CATANIA – Donarsi agli altri nonostante tutto. Aiutare il prossimo anche quando per primi si è vulnerabili e bisognosi di aiuto. E’ l’esperienza incredibile portata avanti da Matteo, un ragazzino di undici anni e mezzo affetto da una patologia molto rara, la sindrome di Marinesco-Sjogren. Un nome che ai più suonerà sconosciuto, ma che lo costringe da sempre sulla sedia a rotelle. Eppure il piccolo Matteo è un concentrato di vitalità e buonumore, al punto da volerlo condividere con gli altri. E quando ha scoperto che la mamma era impegnata a distribuire cibo e indumenti ai poveri, insieme ad un gruppo di volontari, non ha avuto dubbi: si è unito al gruppo per portare un po’ di conforto agli ultimi degli ultimi, coloro che vivono per le strade di Catania.
A raccontare la storia ai microfoni di Hashtag Sicilia è proprio la mamma di Matteo, la dottoressa Tania Baglio. “Da circa tre anni frequento un gruppo nato spontaneamente nell’ambito dell’Istituto Salesiano di Cibali – racconta mamma Tania – composto sopratutto da allievi ed ex allievi che cercano di fare qualcosa per i meno fortunati. Ogni settimana porta un po’ di cibo e di vestiti alle famiglie bisognose e a coloro che vivono per la strada. Non abbiamo una vera e propria fonte di approvvigionamento di cibo, ci muoviamo grazie ad alcuni panifici che forniscono pane e pizze, e ad alcune pasticcerie che donano dei dolci. Spesso integriamo noi il cibo necessario per i giri”.
Un’esperienza di volontariato dal basso, insomma, che Tania ha condiviso anche con i suoi figli. “Il primo ad avvicinarsi è stato Davide, poi si è aggiunto Giacomo – spiega – Il nostro responsabile, Marco Pappalardo, mi ha permesso di portarli con me anche se erano un po’ piccolini per questo tipo di esperienza”. Quello che nessuno si aspettava è che anche Matteo volesse partecipare. “In realtà non è affatto sorprendente – ride Tania – Matteo ha un carattere molto aperto, particolarmente sensibile nei confronti dei bisognosi. Non c’è giorno che non mi chieda se è possibile dare aiuto a qualcuno. Una volta, passando davanti ad una casa di riposo, mi ha detto che da grande avrebbe aiutato i vecchietti ad attraversare la strada”.
Tutt’altro che una richiesta astratta, quella del ragazzino. “E’ ben consapevole della sua situazione e dei suoi limiti – precisa Tania – ma ha lo stesso questo desiderio di aiuto. Già in passato si era impegnato insieme a me nel volontariato, anche con dei ragazzi extracomunitari. Con uno di loro, Souleman, conosciuto durante una di queste attività, è ancora in contatto dopo tanto tempo”. Logico dunque che vedendo la mamma impegnata nei giri per portare il cibo ai senzatetto, Matteo abbia chiesto di partecipare. Diventando un valore aggiunto per tutto il gruppo: “Quando arriva porta tanta allegria, vuole dare il the, il pane, impegnarsi a tutti gli effetti. Tutti i volontari lo hanno accolto a braccia aperte, aiutandolo a servire gli altri”.
Durante uno degli ultimi giri è accaduto un episodio particolare. “Siamo passati prima da Piazza della Repubblica, dove vivono tanti ragazzi stranieri ma purtroppo anche alcuni catanesi senza casa – racconta la mamma di Matteo – poi ci siamo spostati in Corso Sicilia, sotto i portici, dove vive un vecchietto che mi ha sempre colpito per i suoi occhi azzurri. Altre volte lo avevamo trovato addormentato, stavolta era sveglio, lucido, anche se un po’ più magro. All’inizio si sono avvicinati due ragazzi del gruppo, perché con Matteo per forza di cose siamo un po’ più lenti. Quando il vecchietto lo ha visto, però, si è sollevato e gli ha fatto grandi feste. Si sono messi a chiacchierare, un momento davvero commovente”.
Un attimo di luce reso possibile dalla spontaneità del ragazzino, e dalla buona volontà dei volontari che hanno donato all’anziano un po’ di cibo e qualche indumento. Un piccolo episodio, che dimostra come spendersi per il prossimo sia alla portata di tutti noi, qualunque sia la difficoltà che stiamo vivendo. E malgrado le sovrastrutture che a volte ci fanno rinunciare a prescindere, per il timore di fare un’esperienza troppo forte. “Non si tratta soltanto di portare da mangiare e da bere – precisa Tania – in questi giri si fermiamo a parlare con i senzatetto, a chiedergli come va, come stanno. Sono frasi che esprimono un ‘esserci’, un cercare di fare ciò che si può”.
Ma anche ad apprezzare ciò che si ha, provando gratitudine per ciò che tante volte non si apprezza. Perché è donando che si riceve, come dimostra il piccolo Matteo: “Lui riesce a donarsi più di tutti noi – conclude Tania con un sorriso – quando ha iniziato l’attività alcuni erano dubbiosi, temevano che nelle sue condizioni potesse stancarsi troppo. Ma lui ci ha dimostrato che anche nella stanchezza trova la forza di dare tutto se stesso”.