CATANIA – È la criminalità ambientale il nuovo fronte che impegna la Polizia di Stato nell’azione di contrasto al crimine: gravi contaminazioni e accumuli di materiali pericolosi per l’ambiente, ma anche e soprattutto per la salute umana, distruggono irreversibilmente territori delicati, quali l’Oasi del Simeto, preziosi e rari, un vero patrimonio naturalistico alla cui protezione, salvaguardia e sviluppo dovrebbe tendere ogni cittadino.
Ed è, invero, proprio grazie alla segnalazione di un cittadino – la cui collaborazione, in questi casi, risulta preziosa in ragione dell’obiettiva difficoltà nell’individuare i luoghi di questi crimini – è stata scoperta una vera e propria discarica instaurata all’interno di un terreno dell’area sottesa dall’Oasi del Simeto.
I poliziotti sono intervenuti in forze, successivamente anche ausiliati dal N.O.R. del Corpo Forestale e dal personale addetto alla tutela della riserva naturale Oasi del Simeto, e hanno sorpreso quanti si trovavano sul posto: 11 dipendenti tra i quali anche un minorenne, ovviamente tutti “in nero”. Tre di essi, oltre a lavorare in quel sito illegale, erano anche intestatari del “reddito di cittadinanza”, cosa che ha comportato per loro una denuncia per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Nel piazzale di circa 5000 metri quadrati erano pericolosamente ammucchiati oltre 25 tonnellate di materiali ferrosi, ma anche rame e alluminio, oltre a batterie d’auto, scocche di vetture arrugginite, elettrodomestici rottamati, cartone e pericolose traversine in legno, il cui trattamento chimico è orma notoriamente cancerogeno e dannoso per l’ambiente. Sono stati rilevati anche pericolosissimi sversamenti di olii minerali esausti e di altri liquidi pericolosi nel terreno, proprio in prossimità di un canale, con grave pericolo sia per l’inquinamento del suolo e delle eventuali falde acquifere, sia del mare.
Grave e lunga, la lista di reati per i quali i due pregiudicati, titolari “dell’impresa” sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria: gestione illegale di rifiuti speciali pericolosi, sfruttamento dello stato di bisogno dei lavoratori e impiego di minori, incauto acquisto di oggetti (in particolare, il rame) di sospetta provenienza furtiva e reati in materia di sicurezza e salubrità sui luoghi di lavoro. Infatti, nonostante la materia “trattata” costituisse un potenziale pericolo per gli addetti alla movimentazione e alla lavorazione, i dipendenti non facevano uso di alcun dispositivo di protezione individuale, né erano state adottate precauzioni per evitare l’insorgere di malattie nei lavoratori.
L’intero impianto illegale è stato sequestrato e posto sotto sigilli, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Sempre nell’area dell’Oasi, i controlli sono stati estesi anche ai veicoli in circolazione, sono stati, così fermati e controllati due autocarri che trasportavano 3 tonnellate di legna.
A bordo dei veicoli, due minori di 12 e 13 anni – veramente piccoli, per essere impegnati in un lavoro così gravoso – che erano sprovvisti del benché minimo presidio di sicurezza per evitare incidenti sul lavoro. Anche in questo caso, i responsabili sono stati indagati in stato di libertà per reati in materia di sicurezza e salubrità sui luoghi di lavoro e per l’indebito impiego dei minori in attività lavorativa pesante e senza il rispetto delle norme di sicurezza. Ancora una volta, ricorre il reato di truffa aggravata: uno dei due autisti era intestatario di indennità di disoccupazione, pur non avendone – con tutta evidenza – alcun diritto.
Presso il Villaggio Santa Maria Goretti, è stato indagato in stato di libertà un soggetto, responsabile di un’autorimessa e autolavaggio per illeciti in materia di sicurezza e salubrità sui luoghi di lavoro. Sul posto, attesa la rilevanza di quanto appurato e a tutela dell’ambiente, è stato richiesto l’intervento del Corpo Forestale – Nucleo Operativo Regionale e del personale del Corpo di Vigilanza Oasi del Simeto.
Dopo una siffatta mattina, i poliziotti pensavano di aver concluso; ma ecco che, al rientro presso il Commissariato Librino, un pregiudicato sottoposto alla misura dell’obbligo di presentazione alla P.G., si è effettivamente presentato, ma in scooter e senza casco, senza assicurazione R.C.A., senza patente e, per di più, su un mezzo già sottoposto a fermo amministrativo per guida senza casco e senza patente.
Inutile dire che, dopo le numerose sanzioni comminategli dagli agenti, l’uomo ha pagato questa sfrontatezza tornandosene a casa a piedi.