CATANIA – Prima di tutto, mantenere l’unità e la compattezza della filiera agrumicola siciliana a cui si è lavorato per anni e ottenere il rinnovo del riconoscimento come Distretto Produttivo, ancora in sospeso a quasi due anni dalla presentazione dell’istanza all’Assessorato Attività Produttive della Regione. Poi, massima disponibilità a creare sinergie con altre filiere produttive strutturate dell’agroalimentare siciliano per dare vita a un Distretto del Cibo.
Queste le conclusioni dell’assemblea dei partner (Associazioni, Enti, Università, Comuni, Gal) del Distretto Agrumi di Sicilia, convocata ieri, mercoledì 17 arile, nella sede del Maas, Mercati agroalimentari siciliani a Catania. Un’assemblea partecipata, che ha fatto seguito alle precedenti riunioni del consiglio di amministrazione e dell’assemblea dei soci del Distretto Agrumi di Sicilia, che avevano già deliberato con favore la possibilità di entrare in un costituendo Distretto del Cibo, a patto di non perdere l’unità di filiera.
«Il Distretto Agrumi di Sicilia ha come obiettivo primario quello di consolidare la propria struttura di filiera agrumicola e ottenere il rinnovo del riconoscimento del patto distrettuale da parte dell’Assessorato regionale Attività produttive, al quale abbiamo presentato istanza nel giugno 2017 senza avere ancora ottenuto alcuna risposta», ha spiegatobFederica Argentati, presidente del Distretto Agrumi di Sicilia. «In merito ai Distretti del Cibo – ha aggiunto Argentati – premesso che ogni soggetto può partecipare a un solo Distretto, la soluzione possibile è creare uno strumento molto semplice, che metta attorno a un tavolo i rappresentanti di tutte e soltanto le filiere strutturate dell’agroalimentare per farle interloquire da pari. Uno strumento semplice e serio, da gestire con una sorta di contratto di rete».
«Il Distretto del cibo è una nuova frontiera – ha spiegato Michele Lonzi, presidente del Consorzio di tutela del Limone di Siracusa Igp e consulente dell’assessorato regionale all’Agricoltura – e chi meglio di noi potrebbe interpretare la possibilità di partire con un Distretto del Cibo che coinvolga l’intera filiera? Discutiamone il più ampiamente possibile, ascoltiamo anche i pareri discordi, ma non dobbiamo assolutamente correre il rischio di spaccare il Distretto Agrumi. Dobbiamo partecipare a un Distretto del Cibo con tutte le nostre imprese, tutti i nostri consorzi di tutela e tutto il nostro partenariato, facendo semmai sinergia con altre filiere strutturate, con realtà vere».
«Ascoltare tutti – ha ribadito Giuseppe Pasciuta, presidente del Consorzio Arancia di Ribera Dop e vice presidente del Distretto Agrumi di Sicilia – verificare le ipotesi percorribili. Il Distretto Agrumi di Sicilia ritiene importante non mancare a questo appuntamento, ma l’idea è di creare, insieme ad altre filiere produttive, uno strumento più rappresentativo possibile dentro il quale la filiera agrumicola sia presente in modo unitario».
«La necessità primaria – ha detto Giovanni Selvaggi, presidente del Consorzio di tutela dell’Arancia rossa di Sicilia Igp – è che il Distretto Agrumi vada avanti. Il Distretto del Cibo è una opportunità alla quale il Distretto Agrumi può aderire nella sua unitarietà, e il contratto di rete con altre realtà è l’unico strumento di gestione possibile. Riflettiamo bene sulle filiere strutturate, sulla qualità che ci può consentire di avere un vero ritorno». Anche Renato Maugeri, presidente dell’Associazione Limone dell’Etna, in procinto di ricevere il riconoscimento Igp, sostiene che «prima di tutta bisogna puntare allo strumento di filiera, il Distretto Agrumi». Salvatore Battiato, rappresentante di Agrisicilia e del Gal Etna, ha precisato di essere favorevole «ad andare avanti con il Distretto Agrumi e poi allargare con contratto di rete ad altre filiere strutturate per avere un suo peso specifico dentro un distretto del cibo». Francesco Favata, Cia Sicilia, ha detto che «l’idea di Cia di andare in modo univoco dentro un distretto del cibo, anzi preferibilmente verso un solo distretto del cibo in Sicilia che venga gestito da filiere produttive strutturate. E’ questo l’obiettivo a cui dovremmo tendere». Sono intervenuti nel dibattito anche Sebastiano Di Mauro, Gal Natiblei, e Michele Germanà, Gal Kalat e diversi altri partner.
Poi è stato trattato il secondo unto all’ordine del giorno, per informare i partner del progetto A.C.Q.U.A., Agrumicoltura consapevole sulla qualità e l’uso dell’acqua, il progetto per l’ottimizzazione delle risorse idriche in agrumicoltura, realizzato dal Distretto e dal Dicar dell’Università di Catania con il contributo non condizionato di The Coca-Cola Foundation.