CATANIA – La città non può morire. E le soluzioni vanno trovate subito, senza aspettare i tempi della politica ulteriormente allungati dalla campagna elettorale permanente di questo Paese. E’ il senso della manifestazione che stamattina ha riunito sigle sindacali, associazioni datoriali, lavoratori e semplici cittadini ansiosi di avere risposte sul dissesto e sul futuro della città. In piazza i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Agci, Confcooperative, LegaCoop, Unci, UnICoop, Cna, Confimprese, Unebe e dell’Arcidiocesi di Catania. Tutti uniti per chiedere alle Istituzioni attenzione per una situazione già drammatica, che rischia di diventare tragica.
“Oggi lanciamo un segnale d’allarme, Catania non può e non deve morire – dice ai microfoni di Hashtag Sicilia Giacomo Rota, segretario provinciale della Cgil – se non si troveranno 66 milioni di euro ci troveremo con la città chiusa dal primo giugno. Il Governo nazionale e quello regionale anziché litigare in giochetti inconcludenti devono al più presto intervenire per salvare Catania. Noi non ci fermeremo e arriveremo se necessario sino allo sciopero generale”.
“Dobbiamo portare Catania alla ribalta, perché è una città italiana che merita lo stesso rispetto che è stato dimostrato per Roma e per altre città – ribadisce Maurizio Attanasio, segretario provinciale della CISL – Catania non ha avuto l’appoggio di nessuno e rischia di non averlo per le beghe politiche che si sono accese. Noi non accetteremo supinamente che ciò accada, oggi iniziamo a manifestare il nostro dissenso contro il silenzio e l’abbandono della politica”.
“La politica ha combinato trent’anni di disastri a Catania e non capiamo perché a pagare debbano essere i cittadini – sottolinea Enza Meli, segretario provinciale della Uil – La magistratura farà il suo corso ed io credo sia opportuno che chi ha sbagliato cominci a pagare. Però Catania ha bisogno di un’opportunità, che al momento non c’è. Per fare un bambino ci vogliono 9 mesi, per rispondere quando ci vorrà? Non si può aspettare la fine della campagna elettorale perché potrebbe essere troppo tardi. Dobbiamo svegliarli prima”.
Presente anche una folta delegazione di lavoratori delle cooperative sociali, delle partecipate e del Comune, tra i più colpiti dalla situazione di dissesto. Dopo l’incontro in piazza Università, il corteo è disceso verso piazza Duomo per un sit-in davanti a Palazzo degli Elefanti. Qui le delegazioni hanno incontrato il sindaco di Catania Salvo Pogliese. “Conduciamo insieme una battaglia affinché il governo e il parlamento nazionale adottino al più presto i provvedimenti necessari per ripartire – ha detto il primo cittadino – Come ho sottolineato nella lettera al presidente del consiglio Giuseppe Conte, quello che chiediamo non ha costi diretti per lo Stato, ma solo misure, anche temporanee, che ci consentano di approntare un bilancio stabilmente riequilibrato”.
“Ho avuto anche modo di apprezzare il vostro senso di responsabilità – ha aggiunto il sindaco – che finora ha impedito che la questione diventasse di ordine pubblico; ma è chiaro che occorre una svolta immediata per uscire da una situazione pesantissima che, come tutti sanno, abbiamo trovato al nostro insediamento e di cui nelle sedi competenti si dovranno accertare le responsabilità. E’ importante continuare a rimanere uniti e sviluppare sinergie tra istituzioni e parti sociali per ammortizzare l’impatto del dissesto. Chiederò un incontro al capo del governo in tempi brevissimi e se necessario ci rivolgiamo anche al presidente della Repubblica, perché Catania deve rialzarsi”.
Pogliese si è detto fiducioso sull’arrivo di un provvedimento per la città, garantendo che gli stipendi del Comune e delle partecipate saranno pagati regolarmente, almeno nei prossimi due mesi. Un orizzonte temporale troppo breve per rassicurare i troppi lavoratori e cittadini in sofferenza. Per questo le delegazioni hanno rivolto una lettera-appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al premier Giuseppe Conte chiedendo di “salvare una Catania che vuole guardare non al caos economico e sociale, ma ad un domani sereno per essere città virtuosa e ritornare ad essere uno dei punti di riferimento dell’economia del Sud d’Europa”.