CATANIA – “Ideali e buone prassi per la crescita delle periferie sud di Catania”. È il titolo dell’incontro tenutosi questa mattina presso l’auditorium della Parrocchia Resurrezione del Signore di Librino, alla presenza del Procuratore di Catania Carmelo Zuccaro e delle realtà civiche, scolastiche e religiose del territorio. Un’occasione di dibattito e confronto su una zona della città – Librino, ma non solo – che malgrado l’impegno quotidiano di enti, associazioni e volontari fatica ad avviarsi verso quel rilancio che tutti ritengono necessario.
Molti gli interventi che hanno scandito l’incontro. A portare il loro contributo Guglielmo Barletta (Rete Sociale Librino), Sara Fagone (Rete Piattaforma per Librino), Don Pietro Sapienza (Osservatorio socio-politico del VII vicariato della Diocesi), Salvatore Raffa (Centro di Servizi per il Volontariato Etneo), Felice Arona (Dirigente scolastico dell’I.C. “V. Brancati”), Francesca Danese (già assessore al Comune di Roma, finita sotto scorta per il suo impegno nei quartieri popolari della Capitale), Calogero Foti (direttore del Dipartimento Regionale di Protezione Civile). Presenti anche il Comandante Provinciale dei Carabinieri Raffaele Covetti e il Direttore del Policlinico di Catania Giampiero Bonaccorsi.
L’attesa maggiore era per le parole del Procuratore Zuccaro, dal 2016 alla guida della Procura etnea, artefice di operazioni importanti che ganno riguardato (anche) il territorio di Librino, con particolare riferimento al contrasto alla mafia. “Quando vengo qui avverto un senso di disagio e al contempo di responsabilità – ha detto il Procuratore prendendo la parola – L’Istituzione che rappresento ha fatto tanto, in questo quartiere, ma non tutto il necessario. All’origine di ogni organizzazione sociale c’è un patto. Si rinuncia ad una parte di libertà in cambio della sicurezza. Nella nostra Repubblica questo patto si chiama Costituzione, e sin dai primi articoli riconosce il diritto di avere un lavoro e una dignità sociale”.
“Questo patto sociale qui è stato clamorosamente violato, stracciato da chi avendo il potere – e il dovere – di fare qualcosa lo ha usato malissimo – ha proseguito il Procuratore – a cominciare dal principio di solidarietà per cui a nessuno dovrebbe essere consentito di pensare soltanto al proprio interesse personale. Quando si invitano i ragazzi a studiare, ma poi gli si mostra che per lavorare serve raccomandarsi al potente di turno o alle organizzazioni criminali, il patto sociale è stato davvero violato. Perciò dobbiamo batterci perché tutti possano vivere in condizioni migliori. Voi non siete l’altra faccia della Procura. Ripristinare la legalità significa sanare il torto che avete subito anche da parte delle istituzioni”.
All’impegno delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, ha sottolineato il capo della Procura, dovrebbe corrispondere una reazione anche da parte della cittadinanza: “Non si può delegare soltanto agli altri il compito di fare qualcosa – ha concluso Zuccaro – La repressione non è sufficiente, noi possiamo reprimere ma tocca poi a voi battervi per costruire un tessuto sociale migliore nei vostri quartieri”.