CATANIA – Alla fine il comizio politico nella sede istituzionale c’è tutto. Nel suo intervento nella sala Giunta di Palazzo degli Elefanti il leader della Lega Matteo Salvini ne ha per tutti: per gli ex alleati del Movimento 5 Stelle (“Sono preoccupato dal Reddito di Cittadinanza, potrebbe incrementare il lavoro nero”), per Renzi e Grillo (“Se decidono di fare il governicchio tra loro, auguri”), per l’Italia del “no” alla quale intende contrapporre quella del “sì”: “Basta che ci mandino il più presto a votare, perché questo Paese ha fretta. Ho sentito alcuni parlamentari, preoccupati di perdere la poltrona, dire che bisogna aspettare Ferragosto per la crisi. Roba da matti”.
Per la visita a Palazzo degli Elefanti il leader della Lega deve fare uno strappo all’outifit consueto del suo tour delle spiagge (stamattina, prima di arrivare a Catania, ha trascorso alcune ore al Caparena di Taormina). Una camicia bianca copre quindi il petto villoso e le possenti spalle del Capitano, seduto tra il Sindaco di Catania Salvo Pogliese e l’Assessore leghista Fabio Cantarella. E ad accrescere il fastidio per quest’orpello borghese si aggiunge la contestazione che lo attende all’arrivo in piazza Duomo: ad animarla le associazioni di sinistra che avevano diffidato il leader della Lega a tenere comizi al Municipio, ma anche alcuni militanti catanesi del Movimento Cinque Stelle, ancora scottati dal tradimento dell’alleato (mai del tutto digerito) a livello nazionale.
Il sindaco Pogliese, con tanto di fascia tricolore, esordisce ricordando l’intervento del Ministro dell’Interno nei confronti del dissesto della città. E si concede un “tu” che richiama l’antica amicizia stretta a Bruxelles – dove “Salvo” e “Matteo” erano colleghi europarlamentari – e che il neo-coordinatore di Fratelli d’Italia ha sempre rivendicato, pur avendo scelto di non confluire nella Lega dopo l’uscita da Forza Italia. Dissesto, dunque, e provvedimenti economici per la città di Catania. Anche il Ministro inizia da qui: “Per me la concretezza e il lavoro vengono prima di tutto – dice Salvini – ci siamo spesi per aiutare Catania, il decreto originale prevedeva soltanto il Salva-Raggi. Noi abbiamo detto: perché aiutare solo il sindaco di Roma quando anche Alessandria e Catania hanno problemi enormi ereditati dal passato? Siamo riusciti ad imporci, altrimenti il 1° luglio a Catania sarebbe stato l’anno zero. Abbiamo mantenuto la parola”.
Ma subito dopo il discorso vira decisamente sulla situazione politica: “Nei prossimi mesi si confronteranno il popolo del sì e quello del no – dice il leader della Lega – Quello del no lo abbiamo visto anche nella contestazione di poco fa: sinistra, centri sociali, pezzi del Movimento Cinque Stelle. Noi contrapponiamo l’italia del sì, con i lavoratori, gli imprenditori, le associazioni, le realtà civiche”. Il Capitano si scalda e picchia duro nei confronti dell’ex alleato di Governo, mettendo in discussione persino il provvedimento fiore all’occhiello del pentastellati: “Ieri, ed anche oggi a Taormina, mi hanno segnalato tanti casi di imprenditori che non riescono a trovare personale perché la gente rifiuta il lavoro, visto che adesso c’è il Reddito di Cittadinanza a cui aggiungono anche dei soldi in nero. Non so se sia vero, ma faremo tutte le verifiche per evitare che la nostra si trasformi in una Repubblica dell’assistenza. Se ci dovessimo rendere conto che invece di lavoro crea lavoro nero, trarremmo le conseguenze del caso”.
Il discorso si sposta sui tentativi di varare una maggioranza alternativa a quella gialloverde. “Leggo l’appello di Renzi e penso che sia dovuto esclusivamente alla paura di perdere la poltrona – assicura – So per certo che in questo momento a Roma tanti sono attaccati al telefono e promettono l’impossibile per fare una bella ammucchiata. Ma cosa c’è di più bello, democratico, sano e trasparente di far decidere ai cittadini italiani?”. E strizza l’occhio all’amico Salvo: “Io penso che l’Italia del sì possa avere in Catania un modello, perché alle prossime elezioni porteremo in Parlamento centinaia di sindaci. Se uno conosce la macchina amministrativa sarà un ottimo Ministro, altrimenti sarà pessimo e ne abbiamo avuto le prove”. Pogliese non commenta, ma si limita a sorridere educatamente.
C’è spazio anche per molte domande dei giornalisti e considerazioni varie, dalla situazione degli sbarchi al crollo del Ponte Morandi. Ma il succo del discorso rimane lo stesso: “Prima andiamo a votare, prima si approva la manovra economica, prima si iniziano a risolvere i problemi del Paese – ribadisce il leader della Lega – È L’Italia del sì contro l’Italia del no. La parola torni agli italiani”. Nessuno dei presenti ricorda che “l’Italia del sì” era lo slogan di un altro Matteo, per un certo referendum di pochi anni fa. E che andò come andò.