CATANIA – L’Assemblea generale del Distretto Biomedico per l’Alta Tecnologia della Sicilia ha eletto i suoi organi istituzionali, lunedì 6 maggio, in una riunione svoltasi presso la Torre Biologica dell’Università di Catania. Di seguito l’intervento del neo-presidente prof. Filippo Drago.
“L’organismo è adesso nella sua piena funzionalità, pronto ad affrontare le sfide per l’acquisizione di finanziamenti e la razionalizzazione delle proprie eccellenze provenienti dell’expertise in ambito tecnologico dei suoi associati pubblici (in primo luogo, gli Atenei di Catania, Palermo e Messina) e privati (tra cui la SIFI, l’Oasi M.S. di Troina, il Centro Clinico Morgagni, l’Istituto Oncologico del Mediterraneo, la Medivis, e altri).
Il concetto di Distretto tecnologico, ispirandosi al modello dei “distretti industriali” che caratterizzano l’industria italiana, è il risultato di un processo intrapreso dal 2002, tendente a razionalizzare e a stimolare le dinamiche presenti sul territorio in seno ai parchi tecnologici, ai centri di ricerca e ad altre entità simili. L’originalità del Distretto, rispetto a questi ultimi, è legata al ruolo svolto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e all’importanza delle Regioni in questo processo di promozione e di trasferimento di tecnologie e innovazione.
Un Distretto tecnologico è un’aggregazione territoriale di attività di alte tecnologie in seno alla quale Università e/o Centri di ricerca pubblici, Grandi Aziende, Piccole e Medie Imprese, e amministrazioni locali danno il loro contributo. Il Distretto dispone di una vera e propria struttura di governance che permette di mutualizzare le forze delle imprese e dei centri di ricerca su un unico programma dialta tecnologia che abbia ripercussioni economiche significative (creazione di imprese e di brevetti) sul mercato nazionale ed internazionale, ma anche socio‐economiche (creazione di posti di lavoro e formazione altamente qualificata). Il Distretto Biomedico lavorerà quindi per sostenere e favorire politiche di sviluppo territoriale a partire da un consolidamento strutturale del sistema che consenta il recupero di risorse da destinare stabilmente allo sviluppo di un’economia virtuosa a partire dalla filiera sanità.
Tenuto conto che la Sicilia è sede di 3 importanti Università Statali e della presenza di tutti gli Enti Pubblici della Ricerca, la politica dello sviluppo e della competitività è mirata ad una più stretta e ampia collaborazione tra organismi di ricerca e comparto Industriale. In questo senso, il Distretto avrà ottime possibilità di sviluppo e quindi di ricadute in grado di fornire conoscenze d’ambito, un tessuto industriale in grado di ricevere tale conoscenza,e un sistema di Piccole e Medie Imprese che, in qualità di “partner tecnologici”, potranno diventare il collante fra Università e Grandi Aziende: una filiera virtuosa che parte dalle conoscenze e coniuga nuove tecnologie.
Il Distretto rappresenterà un Centro competitivo permanente per lo sviluppo di progettualità di eccellenza, con la presenza dei principali attori del settore della Ricerca e dell’Industria operanti nell’ambito della salute dell’uomo e delle tecnologie della vita, in grado di generare:
- una costellazione di progetti in rete tra Università ed Enti Pubblici della Ricerca, in grado di fornire conoscenze;
- un tessuto industriale in grado di ricevere tale conoscenza;
- un sistema di piccole e medie imprese che, in qualità di “partner tecnologici”, diventino il collante tra la Ricerca e le grandi industrie;
- una filiera virtuosa che parte dalle conoscenze e coniuga nuove tecnologie.
In queste condizioni, le Piccole Industrie potranno diventare Medie, le Medie Grandi avendo la possibilità di accesso a nuove tecnologie e modelli organizzativi, mentre le Grandi potranno meglio competere sui mercati internazionali. Tali dinamiche di sviluppo, alquanto complesse, presentano una evoluzione rapida in alcuni settori abilitanti, e necessitano, pertanto, di una costante convergenza d’intenti tra i vari soggetti, indispensabile per dare vita a un cambiamento strutturale.
Solo in tal modo la Sicilia, “esclusa” finora dai circuiti internazionali e dal libero scambio, potrà acquistare il ruolo strategico che la sua posizione baricentrica nel Mediterraneo le assegna, e diventare riferimento per una parte del mondo che è in fase di sviluppo, quale quella del Medio-Oriente e dell’Africa settentrionale”.