Sicilia, regione autonoma o colonia?

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SICILIA – Da 73 anni la Sicilia è una regione a Statuto Autonomo: il 15 maggio del 1946 Re Umberto II firmava lo Statuto della Regione Siciliana, ancora oggi vigente. Era nata la “Regione Siciliana”. Non fu certo semplice arrivare a quella firma: nei tre anni precedenti, infatti, diversi gli scontri e le prese di posizione tra chi voleva la Sicilia indipendente e chi, invece, la voleva annessa completamente al resto d’Italia.

Tutto inizia alla fine della seconda Guerra Mondiale: siamo nell’estate del 1943 e la Sicilia viene occupata dagli Alleati (principalmente USA e Gran Bretagna) che la dotano di un Governo provvisorio di occupazione denominato l’AMGOT; proprio gli Alleati pensano di far tornare indipendente la Sicilia. Dove intanto sorse un movimento spontaneo indipendentista che si inserisce lungo questa idea. Ma non a tutti piace questa presa di posizione della Sicilia e sono sopratutto gli equilibri internazionali a risentirne tanto che spinsero perché si restituisse la Sicilia all’Italia. Si cercò di mediare e si scelse una idea di Autonomia all’interno dell’unità politica dello Stato italiano.

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Nel periodo successivo, mente gli Alleati restituivano la Sicilia all’Italia, pur promuovendo un progetto di autonomia confederale per la Sicilia (il Progetto Vacirca), l’amministrazione italiana veniva riorganizzata alle dipendenze di un Alto Commissario Civile per la Sicilia, che fu scelto nel nome di Musotto, figura semi-indipendentista gradita anche agli alleati. Qualche mese dopo però venne sostituito con il più unitario Aldisio. A dicembre l’Alto Commissario fu assistito da una Consulta regionale, primo abbozzo del rinato Parlamento siciliano; in questa Consulta erano rappresentati tutti i partiti siciliani tranne quello indipendentista, e tutte le categorie produttive.

La Consulta, nel corso del 1945, si comportò come un’Assemblea costituente e adottò un progetto di Statuto autonomo che presentò al Governo italiano.

Nel frattempo la Sicilia stava scivolando nella guerra civile. Il Governo chiudeva con la forza le sedi del partito indipendentista e deportava i suoi massimi esponenti. Gli indipendentisti risposero con la lotta armata.

Nel 1946 si arrivò alla pacificazione, anche dopo serrate trattative. I capi del movimento indipendentista furono liberati e fu fatta una generale amnistia. La lotta armata cessò immediatamente. Il Governo italiano e la Consulta nazionale accettarono senza modifiche quanto i Siciliani stessi avevano scritto: fu siglato un patto di riconciliazione tra Sicilia e Italia. E si arriva, dunque, al 15 maggio del 1946 quando Re Umberto II firma lo Statuto della Regione siciliana, ancora oggi vigente. Era nata la “Regione Siciliana”.

L’Italia accettava finalmente, almeno sulla Carta Costituzionale, che la Sicilia era una comunità con secoli di storia propria e di autonomia. Il potere legislativo fu affidato a un’Assemblea eletta direttamente dai cittadini, con ampi poteri di fare leggi in modo esclusivo o concorrente con lo Stato.

Il potere esecutivo fu dato ad una Giunta regionale di Governo, costituita da un Presidente e da tanti Assessori regionali  (in genere 12), eletti dall’Assemblea.

Il potere giudiziario fu lasciato allo Stato, ma con l’obbligo di tenere in Sicilia tutti i gradi di giudizio e con l’istituzione di una piccola corte costituzionale speciale, l’Alta Corte per la Regione Siciliana.

Il 2 giugno del 1946 i Siciliani partecipavano in massa al referendum con cui nasceva la Repubblica italiana. L’Assemblea Costituente si ritrovò con la Sicilia già autonoma e decise di organizzare lo Stato secondo i principi di Autonomia e Decentramento, dividendo l’Italia in regioni, e accordando a cinque regioni, fra cui appunto la Sicilia, un’autonomia speciale garantita da Legge costituzionale.

Nel 1947 si tennero le prime elezioni regionali e fu eletto il primo Presidente, Giuseppe Alessi. L’Assemblea costituente, prima di sciogliersi, accolse per intero lo Statuto autonomo siciliano come Legge costituzionale della Repubblica, cioè come appendice o parte speciale della Costituzione stessa.

La vita della Regione autonoma era iniziata.

Questa la storia. Ma nei fatti, cosa ha portato alla Sicilia questa autonomia?

Restano sempre attuali le parole pronunciate nel 1965 da Pio La Torre: “La svolta drammatica che vive oggi l’Autonomia Siciliana non è che il risultato più evidente della volontà del Governo nazionale di mortificare gli istituti democratici del Paese per fare passare le linee di sviluppo del capitalismo monopolistico”.

Perché di fatto di questa autonomia ben poco ne hanno goduto i siciliani e la Sicilia, che è stata vista sempre più come una colonia che come una regione autonoma: non dimentichiamo che negli anni ’60 il Sud e la Sicilia vennero utilizzati come terreno fertile per la costruzione di grandi opere – molte delle quali inquinanti – controllate da imprese del nord. Ciò portò al sud masse enormi di denaro – che potrebbe essere un vantaggio – se non che esse erano vincolate da programmi rigorosi di sviluppo che purtroppo favorirono le clientele peggiorando di fatto la già precaria situazione di illegalità manifesta.

Se poi ci rivolgiamo ai giovani, chi di loro sanno che la Sicilia è una regione a Statuto Autonomo? E che significa questa dicitura?

Oggi in tutte le scuole della Regione i professori sono invitati a fare delle lezioni ad hoc.
Al teatro Politeama di Palermo gli studenti si esibiranno sul tema dell’identità siciliana attraverso l’esperienza statutaria regionale. La manifestazione, dal titolo “Scuola e cultura regionale in Sicilia”, è stata realizzata su iniziativa del governatore Nello Musumeci e dell’assessore all’Istruzione Roberto Lagalla, con la collaborazione del Liceo classico “Umberto I” di Palermo.

Finito lo spettacolo, continueranno a battersi per l’Autonomia?

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