CATANIA – L’Università di Catania è tra le istituzioni accademiche che, in ottemperanza alla “Convenzione sul riconoscimento dei titoli di studio relativi all’insegnamento superiore nella Regione europea” (anche nota come Convenzione di Lisbona) del 1997, valuta i titoli accademici e scolastici dei rifugiati politici.
L’Ateneo catanese partecipa, infatti, al progetto sperimentale per il rilascio dell’“European Qualifications Passport for Refugees”, un documento che valuta i titoli di istruzione superiore dei rifugiati sulla base della documentazione disponibile e di una valutazione in presenza e che contiene anche le informazioni sull’esperienza lavorativa e la competenza linguistica del candidato. Questo documento fornisce informazioni affidabili per facilitare il processo di integrazione e di progressione lavorativa, nonché l’ammissione ai corsi di studio successivi. Si tratta di un sistema di valutazione dei rifugiati, valido anche per coloro che non dispongono della documentazione completa sui propri titoli di studio.
Al progetto, promosso dal Consiglio d’Europa e dal Miur e coordinato a livello nazionale dal Centro nazionale di Informazione sul Riconoscimento dei Titoli di Studio (Cimea), partecipano i 32 atenei italiani, tra cui quelli di Palermo e Catania. A livello internazionale aderiscono il Ministero dell’Istruzione, della Ricerca e degli Affari religiosi greco, la Norwegian Agency for Quality Assurance in Education (Nokut), lo Uk National Academic Recognition Information Centre (Naric) e il Doatap (Hellenik Naric), con il coinvolgimento dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Dal 4 al 5 luglio al dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Ateneo catanese si è tenuta una sessione valutativa, anticipata da una breve presentazione del progetto, a cura della prof.ssa Francesca Longo, ordinario di Scienza politica nel Dsps e del direttore del Cimea Luca Lantero, alla presenza del dirigente dell’Area della Didattica dell’Ateneo Giuseppe Caruso.
“L’iniziativa – ha spiegato la prof.ssa Longo – è parte di una settimana di formazione nell’ambito del progetto lanciato dal Consiglio d’Europa nel 2016 che mira a fornire alle università le competenze per riconoscere le carriere di ragazzi e ragazze rifugiati, privi di documenti ufficiali e che quindi rischiano di perdere la loro storia formativa. Quest’anno la settimana si è tenuta in Sicilia, prima con due giorni di formazione a Palermo, poi con le interviste qui a Catania”.
I valutatori (le funzionarie dell’Ateneo Maria Sanfilippo ed Erika Magnano, oltre ad esperti provenienti da Italia, Canada, Francia, Germania, Grecia, e Olanda) hanno intervistato 25 rifugiati (alcuni presenti fisicamente, altri tramite teleconferenza). A questi si aggiungono i 24 intervistati a Palermo subito dopo la sessione formativa. In totale 49 valutati provenienti da 17 Paesi (Afghanistan, Cameroon, Chad, Costa d’Avorio, Eritrea, Gambia, Gimbuti, Guinea, Iran, Iraq, Mali, Marocco, Nigeria, Pakistan Palestina, Senegal, e Siria).
“La nostra università – ha continuato la docente catanese – è il luogo naturale di riferimento per questo progetto, sia per la sua storia, sia per la sua collocazione geografica nel bacino euromediterraneo. I rifugiati che dimostrano di avere competenze specifiche di alta formazione possono non solo migliorare la loro preparazione frequentando il nostro Ateneo, ma anche metterla al servizio della nostra città e velocizzare il loro processo di integrazione”.