ACI CATENA – La DACCA, azienda di Aci Catena (Catania) che da anni produce stoviglie di plastica, chiude i battenti e lascia senza lavoro cento lavoratori. Scatta così l’occupazione della fabbrica.
La notizia della chiusura è stata ufficializzata ieri durante un incontro tra la DACCA e Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil di Catania; l’azienda ha comunicato che le cause sono da ricercarsi nella crisi di liquidità causate da criticità della Grande distribuzione, ritardi o mancati pagamenti dei clienti o fallimento degli stessi (come il caso Abbate).
Le sigle di categoria di Cgil, Cisl e Uil, subito dopo l’incontro hanno proclamato un’assemblea generale di tutti i lavoratori, durante la quale è stata decisa l’occupazione permanente dello stabilimento.
Cgil, Cisl e Uil di Catania, insieme a Filctem, Femca e Uiltec, ritengono “inaccettabile che Catania e la Sicilia, possano perdere – purtroppo ancora una volta – un’azienda di eccellenza ed un marchio storico come DACCA. Pur comprendendo le problematiche finanziarie della società, stigmatizziamo la decisione aziendale che lascia per strada, senza alcuna fonte di reddito, gli oltre 100 lavoratori che già da mesi sono privi di stipendio e che – in seguito alla fine del lunghissimo periodo nel quale si è fatto ricorso ai contratti di solidarietà, i successivi licenziamenti collettivi – avevano attuato una volontaria auto-riduzione dell’orario di lavoro e dello stipendio”.
Il 22 gennaio, si era tenuta una riunione al Ministero del Lavoro per la richiesta di una Cassa integrazione per cessazione di attività, finalizzata alla riconversione verso la produzione di stoviglie monouso green. La Cassa è stata approvata dal Ministero, ma da parte dell’azienda non è stata adottata alcuna strategia per la ricerca di una riconversione delle produzioni.
Per Cgil, Cisl, Uil insieme a Filctem, Femca e Uiltec di Catania “la DACCA è la prima vittima di una politica che non è in grado, o peggio, non è interessata, a gestire e governare i processi di cambiamento, e che facendosi paladina di un ambientalismo di facciata soddisfa le sacrosante necessità di tutela ambientale, senza che ci sia una gestione dei processi di transizione verso produzioni eco-sostenibili. Governare i processi significa gestire la transizione e per far ciò bisogna incidere sulla cultura d’imprese, su quella sociale e sul lavoro.
Per questo motivo sosteniamo i lavoratori che hanno deciso di lottare per la loro sopravvivenza e per mantenere l’esistenza del marchio storico di Aci Catena. Abbiamo già coinvolto le confederazioni di CGIL, CISL e UIL territoriali e faremo immediatamente una richiesta di convocazione urgente in Prefettura con l’ obiettivo di una convocazione al MISE. Le istituzioni locali e nazionali devono assumersi tutta la responsabilità nei confronti dei lavoratori e dello sviluppo del territorio. Anche perché, quanto sta accadendo a DACCA rischia di essere l’inizio di una tragedia che in tutto il Paese potrebbe coinvolgere più di 3000 lavoratori senza tenere conto dell’indotto”.