"Università bandita", tra gli indagati anche l'ex procuratore D'Agata e rettori di altri atenei

- Pubblicità -

CATANIA – Si allarga il numero degli indagati dell’operazione “Università bandita” portata avanti dalla procura etnea ma che sta coinvolgendo tutta Italia.

Tra gli indagati ci sono altri due rettori, entrambi medici, Eugenio Gaudio, de La Sapienza di Roma, e Marco Montorsi, dell’Humanitas University di Rozzano e presidente della Società italiana di chirurgia. E figura anche l’ex procuratore di Catania, Vincenzo D’Agata: pare si sarebbe interessato per il ruolo di ordinario nel settore Anatomia del dipartimento di Scienze biomediche per la figlia Velia.

- Pubblicità -

Decine e decine le perquisizioni effettuate dalla Digos di Catania e nel fascicolo aperto sono iscritti complessivamente 66 indagati: 40 professori dell’Università di Catania e 20 degli atenei di Bologna, Cagliari, Catanzaro, Chieti-Pescara, Firenze, Messina, Milano, Napoli, Padova, Roma, Trieste, Venezia e Verona. Indagate anche altre sei persone a vario titolo collegate con l’Università di Catania. Sarebbero 27 i concorsi ‘truccati’ ma si indaga anche su altre 97 procedure concorsuali.

Dalle indagini sembrerebbe che a capo di tutto ci sia il Rettore di Catania Francesco Basile e che promotore sarebbe il suo predecessore Giacomo Pignataro: indeterminato il numero di reati commessi al fine di alterare l’esito naturale dei bandi. E guai a chi non si atteneva alle “regole” messe su da questo gruppo, non a caso era stato creato un vero e proprio codice di comportamento sommerso per predeterminare nell’Università di Catania gli esiti dei concorsi, che venivano ‘cuciti’ addosso a chi doveva vincerli. Nessuno spazio per il merito. Gli altri candidati erano “da schiacciare” e chi osava fare ricorso se la doveva “piangere”.

 

Le regole del codice sommerso prevedevano anche sanzioni: ritardi nella progressione in carriera o esclusioni da ogni valutazione oggettiva del proprio curriculum scientifico. Tutti i concorsi, secondo gli investigatori, sarebbero stati organizzati prima, sulla base del vincitore. Il bando, secondo gli accertamenti della digos, sarebbe stato costruito ad hoc attorno al vincitore, le pubblicazioni sarebbero stata stabilite in base a quelle che lui aveva e l’ordine di chiamata sarebbe stato deciso in base alla possibilità di avere una persona invece che un’altra.

Si sarebbero inoltre creati finti eventi culturali per poter pagare le trasferte ai commissari.

 

Intanto il Miur ha deciso di avviare delle verifiche sui docenti coinvolti: “Appena appresa dagli organi di stampa la notizia delle indagini condotte dalla procura della Repubblica di Catania e delle misure cautelari personali applicate su disposizione dell’Autorità giudiziaria – si legge in una nota del Miur – il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha immediatamente avviato una verifica sull’eventuale presenza all’interno delle commissioni di abilitazione scientifica nazionale – o in qualsiasi altro tipo di collaborazione istituzionale con il Miur – di docenti universitari coinvolti nel procedimento penale. All’esito degli accertamenti – prosegue il ministero – saranno adottati i necessari provvedimenti di sospensione di tali collaborazioni con il personale docente coinvolto nell’inchiesta. Il Miur provvederà inoltre a richiedere all’Autorità giudiziaria catanese copia degli atti al momento ostensibili dell’indagine, al fine di costituirsi parte civile nel futuro giudizio penale”.

- Pubblicità -