Borsellino, le audizioni segrete: "Noi, scortati la mattina e liberi di essere uccisi la sera"

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PALERMO – “Buona parte di noi non può essere accompagnata in ufficio di pomeriggio da macchine blindate – come avviene la mattina – perché di pomeriggio è disponibile solo una macchina blindata, che evidentemente non può andare a raccogliere quattro colleghi. Pertanto io, sistematicamente, il pomeriggio mi reco in ufficio con la mia automobile e ritorno a casa alle 22. Con ciò riasquisto la mia libertà utilizzando la mia automobile; però non capisco che senso abbia farmi perdere la libertà la mattina per essere, poi, libero di essere ucciso la sera”.

E’ uno dei passaggi più drammatici dell’audizione del giudice Paolo Borsellino di fronte alla Commissione parlamentare antimafia dell’8 maggio 1984. L’audizione fa parte dei documenti della Commissione parlamentare antimafia declassificati e resi noti oggi. “Dopo aver deliberato l’approvazione di una rilevante operazione di declassificazione di atti e documenti – si legge nella nota che accompagna il materiale – la Commissione parlamentare antimafia ha ritenuto di fornire un primo saggio delle potenzialità di questa operazione in occasione del XXVII anniversario della strage di via D’Amelio, pubblicando tutte le audizioni del dottor Borsellino. Dagli atti pubblicati (in sette anni di audizioni, dal 1984 al 1991, che toccano i momenti più significativi della rivoluzione processuale del pool di Palermo), emergono nitidamente i molteplici profili della straordinaria esperienza umana e professionale di Paolo Borsellino: si riconoscono il magistrato esemplare e scrupoloso, il lungimirante studioso del fenomeno mafioso, l’uomo coraggioso, l’attento giurista. Documenti preziosi da leggere o, grazie al ritrovamento delle fonoregistrazioni, da ascoltare direttamente dalla voce di Paolo Borsellino”.

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LE AUDIZIONI E LE TRASCRIZIONI

Tra i documenti diffusi proprio l’audizione del maggio 1984, nella quale Borsellino evidenzia dapprima le criticità relative al funzionamento dei nuovi computer, giunti a Palermo per iniziare la digitalizzazione degli atti del Maxiprocesso, ma sopratutto la condizione dei magistrati, formalmente sotto scorta ma alle prese con la penuria di mezzi. “Borsellino fu audito dalla Commissione parlamentare antimafia (IX legislatura) nella sua qualità di giudice istruttore a Palermo – si legge ancora nella nota che accompagna la documentazione – Alla data dell’audizione, il dottor Borsellino svolgeva le funzioni di giudice istruttore a Palermo già da nove anni ed era pienamente operativo il cosiddetto ‘pool antimafia’, istituito dal Consigliere Rocco Chinnici (ucciso il 29 luglio 1983). Il momento storico era particolarmente delicato: Tommaso Buscetta era stato da poco arrestato in Brasile (ottobre 1983), ma ancora non era stato estradato; inoltre, dopo gli omicidi, tra gli altri, del dirigente della Squadra Mobile di Palermo Boris Giuliano (21 luglio 1979) e del Consigliere Chinnici, il problema della sicurezza e della protezione dei magistrati e degli operatori della Polizia giudiziaria era drammaticamente avvertito”.

“Non a caso – conclude la nota – nell’audizione oggetto di pubblicazione il dottor Borsellino affronta anche il tema della sicurezza personale e della gestione dei dispositivi di scorta, evidenziando al riguardo alcune importanti criticità”.

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