CATANIA – “La nostra Cooperativa, nonostante la sua trentennale storia, passata ad alleviare il disagio sociale dei minori e delle loro famiglie residenti nelle periferie urbane catanesi, rischia di chiudere nonostante gli ingenti crediti che vanta nei confronti del Comune di Catania. Non siamo più in condizione di pagare stipendi, utenze, tasse, fornitori. La situazione è ormai insostenibile ed ogni spesa, anche piccolissima, diventa insopportabile. In queste condizioni non ci resta che chiudere”.
Si sono espressi così i trentacinque soci/lavoratori al termine di una drammatica assemblea della Cooperativa Sociale Marianella Garçia, svoltasi lo scorso 19 giugno nella sede sociale di Via Montepalma n.45 di Catania. Alla riunione hanno partecipato anche i vertici di Confcooperative Sicilia, a cui aderisce da sempre la cooperativa.
“A nulla sono valsi i decreti ingiuntivi nei confronti del Comune di Catania, congelati a causa del dissesto e ad oggi nessun pagamento è giunto alla Cooperativa per i servizi attualmente gestiti non con Fondi comunali, ma nazionali e vincolati. Non comprendiamo il perchè non vengano pagate le spettanze del 2019, anche parzialmente. Questo ci permetterebbe di respirare, almeno per un altro pò”.
Durante l’assemblea i lavoratori gridano la loro disperazione. “La situazione è gravissima: oltre noi lavoratori della cooperativa altamente qualificati che rimarremmo senza lavoro, verrebbero chiusi due centri aggregativi nei quartieri di Monte Pò-Nesima e S. Giovanni Galermo, servizi di educativa domiciliare civile e penale, una comunità alloggio, servizi specialistici (disturbi della condotta, dell’apprendimento, psicologici), servizi di educativa scolastica in nove istituti catanesi, per un totale di oltre 600 minori e relative famiglie che vivono in condizioni di povertà educativa e marginalità sociale”.
“A questo punto, prima di morire di crediti, prima di rassegnarci a questo paradossale meccanismo perverso che ci fa vedere i nostri soldi come un miraggio, proclamiamo lo stato di agitazione, riservandoci ogni iniziativa utile a tutelare i nostri diritti calpestati e quelli dei nostri assistiti che spesso, in questa nostra disperatissima città, hanno solo noi come famiglia, stato, istituzione. Chiediamo solo di continuare a fare il nostro lavoro, che è difficile, ma che amiamo, nonostante tutto. Per questo ci appelliamo a sua eccellenza il Prefetto di Catania ed il Sindaco della città, affinché ci aiutino a rimanere, nei luoghi più difficili un avamposto di legalità”.