CATANIA – Sono passati quindici giorni dall’ultima volta che ci siamo visti e di acqua sotto i ponti ne è passata molta, vale a dire che sono successe – da allora ad oggi – tante cose per le quali i responsabili meriterebbero di essere messi sotto tiro.
Mi riferisco in particolare:
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- Alla vicenda che ha terremotato l’Università di Catania e indotto il Rettore e tanti indagati a dimettersi dai loro incarichi. Vengono accusati di cose di cui molti cittadini immaginavano l’esistenza. Colpisce, in questa vicenda, la violenza di alcune espressioni dei soggetti intercettati, il disprezzo nei confronti di chi non fa parte del giro e lo spirito di vendetta verso i potenziali ricorrenti verso chi avesse osato ribellarsi.
- Alla restituzione di 380 milioni di euro da parte della Regione all’Europa, come se i siciliani navigassimo nell’oro e potessimo permetterci di fare regali agli altri.
- Ai risultati di uno studio europeo sulla base dei quali – in materia di corruzione – il nostro Paese risulta Il peggiore tra tutti i Paesi occidentali. Pensate ogni anno a causa della corruzione l’Italia perde ben 236,8 miliardi di euro, pari a 3.903 euro per abitante.
Ma su queste cose non mi soffermo oltre, perché su alcune di esse si è già scritto e parlato abbastanza mentre le altre sono così complesse che non possono esaurirsi in una nota di 8- 10 minuti.
Questa sera, invece, ragionerò con voi su un motto: “Prima gli Italiani”. Quando l’ho sentito la prima volta sono rimasto folgorato, come se avessi visto finalmente la luce in fondo al tunnel. Ho esclamato a voce alta: “Finalmente uno con i c… con gli attributi ! Uno che pensa agli italiani!”
Mia moglie, che di solito questiona su tutto e ama spegnere i miei facili entusiasmi, non profferì parola. Forse perché condizionata dalla velocità con la quale cominciai a sgranare il mio personalissimo rosario.
Finalmente qualcuno si ricorderà che anche i siciliani sono italiani e provvederà a riparare i torti storici che sono stati fatti a questa terra; finalmente Giulio Regeni, quel giovane ricercatore italiano ritrovato morto tre anni fa in Egitto dopo essere stato torturato; finalmente di Silvia Romani, la giovane italiana impegnata nel volontariato scomparsa in Kenia oltre sei mesi fa sapremo ho l’ha rapita e quando tornerà ad abbracciare i suoi familiari; finalmente i nostri emigrati sparsi in tutti i continenti – che tutti definiamo i migliori ambasciatori del Made in Italy – avranno l’attenzione e la considerazione che meritano.
L’indomani e nei giorni a venire lessi sulla stampa:
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- che erano stati ripristinati i rapporti diplomatici con l’Egitto, e che qualcuno aveva ordinato di rimuovere dai palazzi istituzionali gli striscioni che chiedevano giustizia per Giulio Regeni;
- che il mistero del rapimento di Silvia Romani si arricchiva di altri misteri;
- che dal Bilancio dello Stato erano scomparsi sia i soldi per la stampa dei nostri connazionali, sia le risorse per i comitè e si è ridotta la rappresentanze dei nostri parlamentari all’estero;
- e per quando riguarda la Sicilia, qualcuno mi ha sbattuto in faccia la cosiddetta “autonomia differenziata”, quella roba per la quale i presidenti della Lombardia e del Veneto stanno facendo cose da pazzi che – tra l’altro – prevede una scuola di serie B e a sanità di serie C (la B l’abbiamo già conquistata sul campo) e per quando riguarda i torti storici… campa cavallo .
Così è se vi pare, purtroppo.