Il Premio Sicilia allo scrittore Javier Cercas: "L'Europa unita ci ha dato la pace dopo mille anni di guerre"

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CATANIA – Si può “desiderare” l’Europa? È una domanda che potrebbe suonare ironica,  alla vigilia del voto per il rinnovo del Parlamento di Bruxelles. Ma in bocca a Javier Cercas – scrittore e intellettuale spagnolo, autore del celebrato Soldati di Salamina, premiato oggi pomeriggio al Palazzo della Cultura di Catania con il Premio Sicilia  assume tutto un altro significato.

L’evento si è tenuto nell’ambito del Maggio dei Libri catanese e della nona edizione di Taobuk, il Festival del libro che si svolgerà a Taormina dal 21 al 25 giugno. Simbolicamente aperto dalla conversazione di Cercas sull’Europa, di fronte al folto pubblico dell’ex Cortile Platamone. A seguire, la consegna del premio da parte di Antonella Ferrara, presidente di Taobuk, e dell’Assessore regionale al Turismo Sandro Pappalardo, prima del concerto di Mario Incudine accompagnato dal suo quartetto.

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Le considerazioni di Cercas, accompagnate dal giornalista del Corriere della Sera Andrea Nicastro, partono dalla crisi catalana del 2017, sulla quale lo scrittore ha preso una posizione netta: “Quello dell’indipendenza catalana è stato il momento più duro della mia vita – ha detto in un ottimo italiano – nell’aria ho sentito, per la prima volta dopo il colpo di stato del 1981, l’odore della guerra civile. Come uomo e come cittadino ero obbligato a schierarmi contro questo colpo di stato post-moderno, che ha portato ad una crisi della democrazia in Spagna”.

Una presa di posizione, sottolinea Cercas, potenzialmente in contrasto con il mestiere di scrittore. “Il romanziere e il cittadino sono concetti in un certo senso opposti – spiega – Le verità romanzesche sono il paradosso, la metafora, l’ironia, che è il concetto centrale del romanzo. Quello che fa lo scrittore è mostrare che la realtà è più complessa di ciò che crediamo. Come coniugare allora il cittadino che deve prendere decisioni e l’intellettuale che non le prende mai? È una bella domanda. Ma ad un certo punto della vita si deve dire sì o no, ed è quello che ho fatto io sulla Catalogna”.

C’è una connessione tra quanto avvenuto in Spagna e il fiorire dei populismi nel resto d’Europa? Cercas non ha dubbi. “Quello che è successo da noi non è diverso da ciò che succede in Italia – dice – La crisi economica del 1929 produsse il fascismo e i totalitarismi europei, e portò al disastro della Seconda Guerra Mondiale. La crisi del 2008-2009 ha prodotto un movimento sismico simile. Il risultato è stato non una Guerra Mondiale – grazie proprio alle disprezzata Unione Europea – ma anche stavolta sono nati dei nazional-populismi. Che non sono il fascismo – il loro idolo Donald Trump non è un fascista -, ma una trasformazione del fascismo”.

“Questo movimento ha sfumature diverse in Italia, in Spagna, in Inghilterra – prosegue l’autore di Soldados – ma nasce dallo stesso movimento sismico innescato da una crisi brutale. Un movimento che porta a ripetere molti degli errori fatti negli anni Trenta. Le soluzioni magiche – l’indipendenza della Catalogna, la Brexit, la lotta agli immigrati – sono epifenomeni dello stesso fenomeno. Come diceva George Bernard Shaw, l’unica cosa che si impara dall’esperienza è che non si impara nulla dall’esperienza. Ed è quello che stiamo dimostrando”.

Nella discussione si affaccia anche il tema del terrorismo, che ha insanguinato l’Europa e dominato il dibattito pubblico negli ultimi anni: “Perché un ragazzino islamico, descritto da parenti e amici come dolcissimo, ha sterminato tante persone sulla rambla di Barcellona, nel 2017? – chiede Cercas – L’unico modo per combattere questo è capire. Theodor Adorno diceva che è più importante capire i carnefici delle vittime.  E’ in questo che la letteratura può dare un contributo, con il suo invito alla complessità, con le sue complicazioni, con la sua ironia”.

Spazzando via la cortina di fumo che vorrebbe frapporsi tra noi e la realtà. Anche sul tema europeo. “L’Europa ci ha dato anni di pace dopo mille anni di guerre – riassume lo scrittore – Io appartengo alla prima generazione che non ha conosciuto una guerra europea. Dobbiamo voltarci indietro, cercare nella storia e nella letteratura gli strumenti per non commettere gli stessi errori. Perché l’unico modo per costruire il futuro è tenere presente il proprio passato, sopratutto se oscuro”.

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