CATANIA – Il vulcano di Enea. Dal Vesuvio all’Etna: storia di un favoloso Grand Tour nell’Italia del 1766 è il libro di Gabriele Mulè, uscito in tutte le librerie per Bonfirraro editore il 23 aprile e sarà presentato a Catania oggi pomeriggio alle ore 18.00 presso Antica Libreria. Oltre all’autore interverranno il vulcanologo dell’Ingv Stefano Branca e il direttore di Sicilian Post Giorgio Romeo.
Nel 1766 il vulcano più grande d’Europa dava spettacolo e sbigottiva gli occhi di chi lo ammirava con stupore, meraviglia e paura. Quegli occhi non erano solo di gente pedemontana, che dalle sue case osservava il grande spettacolo naturale; ma erano occhi di uomini venuti da lontano, dall’Inghilterra, che decisa a regalarsi un pezzo di storia, scesero lungo la colonna vertebrale della penisola per giungere fino alle vette più alte del vulcano siciliano.
Sono passati più di 250 anni e il vulcano da ancora mostra della sua grandiosa attività eruttiva, mostrando il fascino spettacolare della natura e la sua potenza esplosiva. Quasi come se fosse una coincidenza astrale, oggi come allora, nel giugno 1766, l’Etna si mostrava alla Sicilia nelle sua maestosa potenza. Abbiamo per le mani una grande testimonianza, che ci fa “viaggiare” indietro nel tempo e legare i fatti di oggi con quelli di ieri.
L’insieme di lettere, diari di viaggio, acquerelli e uno stupendo quadro ad olio del celebre pittore Bampfylde, redatti tra il 1765 e il 1767, sono i documenti inediti messi in luce da Gabriele Mulè, architetto e studioso di Storia del Giardino e del Paesaggio, ne Il vulcano di Enea. Riemerge dai documenti storici ritrovati dallo studioso negli archivi di mezzo mondo (USA, Gran Bretagna, Sudafrica, Italia), il favoloso e dimenticato exploit che portò, tra il 19 e il 20 giugno 1766, per la prima volta, tre gentiluomini inglesi fin sulla cima dell’Etna nel corso di una grande eruzione.
Ne Il vulcano di Enea si insegue così il vero spirito del loro Grand Tour, intrapreso dall’Inghilterra alla mercé di banditi, strade pessime e intollerabili locande, verso la presuntuosa Versailles, le grandiose antichità di Roma, le rovine sepolte di Pompei ed Ercolano, fino all’imprevedibile spettacolo del Vesuvio in eruzione (aprile 1766), prologo di eccitazione e turbamento che spinse i tre gentiluomini a tentare un’impresa: scalare l’Etna e i suoi crateri mentre sputano fuoco e fiamme (giugno 1766). È in Sicilia, isola ancora «molto poco visitata, per la maggior parte degli europei una terra sconosciuta, lontana e misteriosa come se appartenesse ad un altro continente» (come scrive Hélène Tuzet), che si compie la conquista fisica ed estetica del paesaggio millenario dell’Etna, scenario naturale dove si annidano insidie e occulte forze arcaiche, destinazione dai contorni sfumati, al centro di tormentate prospettive scientifiche e spirituali.
Nato dallo studio di un misterioso e stupendo dipinto di Coplestone Warre Bampfylde (1720-1791) che rappresenta una Veduta di una grande eruzione sul fianco meridionale del monte Etna in Sicilia, presa sul luogo la notte del 19 giugno 1766, Il vulcano di Enea, edito da Bonfirraro, è un libro raro e unico nel suo genere. Il brivido colto del viaggio di scoperta in regioni misteriose e inesplorate, in bilico tra razionalità e meraviglia, si porge oggi, rinnovato, a un pubblico di appassionati, studiosi e viaggiatori moderni, sedotti dal fascino di un vero Grand Tour in una Sicilia settecentesca percorsa da un luminoso e irresistibile senso di riscoperta.