scappatella non consumata ma sufficiente a scatenare le ire della moglie Ofelia, interpretata da Valeria Contadino. Intorno a questo triangolo, la spassosa coppia di guardie Sorba e Ugo (Valerio Santi e Francesco Russo), e l’incorreggibile dottor Fiordipisello, interpretato da Cosimo Coltraro. Ad impreziosire il tutto le musiche originali del maestro Matteo Musumeci.
Lo spettacolo è uno spin-off di Troppu trafficu ppi nenti, il rifacimento del Much ado about nothing di Shakespeare scritto a quattro mani da Giuseppe Dipasquale e Andrea Camilleri. “Imitando un po’ Shakespeare, che fece risorgere Falstaff dall’Enrico V per metterlo nelle Allegre comari di Windsor, ho ritirato fuori il personaggio di Carrubba dall’altra opera scritta con Camilleri – dice Dipasquale ai microfoni di Hashtag Sicilia – Si tratta di un personaggio divertentissimo, che nasce dalla commedia dell’arte e ha la capacità di costruire moduli comici su situazioni ad equivoco. Il pubblico troverà una commedia divertente con una storia che fa pensare, trattando situazioni quotidiane che ciascuno di noi potrebbe vivere”.
“È un piacere enorme tornare su un personaggio portato in giro per diciassette anni – dice Mimmo Mignemi – lo spettacolo narra la vita di Carrubba che da comandante della guarnizione locale, ascoltato e rispettato, arrivato a casa diventa un agnellino nelle mani della moglie Ofelia. La situazione si complica quando nasce un flirt con una fanciulla incontrata al fiume. Da qui si dipana una storia allegra con un finale che rispecchia la vita delle famiglie allargate di oggi, le maritanze e le cognatanze multiple che ormai fanno parte della nostra esistenza”. Lo spettacolo, sottolinea Mignemi, è reso tanto più divertente dalla costruzione linguistica peculiare. “È una lingua, quella camilleriana, che implica uno studio enorme – spiega l’attore – avendo delle costruzioni al contrario della normalità. Magari all’inizio può risultare un po’ ostica, ma una volta entrati nel gioco si ride moltissimo”.
NON SOLO TEATRO – A margine dello spettacolo è stato possibile ammirare alcune opere pittoriche del Maestro Nunzio Papotto, in un dialogo tra diversi generi artistici che è tra le novità di quest’anno del Must: “Speriamo che le opere siano apprezzate – dice Papotto – qualsiasi forma d’arte ha bisogno di nutrirsi di altro. Chi fa pittura deve nutrirsi di teatro, di musica, di danza, per far crescere lo spirito e alimentare la propria espressività”.